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L’Austria aiuta l’esercito svizzero a Davos

Durante il WEF, le forze aeree svizzere sono sostenute dall'esercito austriaco Keystone

Durante il Forum economico mondiale (WEF), l'esercito svizzero sarà coadiuvato da quello austriaco per la protezione dello spazio aereo di Davos.

Due anni fa, l’impiego dell’esercito per garantire la sicurezza al WEF aveva sollevato notevoli critiche. Ore le polemiche sembrano essersi placate.

Durante il WEF, Davos assomiglia ad una cittadella fortificata. Anche quest’anno, l’esercito svizzero dà man forte alla polizia locale con 5’500 uomini, aerei da combattimento ed elicotteri.

La sorveglianza aerea della regione sarà assicurata quest’anno a partire dalla base aerea di Sion, nel Vallese, che dista circa sette minuti di volo da Davos. Verranno impiegati aerei F/A-18 e Tiger.

Poiché Davos si trova nelle vicinanze del confine, l’esercito austriaco si occuperà di garantire la sorveglianza aerea della regione del Vorarlberg. Tra il 25 e il 31 gennaio, gli austriaci metteranno a disposizione stazioni radar mobili e 20 aerei da combattimento. Comunicheranno alle autorità elvetiche ogni movimento sospetto.

Poche proteste

Discussioni sull’impiego dell’esercito a protezione del Forum economico mondiale di Davos (WEF)? Non sono mai state poche come quest’anno. Per tutta una serie di motivi che andiamo ad elencare.

Gli avversari della globalizzazione, hanno rinunciato ad organizzare manifestazioni in grande stile. In generale, si può affermare che l’opposizione al forum “dei potenti” sia diminuita. Da quando si è spaccato sulla questione dei black block e dell’uso della violenza, il movimento altermondialista è meno presente nella coscienza dell’opinione pubblica e ha perso peso politico.

Dal canto loro, gli organizzatori del WEF hanno sottratto argomenti ai loro avversari inaugurando il cosiddetto “Open Forum”, deputato alla discussione con le chiese e altre organizzazioni non governative, e invitando stelle dello spettacolo, come il leader degli U2 Bono, che è intervenuto nel 2005.

Da Sumatra alla festa dello jodel

Le discussioni sull’impiego dell’esercito sono state frenate anche dal fatto che il parlamento, in autunno del 2004, aveva dato il suo benestare alla “missione Davos” per due anni. Per l’edizione 2006 del WEF, dunque, il tema non era in agenda.

Tra l’altro, l’esercito si trova di fronte ad un programma di riforme – più compiti di sicurezza e meno di difesa – che occupa gli animi politici, da destra a sinistra, ben più di quanto non faccia l’impiego dell’esercito al WEF.

Nel 2005, l’esercito non si è occupato solo di garantire la sicurezza al WEF, ma nell’ambito dei compiti civili ha aiutato Sumatra dopo lo tsunami, ha collaborato ai lavori resisi necessari in Svizzera dopo le alluvioni di agosto, ha offerto sostegno alle guardie di confine, protetto le ambasciate, dato un contributo logistico alle feste federali di jodel e di tiro.

In arrivo ci sono poi gli Europei di calcio del 2008. La sicurezza è uno dei temi che preoccupa di più. In questo caso la missione dell’esercito sarà ben più complessa e soprattutto costosa della presenza a Davos.

Davos è uno dei fiori all’occhiello dell’esercito. Il più alto graduato svizzero, il comandante Christoph Keckeis ha affermato a più riprese che l’esercito contribuisce in modo decisivo alla sicurezza del WEF. Non è un caso se la Svizzera viene percepita come un luogo ideale dove organizzare delle conferenze internazionali.

20 elicotteri per i VIP

A Davos il grosso delle truppe è arrivato verso metà gennaio. Solo i militari di professione sono incaricati di vegliare sulla sicurezza alle persone e di effettuare i controlli alle entrate. Gli altri si occupano della protezione dei dintorni, delle strade, dell’approvvigionamento elettrico ed idrico.

Il cielo sopra Davos rimarrà chiuso fino al 30 gennaio. I velivoli dell’esercito hanno l’ordine di far rispettare il divieto, se necessario con la forza. Un eventuale impiego delle armi verrà deciso dal consigliere federale Samuel Schmid, dal quale dipende il Dipartimento della difesa.

Una ventina di elicotteri sono a disposizione per il trasporto dei Vip e per garantire la sicurezza dei tragitti.

Manifestazione a Basilea

L’ultima parola, per quanto riguarda l’esercito, non spetta al suo più alto graduato, Christoph Keckeis, ma a Markus Reinhardt, il capo della polizia dei Grigioni, cantone dove si trova Davos. Alla polizia è inoltre affidato il compito d’intervenire in caso di manifestazioni.

Gli altermondialisti, tuttavia, non hanno in programma grandi manifestazioni nei dintorni di Davos. L’unica sfilata di rilievo si avrà a Basilea, il 28 gennaio, ed è stata autorizzata dalle autorità cittadine.

swissinfo, Andreas Keiser
(traduzione e adattamento, Doris Lucini)

L’esercito svizzero è un esercito di milizia (costituzione federale).
Dal primo gennaio 2004 gli effettivi sono stati ridotti da 350’000 a 140’000 unità (riforma esercito XXI).
Il servizio militare è obbligatorio per i cittadini maschi, facoltativo per le donne.
L’obbligo di servizio comincia a 20 anni e finisce – a seconda del grado – tra i 30 e i 50 anni.
Nel 2005, il 40% dei giovani chiamati alla leva sono stati dichiarati non idonei al servizio; nel 1994 erano il 21%.

L’esercito svizzero si occupa della sicurezza al WEF dal 2000. In quell’anno furono impiegati 70 militi, oggi sono 5’500. Di questi 3’300 appartengono alle truppe terrestri e 2’200 a quelle aeree.

Rispetto ad un normale corso di ripetizione dell’esercito, l’intervento al WEF provoca costi supplementari per 2,5 milioni di franchi.

In giugno del 2003, furono impiegati 5’600 soldati per proteggere il summit del G8 a Evian. A dicembre dello stesso anno, 2’000 militi sono stati impegnati per il summit mondiale della società dell’informazione a Ginevra.

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