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Un ministro della difesa continuamente sotto tiro

Keystone

Indebolito da continui attacchi politici, Samuel Schmid lascia il governo alla fine dell'anno per motivi di salute. Annunciando le sue dimissioni, il consigliere federale ha condannato pressioni e "ricatti" subiti nel corso dell'anno dal suo ex partito dell'Unione democratica di centro.

“Mi dimetto per il bene della mia salute, della mia famiglia, del mio paese e anche dell’esercito”, ha indicato mercoledì mattina Samuel Schmid, durante un breve annuncio alla stampa di Palazzo federale. Una decisione, la sua, giunta un po’ a sorpresa.

Il consigliere federale era infatti ritornato rapidamente al lavoro questa settimana, dopo l’operazione chirurgica subita venerdì scorso. E il suo controverso programma di armamento 2008, affossato in settembre dal Consiglio nazionale, aveva ricevuto martedì il sostegno della commissione di politica di sicurezza della Camera bassa e sembrava quindi destinato ad ottenere luce verde dal parlamento nella prossima sessione invernale.

Ma il ministro della difesa è apparso visibilmente provato e sfinito, dopo un anno in cui si è ritrovato continuamente sotto tiro e, non di rado, addirittura tra fuochi incrociati.

Eletto nel 2000 in Consiglio federale, contro il volere del suo ex partito, l’Unione democratica di centro (UDC), Schmid aveva già sopportato nei primi anni pesanti critiche da parte dei suoi ex-colleghi, che non avevano esitato a definirlo perfino un “mezzo consigliere federale”. L’esponente dell’ala moderata dell’UDC era stato regolarmente accusato di non rappresentare le posizioni del suo ex-schieramento politico, slittato sempre più a destra negli ultimi due decenni.

Un anno difficilissimo

Dal dicembre dell’anno scorso, Schmid era diventato, assieme a Eveline Widmer-Schlumpf, addirittura un “traditore” per la dirigenza dell’UDC. I due consiglieri federali avevano accettato la loro elezione da parte del parlamento, nonostante l’estromissione dal governo di Christoph Blocher, leader del partito dall’inizio degli anni ’80.

Indebolito nel corso dell’anno dalle crescenti critiche sulla conduzione dell’esercito, Schmid sembrava aver ritrovato un nuovo slancio in giugno, quando aveva deciso di abbandonare l’UDC per dare vita e aderire ad una nuova forza politica, il Partito borghese democratico. Uno slancio durato poco però: dal mese di luglio, il consigliere federale si è ritrovato nuovamente sotto tiro per aver scelto Roland Nef alla guida dell’esercito, nonostante un procedimento penale avviato nel 2007 a carico del capo delle forze armate.

Facendo fronte alle richieste di dimissioni avanzate sia da destra che da sinistra, Schmid è rimasto in carica negli ultimi mesi grazie al parziale sostegno ricevuto dai partiti di governo. Ma grazie anche alla crisi dei mercati finanziari, che aveva catalizzato l’attenzione dei media, e alla malattia del collega Hans-Rudolf Merz, che aveva indotto molti dirigenti politici a non indebolire ulteriormente il governo con la partenza di un ministro.

Invitato a tacere

“Non voglio soffermarmi su quanto ho vissuto personalmente negli ultimi mesi, anche se tutto questo ha pesato molto su di me e soprattutto sulla mia famiglia”, ha dichiarato Samuel Schmid nel corso di una seconda conferenza stampa, tenuta nel pomeriggio. “Gli ultimi mesi mi hanno fatto capire quanto la salute sia un bene fragile. La frenesia quotidiana porta spesso a dimenticare la propria salute, così come la propria anima, ciò che si trova dentro di sé”.

Il ministro dimissionario ha condannato con un tono molto duro, non abituale per il suo stile generalmente pacato, le pressioni subite negli ultimi mesi.

“Quando si vuole mantenere uno spirito indipendente bisogna accettare delle conseguenze. Ho sopportato la mia esclusione dal gruppo parlamentare dell’UDC e anche numerose offese. Ma l’esclusione di un’intera sezione cantonale dal partito (quella grigionese che si era rifiutata di estromettere dai propri ranghi Eveline Widmer-Schlumpf) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ha dichiarato Schmid, evocando le ragioni che lo avevano spinto a voltare le spalle all’UDC.

“Mi stupisco quando mi si rimprovera di aver abbandonato un partito che costituiva da molto tempo la mia base politica. Non si può dimenticare quanto è successo questa primavera. Sono stato invitato pubblicamente dai dirigenti dell’UDC ad uscire dal partito. Alcuni hanno dichiarato che potevo rimanere, a condizione di tacere”.

Una politica esasperata

Il ministro dimissionario ha poi difeso il principio della concordanza, che da oltre mezzo secolo regge il sistema politico svizzero e che “ha fatto della Svizzera un baluardo di stabilità, di benessere e di sicurezza”.

“La concordanza fa parte della nostra cultura politica, della nostra capacità di ascoltare e di cercare dei compromessi”, ha sottolineato Schmid, deplorando la “tendenza alla polarizzazione politica in corso da 15 anni” e promossa in particolare dall’UDC.

“In questa maniera di condurre una politica esasperata, gli obbiettivi politici mettono spesso in secondo piano tutto il resto, i calcoli politici di un partito vengono privilegiati rispetto al benessere della collettività”, ha affermato il consigliere federale. Quale esempio, Schmid ha poi menzionato l’opposizione al programma di armamento espressa negli ultimi mesi dall’UDC, un partito che si batte generalmente per un esercito forte.

Messaggi di simpatia

Con la camicia macchiata di sangue, colato dal naso durante la conferenza stampa, Schmid ha inoltre difeso la politica di sicurezza e le riforme dell’esercito avviate negli ultimi anni dal suo dipartimento, che “hanno sempre ricevuto il sostegno del popolo”.

Il ministro dimissionario ha infine ringraziato tutti i cittadini che lo hanno sostenuto in questi ultimi mesi difficili, tramite lettere, e-mail e parole di riconforto.

“Questi messaggi di simpatia mi hanno mostrato che nel nostro paese non vi è posto per i ricatti politici. Dobbiamo resistere quando si cerca di isolare politicamente coloro che hanno opinioni diverse. Tra i nostri valori fondamentali vi sono la fiducia nelle altre persone, la libertà di pensare e di agire, il rispetto nei confronti degli altri”.

swissinfo, Armando Mombelli

Nato nel 1947 a Rüti bei Büren, Samuel Schmid è sposato e padre di tre figli.

Dopo gli studi di diritto all’Università di Berna, esercita le professioni di avvocato e notaio.

Inizia la carriera politica nel suo comune, dove è eletto prima nel legislativo poi nell’esecutivo. In seguito è attivo a livello cantonale e rappresenta l’Unione democratica di centro nel parlamento bernese dal 1982 al 1993.

La sua carriera politica nazionale inizia nel 1994, quando vien eletto deputato nella Camera bassa del parlamento federale.

Nel 1999 accede alla carica di consigliere agli Stati (Camera alta). Durante il biennio 1998-1999 è pure alla testa del gruppo parlamentare UDC.

Eletto in governo il 6 dicembre 2000, entra in funzione il primo gennaio seguente. Nel 2005 è stato presidente della Confederazione.

Nel giugno 2008 esce dall’Unione democratica di centro ed aderisce al nuovo Partito borghese democratico.

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