The Swiss voice in the world since 1935
In primo piano
Democrazia diretta in Svizzera

Le prospettive dopo lo choc: sarà recessione su grande scala?

Keystone

Gli attentati al cuore di New York e Washington potrebbero dare il colpo di grazia ad un'economia americana da tempo malaticcia. Oltre alle ripercussioni umane e materiali, gli attacchi hanno colpito la proverbiale fiducia dei consumatori americani, vero motore dell'economia a stelle e strisce. Ne deriverà un effetto domino recessivo su scala mondiale?

“Mai visto niente di simile”

Non si hanno ancora bilanci sul numero delle vittime ma si teme possano essere decine di migliaia. E’ però già evidente che l’11 settembre 2001 segnerà una tappa importante nella storia. Dal punto di vista sociale, politico e pure economico. “Non c’è mai stato niente di paragonabile in passato” dice a swissinfo Alessandro Plateroti, corrispondente a New York per il Sole-24 ore. “Economicamente parlando, un effetto dirompente, devastante come quello di martedì non c’è mai stato”

Il gigante statunitense, passato lo stordimento derivante dal colpo ricevuto, potrebbe riscoprirsi in ginocchio. “Le prospettive di ripresa per il quarto trimestre del 2001 sono ormai soltanto un lontano ricordo” prosegue Plateroti. Preoccupante: senza la locomotiva americana ed il suo immenso mercato lanciato a pieno regime, l’intera economia mondiale (e quindi anche quella svizzera, fortemente orientata verso l’esportazione) si trova a corto di sbocchi.

Un ridimensionamento immediato

La reazione delle borse di mezzo mondo alla tragedia di Manhattan non si è fatta attendere. Le piazze europee nelle ultime ore di contrattazione di martedì, giorno dell’attentato, hanno bruciato più di 700 miliardi di dollari. L’Asia ha seguito a ruota. Poi il crollo degli indici si è, per il momento, arrestato grazie alle reazioni registrate soprattutto in Europa. Ma, ovviamente, non è finita qua.

Le contrattazioni a Wall Street sono out da due giorni e, presumibilmente, non ripartiranno prima di lunedì. Facile immaginare che non appena lo faranno, l’ondata ribassista travolgerà anche i titoli del Dow Jones. “Al momento, di fronte alle probabili migliaia di morti, pochi pensano all’impatto finanziario che deriverà dalla crisi” rileva il corrispondente del Sole-24 ore. Ma l’economia della “Grande Mela” si è fermata. E ciò non potrà che ripercuotersi sui prossimi indicatori economici statunitensi.

Le circa 50’000 persone che lavoravano nel World Trade Center di Manhattan rappresentavano parte dei vertici dell’alta finanza internazionale. Grandi società quali il Credit Suisse First Boston, Merril Linch o la Morgan Stanley avevano le loro sedi all’interno delle torri gemelle. La più importante piazza finanziaria mondiale è stata decapitata. Secondo il nostro interlocutore, le forze del mercato sono state letteralmente annichilite dagli attentati.

Assicurazioni, banche, turismo e compagnie aeree

Alcuni comparti economici risentiranno più di altri del “dopo 11 settembre 2001”. Le assicurazioni ad esempio. “Si valuta che le assicurazioni dovranno sborsare fino a 25 miliardi di dollari” ci dice Plateroti. Esperti del settore ritengono questa serie di attentati la più costosa della storia, paragonabile soltanto alle più grandi catastrofi naturali. In conseguenza, per citare un esempio, il titolo della Swiss Re, leader mondiale del mercato delle ri-assicurazioni, ha perso il 15 % del suo valore il giorno della tragedia (in seguito il titolo si è parzialmente ripreso, considerando le apparentemente sufficienti riserve di cui dispone il gruppo).

In gravi difficoltà potranno trovarsi pure le compagnie aeree, il settore del turismo, quello finanziario ed i beni di lusso. La temporanea chiusura dello spazio aereo americano ha già provocato la fine di una compagnia USA, la Midway (comunque già in precedenza in difficoltà finanziarie), che ha annunciato il licenziamento dei suoi 1700 dipendenti. Il clima d’insicurezza diffusosi in tutto l’occidente agirà, invece, sul lungo periodo. Evidentemente non solo negli Stati Uniti.

L’incognita sulla tenuta dei consumi

“In questi ultimi mesi quasi recessivi, i consumi sono stati il paracadute dell’economia americana” commenta Alessandro Plateroti. “Dopo quello che è successo, è molto probabile che, nonostante i piani d’emergenza e gli incentivi fiscali che saranno messi in atto, la fiducia delle famiglie si sia sgretolata”. Se si pensa che il prodotto nazionale USA si basa per quasi due terzi sui consumi privati, è facile intuire la portata di questa ondata di insicurezza. Della quale non si risentirà soltanto oltre-oceano, visto che sia l’Asia che l’Europa esportano una quota importante della loro produzione sul mercato statunitense.

Il tutto va inserito in una fase già di per sé piuttosto delicata. La maggior parte degli economisti concorda nel sostenere che la situazione era già piuttosto preoccupante: la disoccupazione cresceva, gli utili e gli investimenti delle aziende calavano, i mercati azionari non riuscivano a scrollarsi di dosso una fase difficile. Ora però si è toccata anche la delicata sfera psicologica dei consumatori che, come ai tempi della guerra nel Golfo, potrebbero riscontrare poca voglia di spendere. Senza dimenticare che anche le imprese americane potrebbero optare per una riduzione degli investimenti nel mondo, con le conseguenze a livello di impiego che ne deriveranno. Da segnalare comunque la disponibilità espressa dalle banche centrali a sostenere tempestivamente i bisogni di liquidità, attraverso, ad esempio, l’immissione di denaro fresco nel sistema o ulteriori tagli dei tassi d’interesse.

Le grandi domande restano comunque altre: quante sono le vittime degli attentati? Chi sono i responsabili? Quale sarà la risposta degli Stati Uniti e dei loro alleati? I risvolti politici della faccenda potrebbero essere sconvolgenti. Così come lo sono stati i fatti degli scorsi giorni. I rischi di una recessione sono concreti. Speriamo non lo diventino quelli di una vera e propria guerra.

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR