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Berna e Bruxelles su lunghezze d’onda differenti

L'orizzonte è sereno? La risposta di Berna non è proprio la stessa di quella di Bruxelles Ex-press

In dicembre l'Unione Europea dovrebbe adottare nuove conclusioni sulle relazioni con la Svizzera. Martedì, davanti al «gruppo AELS» dell'UE, Berna e Bruxelles hanno stilato un bilancio contrastante della situazione attuale. Roseo da una parte, a tinte grigiastre dall'altra.

Il gruppo Associazione europea di libero scambio (AELS) ha proceduto martedì all’audizione di Jacques de Watteville, ambasciatore di Svizzera presso l’Unione Europea, nell’ambito di un riesame delle relazioni tra Berna e Bruxelles. Il gruppo è composto di diplomatici dei 27 paesi dell’Unione Europea, che si occupano delle relazioni con i quattro Stati dell’AELS, Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein.

Il 13 dicembre prossimo, i ministri degli esteri dei 27 dovrebbero adottare nuove conclusioni su questo tema.

Jacques de Watteville ha giudicato «importante e utile» il dialogo intrecciato coi rappresentanti degli Stati membri dell’UE, senza passare attraverso il filtro della Commissione, tradizionalmente severa nei confronti di Berna. Da un lato, ha sottolineato il 20 ottobre, ha potuto «prendere la temperatura del loro stato d’animo» in un momento in cui la politica d’integrazione europea portata avanti da Berna, centrata esclusivamente sulla conclusione di accordi bilaterali settoriali, è rimessa in discussione a Bruxelles.

L’albero non deve nascondere la foresta

L’UE chiede che gli accordi siano adattati più rapidamente agli sviluppi della sua legislazione, che la Svizzera riprenda la giurisprudenza della Corte del Lussemburgo, nonché l’instaurazione di meccanismi comuni di sorveglianza e per regolare i disaccordi. Un gruppo d’esperti svizzeri ed europei incaricato di esaminare queste questioni istituzionali è stato costituito in luglio. Il suo primo rapporto è atteso per la fine dell’anno.

L’ambasciatore svizzero ha inoltre cercato di «sensibilizzare» i suoi interlocutori sulle «realtà politiche» elvetiche – il popolo è sovrano, grazie al sistema della democrazia diretta – prima che questi ultimi inizino a redigere le future conclusioni del Consiglio. Quelle che i 27 avevano adottato nel dicembre 2008, molto severe nei confronti della Svizzera, avevano in effetti traumatizzato Berna.

In questo contesto, Jacques de Watteville, passando in rivista una ventina di settori di cooperazione, ha stilato un bilancio molto positivo delle relazioni tra i due partner.

«Alcuni dossier sono difficili [a causa della loro natura – la fiscalità, ad esempio – o dei problemi istituzionali ricorrenti, ndr] ma sono minoritari. Non deve essere l’albero che nasconde la foresta», ha sottolineato.

Dossier problematici

Missione compiuta? In presenza dell’ambasciatore i diplomatici europei si sono mostrati «cortesi», anche se alcuni temi continuano a essere problematici: mantenimento degli ostacoli alla libera prestazione di servizi in Svizzera o il rompicapo che rappresenterebbe l’adozione da parte del popolo elvetico dell’iniziativa sull’espulsione degli stranieri che hanno commesso reati, in votazione il 28 novembre prossimo.

Dopo la partenza dell’ambasciatore, i toni però sono cambiati, stando a fonti diplomatiche.

La Commissione europea, che normalmente si occupa dei negoziati con la Svizzera, ha accusato Jacques de Watteville di aver imbellito la situazione, pur riconoscendo che delle frizioni sono inevitabili a causa dell’intensità delle relazioni tra i due partner.

L’organo esecutivo dell’Unione ha stabilito un inventario degli ostacoli che la Svizzera frappone in tutta una serie di settori: il commercio, la libera circolazione delle persone, la fiscalità, l’energia, la supervisione delle istituzioni finanziarie…

Molte critiche

I rimproveri mossi alla Svizzera dalla Commissione sono molti: attribuzione di sussidi all’esportazione di certi prodotti agricoli trasformati, incompatibile con alcune disposizioni dell’accordo di libero scambio che la lega all’UE, rifiuto di adattare la fabbricazione di sigarette alle normative europee in materia di nicotina e catrame, moltiplicazione degli ostacoli alla fornitura di servizi sul suo territorio (obbligo per le imprese dell’UE di notificare in anticipo il distaccamento di lavoratori, di contribuire finanziariamente ai controlli effettuati per scovare irregolarità e di fornire certe garanzie finanziarie…).

La Commissione deplora inoltre le reticenze da parte di Berna di aprire negoziati sullo scambio d’informazioni fiscali, la mancanza di cooperazione in materia di supervisione finanziaria (la legislazione svizzera sarebbe troppo restrittiva) e la procedura di attribuzione delle fasce orarie all’aeroporto di Ginevra, giudicata illegale.

Infine, punta il dito contro alcune richieste della Svizzera, ritenute eccessive, in particolare nei settori dell’agricoltura e dell’elettricità, e giunge alla conclusione che se non si riusciranno a superare di comune accordo gli scogli istituzionali, i negoziati in corso sono destinati a languire.

La Svizzera sta negoziando con l’UE un accordo di libero scambio agricolo. Un altro accordo è in preparazione per il settore dell’elettricità.

Berna ha inoltre adottato dei mandati di negoziazione per il commercio dei diritti di emissioni di CO2, per i programmi di navigazione satellitare e per la partecipazione all’Agenzia europea di difesa.

Il codice di comportamento relativo all’imposizione delle imprese concordato tra gli Stati membri dell’UE continua a dar filo da torcere alla Svizzera. Il governo elvetico ha incaricato i dipartimenti competenti di discutere di un’eventuale apertura di discussioni con Bruxelles.

1961: Sette paesi, tra cui la Svizzera, siglano il trattato che instaura l’Associazione europea di libero scambio (AELS).

1963: La Svizzera entra a far parte del Consiglio d’Europa.

1992: Il governo svizzero presenta la domanda per aprire dei negoziati in vista di un’adesione all’Unione Europea. La richiesta è tuttora in sospeso.

2006: Il rapporto del governo sull’integrazione europea sottolinea a chiare lettere che la politica europea della Svizzera è basata sulle relazioni bilaterali.

Dal 1972, Berna e Bruxelles hanno firmato circa 120 trattati bilaterali.

(traduzione di Daniele Mariani)

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