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Bocciato il programma d’armamento

Keystone

La camera bassa del Parlamento svizzero ha respinto mercoledì il credito di 917 milioni di franchi per gli acquisti militari nel 2009. La bocciatura indebolisce ulteriormente il già traballante ministro della difesa Samuel Schmid.

Il programma d’armamento 2009 non ha superato mercoledì lo scoglio parlamentare. L’opposizione venuta dai ranghi di Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice), Partito socialista (PS) e Verdi ha fatto naufragare il piano.

La “lista della spesa” proposta dal ministro della difesa Samuel Schmid è stata bocciata da 104 deputati; 83 invece i sì e 6 le astensioni.

Difesa aerea

Il fallimento era atteso, dopo che la maggioranza del plenum (131 voti contro 61) aveva respinto la richiesta dei socialisti di scorporare il programma in due parti, stralciando la spesa di 404 milioni per l’ammodernamento della flotta dei cacciabombardieri F/A-18.

Il PS voleva che questa spesa fosse trattata assieme a quella per l’acquisto di nuovi aerei da combattimento, che figurerà verosimilmente nel programma d’armamento 2010.

Sconfitti su questo punto, i socialisti si sono così allineati sulle posizioni dei Verdi e dell’UDC, che come annunciato hanno respinto in blocco il piano.

Riportare ordine

I Verdi hanno chiesto di effettuare una riflessione approfondita sui compiti e sulla struttura che si vuole dare all’esercito prima di concedere qualunque credito.

L’UDC, dal canto suo, ha domandato di riportare ordine nelle forze armate, scosse in questi ultimi mesi da diversi problemi, in particolare dallo scandalo legato al capo dell’esercito Roland Nef (vedi altri sviluppi), prima di fare nuovi investimenti. Il partito ha chiesto in particolare la testa del suo ex rappresentante in governo e ministro della difesa Samuel Schmid.

“Vogliamo un esercito che sia pronto a combattere le minacce attuali e che sappia difendere il paese in caso di urgenza, ciò che non è il caso oggi. L’esercito non è pronto e Schmid non è in grado di cambiare le cose. Bisogna sostituirlo”, ha dichiarato a swissinfo il deputato dell’UDC Hans Fehr.

“Giocare con la sicurezza del paese”

A nulla sono valsi gli appelli dei vertici del Partito liberale radicale (PLR) e del Partito popolare democratico (PPD) a “non giocare con la sicurezza del paese”, come ha affermato dal presidente del PPD Christophe Darbelley, che ha puntato il dito contro “l’alleanza contro natura di PS e UDC per motivi meramente politici”.

Il suo omologo del PLR Fulvio Pelli ha accusato i socialisti di opporsi “simbolicamente” alla questione delle spese di manutenzione degli F/A-18.

Una critica rispedita al mittente dal presidente del PS Christian Lévrat: “Volevamo un solo e unico dibattito sul futuro della difesa aerea (…); la nostra offerta di dialogo è però stata respinta sia dal PLR che dal PPD, che credono essere i soli a detenere la verità in materia di politica militare”.

Nessuna concessione

“Oggi i partiti hanno semplicemente ribadito la loro posizione e non hanno fatto alcuna concessione sulle linee politiche che si erano fissati”, analizza dal canto suo il socialista ginevrino Carlo Sommaruga. “Adesso bisogna veramente riflettere su un progetto di esercito che possa trovare un consenso minimo”.

Il consigliere federale Samuel Schmid si è limitato a dichiarare “di prendere atto di questa decisione” e di “non sentirsi indebolito”. “Il processo parlamentare comunque continua al Consiglio degli Stati (che dal canto suo aveva approvato il programma d’armamento, ndr)”, ha aggiunto. I fronti appaiono però bloccati e difficilmente il piano di Samuel Schmid riuscirà ad ottenere il consenso del Parlamento.

Anche se non accade spesso, in Svizzera non è la prima volta che un consigliere federale si vede respingere un importante progetto dal Legislativo. Nel 2005 lo stesso Schmid aveva già dovuto incassare una pesante sconfitta, anche allora per il programma d’armamento. Contrariamente a quanto accade in altri paesi, una bocciatura parlamentare non comporta però le dimissioni del ministro o del governo.

Venti di dimissioni

Riuscirà Schmid a far fronte a questo nuovo colpo duro? Secondo il deputato popolare democratico vallesano Maurice Chevrier, interpellato da swissinfo, “Schmid potrà superare questo rifiuto”.

“Il consigliere federale dovrà però chiedersi se è ancora in grado di dirigere il suo dipartimento e di concretizzare un dato progetto, visto che i suoi vecchi amici (l’UDC, ndr), ovvero i presunti garanti della sua politica, manifestano un’opposizione sistematica”, prosegue Chevrier.

Sommaruga osserva che “non si tratta di uno scacco solo sul programma d’armamento 2008, ma sulla riforma globale dell’esercito portata avanti in questi anni da Samuel Schmid. Si ha il sentimento che non sia riuscita a condurla in modo chiaro”.

Il ministro della difesa, dal canto suo, mercoledì ha ribadito la posizione già espressa nelle ultime settimane: il rifiuto del programma d’armamento non comporterà le sue dimissioni… prima di ammettere però che ormai una riflessione si impone.

swissinfo e agenzie

Il Programma d’armamento 2008 (PA 08), approvato dal Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni) in giugno, prevede investimenti per 917 milioni di franchi.

In particolare, stando alla proposta del PA, dovranno essere acquistati nuovi veicoli speciali e mantenuta la prontezza all’impiego degli aerei da combattimento F/A-18 per la seconda metà della loro durata d’utilizzo (2009-2015).

594 milioni delle commesse risultanti dal PA 08 affluiranno all’economia svizzera sotto forma di partecipazioni dirette e indirette.

L’atteso dibattito al Consiglio nazionale (Camera del popolo) – che in un primo tempo era in programma il 25 settembre – è stato anticipato al 23 e 24 settembre per consentire alla ministra di giustizia Eveline Widmer-Schlumpf di sostituire nei dibattiti parlamentari il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, vittima di un malore cardiaco.

La Società svizzera degli ufficiali (SSU) si è detta delusa dalla decisione del Consiglio nazionale di respingere il programma d’armamento 2009, decisione che mette in gioco alla leggera la sicurezza dei membri dell’esercito e nega loro il necessario equipaggiamento moderno.

Sul fronte opposto, il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) si è rallegrato per il voto della camera bassa, un successo per le forze che perseguono una politica di pace.

Il ‘no’ – ha dichiarato Rahel Ruch, segretaria politica del GSsE – “mostra che la generale incomprensione che regna nella popolazione verso l’armamento di un esercito che si dibatte in un profondo disorientamento è stata finalmente recepita anche dal parlamento”.

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