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Da 150 anni al servizio dello Stato e dei cittadini

Immagini che appartengono al passato: il questionario del censimento decennale inviato a tutte le famiglie (la foto è del 1960) non esiste più RDB

L'Ufficio federale di statistica festeggia il suo 150esimo compleanno. L'istituzione, che un secolo e mezzo fa aveva alle sue dipendenze 4 collaboratori e disponeva di un budget annuo di 20'000 franchi, oggi impiega 760 persone e può contare su 160 milioni di franchi.

Quanta strada percorsa in 150 anni! Relegato ai suoi inizi in un angolo della biblioteca del parlamento a Berna, dal 1999 l’Ufficio federale di statistica (UST) dispone di un vero e proprio gioiello architettonico di vetro ed acciaio che si staglia sulle alture di Neuchâtel, a due passi dalla stazione.

Ogni anno, l’UST dà alle stampe circa 400 pubblicazioni ed elabora dati in 21 settori diversi, dalla demografia all’economia, passando dalla criminalità e dalla politica.

Uno strumento di modernizzazione

Istituito nel 1860, soprattutto grazie all’impulso del consigliere federale liberale radicale ticinese Stefano Franscini, l’UST è stato uno strumento determinante per la modernizzazione della Svizzera, ha sottolineato il ministro dell’interno Didier Burkhalter durante una cerimonia organizzata martedì a Neuchâtel.

“Immaginatevi il compito dei dirigenti del paese, che non disponevano fino ad allora di dati per l’insieme del territorio”, ha affermato il consigliere federale. Inoltre, in uno Stato giovane come quello svizzero (la Confederazione è diventata uno Stato federale nel 1848), contraddistinto ancora da un forte sentimento d’appartenenza cantonale, la statistica doveva contribuire a “definire un nuovo spazio di riferimento, un nuovo spazio percepito, […] le cui frontiere convergevano con quelle della nuova nazione svizzera”. I primi censimenti hanno così permesso di “ancorare una nuova identità nazionale nelle menti e di creare nei cuori un sentimento d’appartenenza alla Svizzera”, ha aggiunto Burkhalter.

A dire il vero, il governo dell’epoca non si aspettava grandi cose dal primo censimento della popolazione del 1860, che doveva soprattutto servire ad “assicurare un giusta ripartizione dei seggi in Consiglio nazionale” e permettere di sapere “quanti soldati era possibile mobilitare e quanti fucili vi erano nelle famiglie svizzere”, ha dal canto suo ricordato il direttore dell’UST Jürg Marti.

Nuove sfide

Oggi la statistica non ha più nulla a che vedere con quella praticata dai primi pionieri, anche se molti dei dati principali utilizzati (demografia, mortalità, natalità…) sono sempre gli stessi.

“Inizialmente la statistica era una sorta di somma scoordinata di cifre. Oggi i rilevamenti sono organizzati nei minimi dettagli e riguardano praticamente tutti i settori della vita”, ha affermato Marti.

La statistica – “specchio cifrato della vita” come l’ha definita Didier Burkhalter – non è però diventata nel frattempo una scienza fossilizzata. Gli strumenti statistici si perfezionano continuamente e l’UST non ha intenzione di addormentarsi sugli allori, anche perché i bisogni d’informazione aumentano e le domande a cui rispondere sono sempre più complesse.

Per far fronte a queste sfide, l’UST intende appoggiarsi maggiormente sui registri. Del resto, il censimento federale 2010 non è più effettuato tramite il tradizionale questionario inviato a tutte le famiglie, ma poggia sui registri degli abitanti dei comuni e dei cantoni, su quelli degli edifici e delle abitazioni…

“Oggi abbiamo le possibilità tecniche per lavorare di più sui registri – ha indicato Jürg Marti a swissinfo.ch. Una delle mie altre priorità è di migliorare il contenuto per quanto concerne gli indicatori legati alla qualità di vita e al sistema sanitario “.

Qualità

La parola d’ordine continuerà ad essere ‘qualità’, poiché solo garantendola la statistica svizzera potrà continuare a gettare le fondamenta per le decisioni politiche.

Questo sforzo è quanto mai necessario, visto che l’opinione pubblica ha sempre meno fiducia nei dati ufficiali, come ha fatto notare il presidente della Commissione della statistica federale Hans Wolfgang Brachinger.

“Basandosi su sondaggi effettuati in Inghilterra e in Francia, la commissione Stiglitz (vedi dettagli a fianco) ha richiamato l’attenzione sul fatto che solo un terzo della popolazione crede alle cifre ufficiali”. E se questo credito dovesse scadere – ha messo in guardia Brachinger – non saranno solo gli uffici di statistica a patirne le conseguenze, ma soprattutto “la fiducia nelle istituzioni democratiche”.

Secondo Didier Burkhalter, quest’evoluzione, almeno pero ora, non tocca la Svizzera. “Mi inquieterebbe molto se ciò riguardasse il nostro paese. Credo però che i risultati rispecchino soprattutto le relazioni tra il cittadino e lo Stato, relazioni che nei due paesi spesso sono caratterizzate da una mancanza di fiducia”, ha indicato il ministro degli interni a swissinfo.ch.

“In Svizzera dobbiamo far attenzione a evitare un simile sviluppo. Le autorità devono continuare a lavorare nella massima trasparenza, con la volontà di spiegare e di fornire tutte le informazioni necessarie. E soprattutto devono garantire che l’Ufficio di statistica possa continuare a lavorare in maniera completamente indipendente. È grazie a questo legame di fiducia tra il cittadino e lo Stato che si possono affrontare le sfide ed intraprendere le riforme. Se esso si spezza, tutto diventa più complicato, soprattutto in un sistema di democrazia partecipativa come il nostro”.

Le statistiche sono una forma di realizzazione del desiderio, proprio come i sogni.
Jean Baudrillard

Le statistiche sono come i bikini. Ciò che rivelano è suggestivo, ma ciò che nascondono è più importante.
Aaron Levenstein

Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media.
Charles Bukowski

Le sole statistiche a cui credo sono quelle che io stesso ho falsificato.
Winston Churchill

La gente di solito usa le statistiche come un ubriaco i lampioni: più per sostegno che per illuminazione.
Mark Twain

I fatti sono ostinati, ma le statistiche sono più flessibili.
Laurence Peter

Nel settembre del 2009, una commissione presieduta dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz e voluta dal presidente francese Nicolas Sarkozy ha presentato un rapporto in cui propone di sviluppare nuovi strumenti di misura delle ricchezze delle nazioni, per sostituire il tradizionale prodotto interno lordo.

Il PIL, infatti, è spesso fonte di aberrazioni. Ad esempio aumenta in caso di catastrofe naturale grazie alle spese per la ricostruzione, mentre il costo della catastrofe non viene contabilizzato.

La commissione formula 12 raccomandazioni, tra cui ad esempio di valutare il benessere materiale analizzando i redditi e il consumo, piuttosto che la produzione, oppure di estendere gli indicatori alle attività non legate direttamente al mercato, come accudire neonati o fare le pulizie in casa.

Da qualche anno, le istituzioni che si occupano di statistica si stanno sforzando di armonizzare i loro dati.

Il primo gennaio 2007 è entrato in vigore un accordo di cooperazione statistica tra la Svizzera e l’UE, accordo che permette di produrre dati armonizzati – e quindi paragonabili – in particolare per quanto concerne prezzi, mercato del lavoro, condizioni di vita e trasporti.

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