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“L’UDC è sia un partito di Governo che un partito anti-establishment”

L'ex consigliere federale dell'Unione democratica di centro Christoph Blocher sulla prima pagina della rivista tedesca Spiegel: i media stranieri non esitano a descrivere l'UDC come un partito di estrema destra, a differenza della stampa svizzera. Keystone / Steffen Schmidt

Mentre la stampa estera non esita a descrivere l’Unione democratica di centro come un partito di estrema destra, i media svizzeri preferiscono usare termini come destra conservatrice, destra populista o destra nazionalista. Oscar Mazzoleni, politologo dell'Università di Losanna, spiega perché la categoria di estrema destra non aiuta a comprendere la posizione del partito nel panorama politico svizzero. 

La vittoria dell’Unione democratica di centro (UDC) alle elezioni parlamentari federali ha riacceso il dibattito sull’orientamento politico del principale partito del Paese. Sul sito d’informazione francese MediapartCollegamento esterno, lo storico svizzero Charles Heimberg ha recentemente affermato che l’UDC “è diventato un partito di estrema destra attraverso le sue posizioni e le sue campagne”. Anche il giornale tedesco FocusCollegamento esterno ha scritto che il grande vincitore delle elezioni federali è stato “l’UDC di estrema destra”. 

Queste affermazioni hanno provocato la reazione della stampa svizzera, che non usa il termine “estrema destra” per descrivere questo partito. Il sito di informazione WatsonCollegamento esterno ritiene che l’UDC non debba più beneficiare di un’eccezione: “O questo partito viene classificato come di estrema destra come il Rassemblement national o Fratelli d’Italia, oppure nessuna di queste formazioni deve essere qualificata così”.

D’altra parte, altri giornali, come Le Temps, hanno sottolineato che il partito “è membro di molti esecutivi cantonali e del Governo federale” e che “i suoi rappresentanti eletti rispettano le istituzioni” per affermare che non si tratta di un partito di estrema destra.   

Oscar Mazzoleni
Oscar Mazzoleni, professore di scienze politiche all’Università di Losanna e autore di diversi libri sull’UDC. RSI-SWI

Anche Oscar Mazzoleni, professore di scienze politiche all’Università di Losanna e autore di diversi libri sulla formazione politica della destra conservatrice, ritiene che l’UDC si differenzi dagli altri partiti europei classificati come di “estrema destra”.

swissinfo.ch: A differenza dei media svizzeri, la stampa estera non esita a definire l’UDC un partito di estrema destra. Non è una scorciatoia esagerata? 

Oscar Mazzoleni: La stampa estera si è concentrata su alcuni aspetti della campagna elettorale, in particolare sulla questione dell’immigrazione. In molti Paesi europei esistono partiti che esprimono opinioni simili a quelle dell’UDC su questo tema, e spesso vengono definiti di estrema destra. È quindi comprensibile che alcuni media utilizzino le stesse categorie. 

Tuttavia, l’UDC non si concentra solo su certe questioni da campagna elettorale e sull’immigrazione. Ha un’agenda economica molto vicina a quella della destra tradizionale, mentre allo stesso tempo ha partecipato a vari livelli a Governi collegiali e multipartitici per decenni. La categoria di estrema destra non coglie questa complessità, né il successo duraturo di questo partito. 

Quali sono i criteri per stabilire se un partito è di estrema destra? 

L’etichetta di estrema destra è difficile da gestire a causa di un’ambivalenza di fondo. Da un lato, in senso ideologico, è usata per descrivere forze vicine o eredi della tradizione fascista o nazista. In tedesco, si riferisce a forze antidemocratiche. Dall’altro, il termine ha una connotazione più neutra, utilizzata per classificare un partito sullo scacchiere politico e per designare il partito più a destra. 

Su questa base, come definirebbe l’orientamento del partito? 

Non ho una risposta semplice. L’UDC è un partito conservatore di destra, un partito nazionalista, un partito populista, a seconda della situazione o del momento. Un’unica etichetta non permette di comprendere la posizione composita che questo partito occupa nel sistema politico svizzero. È sia un partito di Governo che un partito anti-establishment. 

L’UDC ha due seggi in Governo, occupati dal ministro dell’economia Guy Parmelin e dal ministro dei trasporti Albert Rösti. © Keystone / Gian Ehrenzeller

Quando si parla dell’Alternative für Deutschland (Afd) in Germania, del Rassemblement National in Francia o della Lega e di Fratelli d’Italia in Italia, si parla di estrema destra. Cosa distingue questi partiti dall’UDC? 

Il caso dell’Afd è semplice. È un partito di opposizione che affonda le sue radici nell’eredità nazista. Il Rassemblement National in Francia è l’erede del Front National, fondato da Jean-Marie Le Pen, più volte condannato per antisemitismo, e da un ex membro delle Waffen SS. È anche un partito di opposizione, che non ha mai fatto parte del Governo nazionale ed è in minoranza a vari livelli del sistema politico francese. 

D’altra parte, l’UDC è sia dentro che fuori dal sistema, non da ultimo grazie al sistema referendario che gli consente di prendere regolarmente le distanze dagli altri partiti principali in materia di immigrazione o di Europa. 

Tuttavia, delle associazioni antirazziste hanno presentato diverse denunce penali a causa delle immagini utilizzate dall’UDC durante la campagna elettorale. Pensa che possano avere successo? 

Dipende da come i e le giudici interpreteranno la norma penale antirazzista. Ma non è una novità. Per l’UDC, creare uno scandalo è visto come una risorsa per la campagna elettorale. Il partito lo considera un modo per attirare l’attenzione, spettacolarizzare e fare marketing politico. 

Thomas Stettler, deputato UDC del Canton Giura, si è recentemente definito xenofobo in diretta televisiva. L’UDC ha reso accettabile la xenofobia nel dibattito politico svizzero? 

Da circa trent’anni l’UDC cerca di modificare i limiti di ciò che è accettabile nell’opinione pubblica e nel dibattito, quando si parla di immigrazione e di persone straniere. Lo abbiamo già visto nel 2007 con la campagna che raffigurava le pecore bianche che espellevano una pecora nera dal territorio svizzero. 

A parte i Verdi, gli altri partiti hanno fatto poco per attaccare l’UDC per la sua campagna e retorica anti-immigrazione. Come lo spiega? 

Questa volta gli altri partiti non hanno voluto dare all’UDC troppa visibilità, perché è proprio quello che vuole il partito. In passato hanno fatto molte campagne di questo tipo, prima di rendersi conto che in questo modo attiravano ancora di più l’attenzione sull’UDC. 

Christoph Blocher
Il miliardario zurighese Christoph Blocher ha riorganizzato radicalmente il partito negli anni Novanta, prima di occupare un posto in Consiglio federale tra il 2003 e il 2007. Keystone / Peter Klaunzer

Christoph Blocher ha dato una nuova direzione all’UDC negli anni ’90. Questa linea “blocheriana” gli sopravviverà? 

Christoph Blocher ha profondamente ridisegnato il partito negli anni Novanta. La sua linea politica ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione di nuove sezioni cantonali e locali così come nella formazione della nuova generazione. Ha portato alla guida dell’UDC personalità che plasmano il partito ancora oggi. Dal momento che l’UDC continua a ottenere importanti successi elettorali sulla base della sua linea politica, l’eredità di Christoph Blocher è destinata a perdurare. 

La vittoria dell’UDC alle elezioni federali ha visto l’elezione di altri 11 agricoltori in Parlamento. Stiamo assistendo in parallelo a un ritorno a una tradizione agraria più moderata nella politica dell’UDC? 

L’UDC ha subito una ristrutturazione, ma non ha mai rinnegato le sue tradizioni rurali. Infatti, non ha mai cambiato nome dalla sua fondazione nel 1971. Sebbene il partito si sia spinto verso il neoliberismo economico, non ha mai messo in discussione i sussidi all’agricoltura. Questo settore continua a essere fondamentale per il suo programma, come pilastro di una certa visione della Svizzera. Va inoltre sottolineato che gli agricoltori eletti in Parlamento non rispecchiano una visione bucolica dell’agricoltura, ma sono spesso uomini d’affari a capo di aziende agricole. 

Traduzione dal francese: Sara Ibrahim 

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