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Roland Nef se ne va, Samuel Schmid rimane

Keystone

Il capo dell'esercito Roland Nef, attualmente sospeso dalle sue funzioni, è destinato a lasciare definitivamente il suo incarico. Il ministro della difesa Samuel Schmid dovrebbe invece rimanere al suo posto, sostengono le Commissioni della politica di sicurezza del Parlamento.

Con 12 voti contro 8 e 4 astensioni la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (camera bassa del Parlamento), riunita venerdì in seduta straordinaria, si è pronunciata contro una richiesta di dimissioni del ministro della difesa Samuel Schmid, ha comunicato il suo presidente Bruno Zuppiger.

«La procedura di valutazione della candidatura di Roland Nef condotta da Samuel Schmid è stata corretta», ha affermato Zuppiger, sottolineando tuttavia che il ministro avrebbe dovuto informare il Consiglio federale della situazione.

Per questo motivo è stato chiesto alla Commissione di gestione del Nazionale di condurre un esame approfondito del Dipartimento federale della Difesa (DDPS) e dei criteri di selezione del capo dell’esercito.

In seguito alle dimissioni di Nef, la richiesta di convocare una seduta urgente del Consiglio federale è poi stata ritirata. Secondo Zuppiger, aspettare 20 giorni con Nef ancora in carica avrebbe esposto le istituzioni ad una situazione troppo difficile. «Ora speriamo che torni la calma», ha aggiunto.

In seno alla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (camera alta), ha indicato il suo presidente Hans Altherr, non c’è stata alcuna richiesta di dimissioni di Samuel Schmid.

Nef rinuncia al suo incarico

Nella bufera da un paio di settimane in seguito a rivelazioni sulla sua vita privata che hanno gettato ombre sulla sua credibilità, il capo dell’esercito era stato sospeso provvisoriamente dalla sue funzioni da Samuel Schmid il 21 luglio scorso.

In un comunicato diffuso venerdì dai suoi avvocati, il 49enne Roland Nef, alla testa dell’esercito dal 1. gennaio 2008, ha annunciato di aver proposto a Schmid di mettere fine al suo contratto di lavoro di comune accordo. Il ministro della difesa è stato invitato a sottoporre la richiesta al Consiglio federale.

Il governo elvetico tratterà la domanda nel corso di una delle prossime sedute, ha reso noto il DDPS, il quale ha affidato la direzione del settore Difesa al sostituto capo dell’esercito, il divisionario André Blattmann.

L’errore di Nef

Nef riconosce di aver commesso un errore con la sua ex compagna, hanno indicato i suoi avvocati. Il capo dell’esercito si dice poi rammaricato dei rimproveri mossi al ministro delle difesa Schmid, che a detta di Nef avrebbe voluto rispettare la sua sfera privata non informando il governo sull’inchiesta penale in corso al momento della sua nomina nel giugno 2007.

Al momento dello scoppio della vicenda, così come negli sviluppi precedenti la sospensione, il ministro aveva sempre affermato di riporre la massima fiducia in Nef.

«Il consigliere federale Samuel Schmid ha preso atto con rammarico che, alla luce dei recenti sviluppi, sia risultato pressoché inevitabile presentare una proposta di risoluzione del rapporto di lavoro con il comandante di corpo Roland Nef», si legge nella nota diffusa dal DDPS.

Per il presidente della Confederazione Pascal Couchepin, il caso Nef è ad ogni modo un semplice «incidente» di percorso occorso al suo collega di governo Schmid. Episodi di questo tipo, ha detto alla radio romanda, sono frequenti nell’industria privata ed è quindi idilliaco pensare che qualcosa del genere non possa accadere anche allo Stato.

Una conseguenza logica

Il presidente del Partito popolare democratico (PPD) Christophe Darbellay ha reagito alla richiesta di Nef parlando di una «conseguenza logica di un comportamento inammissibile da parte del capo dell’esercito».

«Il Consiglio federale – ha aggiunto – deve assicurare il più rapidamente possibile l’interim e riportare la calma ai vertici dell’esercito». A differenza di altri partiti politici (tra cui l’Unione democratica di centro UDC e i Verdi), il PPD non auspica però le dimissioni di Samuel Schmid.

Anche secondo il Partito socialista Nef paga le conseguenze del suo comportamento sbagliato. Schmid è dal canto suo chiamato ad illustrare con la massima trasparenza il processo di selezione del capo dell’esercito e lo svolgimento dei fatti delle ultime settimane. Per i socialisti, bisogna trarne un insegnamento in vista della nomina nel nuovo comandante di corpo.

Se ciò che i media gli rimproverano è vero – ha indicato il Partito liberale radicale – Roland Nef non aveva alternative alla partenza. I radicali, ha dichiarato il portavoce Christian Weber, vogliono un capo «che assicuri la credibilità dell’esercito».

Via anche Schmid

Non è tardata neppure la reazione dell’UDC, l’ex partito del ministro della difesa che da mesi chiede le sue dimissioni.

«Non c’è alcuna vicenda Nef senza una vicenda Schmid», ha detto il portavoce del partito di destra nazional-conservatrice Alain Hauert, per il quale Schmid è corresponsabile della crisi.

Samuel Schmid, ritiene il presidente dei Verdi Ueli Leuenberger, non è più la persona adeguata per dirigere in modo offensivo i dibattiti sulla riforma dell’esercito.

swissinfo e agenzie

giugno 2007: il Consiglio federale nomina il brigadiere Roland Nef, 48 anni, a capo dell’esercito svizzero.
1° gennaio 2008: Roland Nef entra in funzione e comunica di voler consolidare l’esercito nel corso del suo primo anno da comandante.
12 giugno: Nel corso di un incidente in barca, cinque soldati perdono la vita annegando nel Kander, a Wimmis (Berna). Viene aperta un’inchiesta.
20 giugno: Walter Knutti, comandante delle Forze aeree, rassegna le dimissioni su richiesta del capo dell’esercito. Emergono lacune nella selezione dei quadri.
13 luglio: La “Sonntagszeitung” rivela che una denuncia è stata depositata contro Nef al momento della sua nomina per coazione ai danni della sua ex compagna. Schmid era al corrente del fatto, ma non avrebbe informato il resto del Consiglio federale. Si parla di una denuncia per violenza domestica.
14 luglio: il Dipartimento federale della difesa ammette che il ministro non ha trasmesso l’informazione ai colleghi di governo.
15 luglio: Roland Nef e la sua ex compagna dichiarano che la denuncia non riguarda la violenza domestica. La coppia ha raggiunto un accordo che ha posto fine al procedimento penale.
17 luglio: Nef ammette di aver versato una somma all’ex compagna come inedennizzo. Annuncia di aver inoltrato una denuncia contro il giornale “Blick” per violazione della vita privata.
18 luglio: Samuel Schmid rompe il silenzio e conferma il suo pieno appoggio al capo dell’esercito.
20 luglio: La “SonntagsZeitung” pubblica estratti di processi verbali della polizia con dettagli sul contenuto della denuncia. Il giorno dopo l’avvocato di Nef sporge denuncia.
21 luglio: Samuel Schmid sospende Roland Nef fino al 20 agosto, data della prossima riunione del governo.
25 luglio: Nef chiede a Schmid di porre fine al rapporto di lavoro di comune accordo.

Le dimissioni del capo dell’esercito dovranno essere approvate dal governo che dovrà pure pronunciarsi sulla delicata questione dell’indennità.

Il contratto di lavoro fra la Confederazione e il capo dell’esercito è disciplinato dalla legge e dall’ordinanza sul personale federale. Se le due parti si mettono d’accordo per porre fine alla collaborazione – come chiedono gli avvocati di Nef – il governo può fissare un’eventuale indennità di partenza.

Una clausola autorizza inoltre il governo a prevedere indennizzi, se rompe il contratto con un ufficiale generale. In questo caso la somma versatagli varia da un minimo di un salario mensile a un massimo di un anno.

Il posto di capo dell’esercito rientra nella classe salariale 38, pari a circa 300 mila franchi all’anno.

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