Il denaro sporco si trova tuttora in Svizzera
Il Ministero pubblico della Confederazione ha congelato dieci anni fa fondi sottratti in Kenya nell’ambito dello scandalo di corruzione “Anglo- Leasing”. Il termine di prescrizione rischia ora di scadere di fronte all’immobilismo delle autorità keniote. Ma la Svizzera potrebbe agire di propria iniziativa.
Questa lunga e deplorevole vicenda sembrava sul punto di concludersi positivamente l’estate scorsa. Durante un incontro a Nairobi nel luglio 2018, il presidente keniota Uhuru Kenyatta e il presidente della Confederazione Alain Berset avevano firmato un accordo che disciplina le condizioni per la restituzione dei fondi bloccati in Svizzera al paese dell’Africa orientaleCollegamento esterno. La Confederazione ha congelato una decina di anni fa circa due milioni di franchi svizzeri in relazione allo scandalo Anglo-Leasing, uno dei più gravi casi di corruzione della storia del Kenya.
Scandalo Anglo-Leasing
“Anglo Leasing Finance” è il nome della prima azienda venuta alla luce nel 2002 nell’ambito di uno dei più grandi scandali di corruzione del Kenya. Lo Stato del paese africano ha perso più di 600 milioni di franchi svizzeri a causa di frodi sistematiche. Il denaro è sparito in relazione a 18 ordini nel settore della sicurezza: i pagamenti sono stati effettuati ad altrettante aziende fasulle, che non hanno fornito nessuno dei servizi per i quali sono state retribuite o servizi di qualità inferiore. I principali approfittatori sarebbero stati diversi ministri del governo dell’epoca.
Delle 18 società fittizie coinvolte, 11 avevano un indirizzo a Ginevra. Così parte del denaro di origine criminale è stato riciclato in Svizzera o attraverso la piazza finanziaria svizzera. Nel 2007 il Kenya ha chiesto l’assistenza legale alla Confederazione. Due anni dopo, il Ministero pubblico della Confederazione ha avviato una procedura per riciclaggio di denaro. Da allora è stata bloccata una somma stimata a circa due milioni di franchi svizzeri.
Il denaro si trova ancora oggi in Svizzera. La procura federale attende tuttora dal Kenya una decisione giudiziaria in cui venga ordinata “la confisca dei beni menzionati”, come ha riferito l’ufficio stampa del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un comunicato congiunto con la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI).
“Pochi progressi”
Gli esperti di corruzione kenioti ritengono che la Svizzera attenderà ancora a lungo la sentenza richiesta. John Githongo, che aveva contribuito a scoprire lo scandalo Anglo-Leasing più di 15 anni fa in qualità di alto funzionario anticorruzione, ha lasciato il suo incarico nel corso delle indagini e ha trascorso due anni in esilio, temendo per la sua vita dopo varie minacce. “Il caso è stato oggetto da anni di diverse procedure giudiziarie”, indica il 54enne, contattato a Nairobi. “Nessuno procedimento è stato finora chiuso, ci sono stati pochi progressi.”
John Githongo è coinvolto come testimone in due procedimenti considerati cruciali per il rimpatrio dei fondi bloccati in Svizzera. Da oltre un anno non ha ricevuto nessuna convocazione. “I funzionari anticorruzione dovrebbero portare avanti il procedimento, ma sembrano pigiare sul freno e vengono costantemente cambiati”.
Un rapporto recentemente pubblicato dall’organizzazione della società civile Africa Centre for Open Governance (AfriCOG) descrive addirittura il Kenya come un caso di “State CaptureCollegamento esterno“. Ossia un regime di corruzione politica sistematica in cui gli interessi privati hanno un’influenza decisiva sui processi decisionali dello Stato. Secondo il rapporto – che ha ottenuto l’appoggio dei maggiori media keniotiCollegamento esterno mentre il governo non si è espresso – tutti i poteri statali sono stati erosi da interessi privati, in particolare l’esecutivo, ma anche la magistratura.
Lo scandalo “Anglo Leasing” viene descritto nel rapporto come uno dei tre principali esempi di “State Capture” in Kenya. Questi tre scandali di corruzione, avvenuti sotto governi diversi, hanno portato alla sottrazione di centinaia di milioni di franchi dal bilancio dello Stato keniota. E nessuno di questi casi è stato finora chiuso legalmente.
L’ultimo dei tre scandali si è svolto durante il primo mandato dell’attuale presidente. Questo benché si sia messo in scena come un vigoroso sostenitore della lotta alla corruzione. I media propongono continuamente notizie e immagini di sospetti politici corrotti che vengono ammanettati. A livello internazionale, il Kenya di Uhuru Kenyatta viene considerato un paese con istituzioni anticorruzione indipendenti ed efficaci.
“La corruzione rimane certamente un grave problema in Kenya”, afferma Gretta Fenner, direttrice del Basel Institute on Governance, un’organizzazione senza scopo di lucro”. Tuttavia, le autorità hanno compiuto progressi significativi negli ultimi anni. Solo nei primi quattro mesi di quest’anno, hanno sequestrato 27 milioni di dollari di fondi sottratti.
Consulenza svizzera in casi complessi
L’istituto diretto da Gretta Fenner, associato all’Università di Basilea, fornisce consulenza all’Autorità anticorruzione keniota nelle indagini su casi complessi, per lo più internazionali. Tra questi, l’Anglo-Leasing.
Per John Githongo non si può tuttavia ancora parlare di un’inversione di tendenza. In sostanza, le istituzioni anticorruzione si sono trattenute di fronte alle élite politiche ed economiche. Cinque anni fa, due false aziende coinvolte nello scandalo Anglo-Leasing hanno vinto un processo a Ginevra contro il Kenya solo perché il procuratore generale keniota non ha fornito prove decisive.
La Svizzera sta facendo abbastanza?
“La Svizzera ha fatto tutto il possibile nel caso Anglo-Leasing”, afferma John Githongo. “I frutti sono a portata di mano, ma da parte nostra manca chiaramente la volontà di raccoglierli”.
Gretta Fenner ritiene invece che le autorità svizzere potrebbero fare di più: “Non dipendono da una sentenza del tribunale keniota. Il Ministero pubblico della Confederazione ha da tempo avviato un’indagine penale. Potrebbe concludere il procedimento, poi confiscare i beni e restituirli al Kenya”.
Tobias Schaffner, senior associate dello studio legale “Baldi & Caratsch”, specializzato nel rimpatrio di valori patrimoniali illegali, vede a sua volta un margine di manovra per la Svizzera: “Se il procedimento penale in Kenya viene ritardato, c’è il rischio di assoluzione a causa del termine di prescrizione. E quindi anche dell’interruzione dell’indagine penale della procura federale”.
Da alcuni anni, tuttavia, il Consiglio federale ha il potere di bloccare i beni patrimonialiCollegamento esterno. “Questo darebbe luogo a una possibilità di confisca da parte del Tribunale amministrativo federale e la restituzione del denaro alla popolazione keniota”, sostiene Tobias Schaffner.
Facile aprire un conto bancario in Svizzera
John Githongo elogia la Svizzera nel caso “Anglo-Leasing”, ma aggiunge: ” La Svizzera è ancora oggi uno dei centri mondiali dell’attività internazionale di riciclaggio di denaro e vi si trovano molti fondi di origine criminale. Perché è così facile per una società fittizia aprire un conto in banca?”. La Svizzera offre assistenza legale per la confisca e la restituzione di fondi criminali, ma gli ostacoli amministrativi sono elevati: “Prima che si possano vedere i risultati, avremo qui un altro governo che potrebbe gettare, di nuovo, tutto in mare”.
Nella loro dichiarazione, il DFAE e la SFI fanno riferimento a un’ordinanza dell’Autorità di vigilanza dei mercati finanziari (Finma), che impone alle banche e agli altri istituti finanziari di applicare “maggiori obblighi di diligenza” nelle relazioni d’affari con società che hanno solo cassette delle lettere in Svizzera.
Gretta Fenner ne critica l’attuazione pratica: “Purtroppo, nei casi in cui siamo coinvolti in qualità di consulenti, vediamo che il denaro sporco continua ad affluire in o attraverso la Svizzera”. La politica conferisce alla Finma un mandato inadeguato per intervenire efficacemente contro le istituzioni inadempienti: “Rispetto ad altri paesi sorprende sempre la clemenza con cui vengono trattate istituzioni finanziarie inadempienti in Svizzera”.
Traduzione di Armando Mombelli
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