Accordo in vista sulla tassazione dei frontalieri
Svizzera e Italia hanno parafato martedì un nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri. L’intesa, che deve ancora essere approvata dai rispettivi governi e parlamenti, è un’ulteriore tappa della road map lanciata da Berna e Roma per risolvere le vertenze finanziarie e fiscali.
Dopo anni di negoziati e polemiche, l’accordo tra la Svizzera e l’Italia sulla tassazione dei frontalieri è in dirittura d’arrivo. Le delegazioni attive sul fronte delle trattative hanno infatti parafato l’intesa, come si legge in una nota odierna della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFICollegamento esterno).
Per quanto riguarda l’imposizione dei frontalieri, precisa il comunicato della SFI, «lo Stato in cui viene svolta l’attività lavorativa imporrà il reddito da lavoro dipendente al 70% al massimo dell’imposta risultante dall’applicazione delle imposte ordinarie sui redditi delle persone fisiche». Il Ticino, dal canto suo, chiedeva l’80%. Lo Stato di residenza, prosegue la SFI, «applicherà le proprie imposte sui redditi delle persone fisiche ed eliminerà la doppia imposizione».
Il testo siglato martedì fornisce pure una definizione delle aree di frontiera: per la Svizzera si tratta dei cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese, mentre nel caso dell’Italia le regioni interessate sono Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano. Possono inoltre definirsi lavoratori frontalieri coloro che «vivono nei comuni i cui territori ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine e che, in via di principio, ritornano quotidianamente nel proprio Stato di residenza», indica il comunicato.
Il nuovo accordo, che sostituirà quello del 1974, non è stato ancora firmato dai due governi né approvato dai rispettivi parlamenti, puntualizza la SFI. Il Ministero italiano dell’economia e delle finanzeCollegamento esterno ha già comunicato di voler dapprima attendere, da parte elvetica, una soluzione «euro-compatibile» in merito all’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. La firma e la ratifica da parte italiana, si legge in una nota, sono subordinate «all’assenza di ogni forma di discriminazione e alla individuazione di una soluzione ‘euro-compatibile’ nell’adeguare la legislazione svizzera al risultato del voto popolare sull’iniziativa del 9 febbraio 2014».
Primo sì del parlamento alla convenzione fiscale
Il testo parafato martedì fa parte della road map tra l’Italia e la Svizzera lanciata nel febbraio di quest’anno e volta a regolare tutta una serie di questioni fiscali tra i due paesi.
Oltre al nuovo modello d’imposizione dei frontalieri, Roma e Berna hanno per esempio già negoziato un protocollo che modifica la Convenzione per evitare le doppie imposizioni. Il suo scopo è di introdurre lo scambio di informazioni fiscali su richiesta tra i due paesi, nell’attesa che si passi allo scambio automatico. Durante la sessione invernale, la camera bassa del parlamento svizzero (Consiglio nazionale) ha approvato la modifica della convenzione fiscale tra Svizzera e Italia a larga maggioranza.
Leggero calo dei frontalieri
Nel terzo trimestre del 2015, i frontalieri in Ticino erano 62’225, in calo di 173 unità rispetto ai tre mesi precedenti. A livello svizzero è invece stato riscontrato un aumento: da 295’191 a 297’458 (+2’267), ha rilevato l’Ufficio federale di statistica.
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