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Quale futuro per il franco svizzero?

L'euro sarà presente anche in Svizzera: resta da chiarire in che misura. swissinfo.ch

Inesorabilmente soppiantato dall'euro? O, viceversa, trascinato a valori siderali dal suo tradizionale ruolo di moneta rifugio?

È praticamente certo che l’euro farà presto un ingresso in grande stile nel territorio svizzero. Troppi i legami con l’Europa perché non sia così. Ciò significa forse che il “regno” del franco svizzero sta per essere messo in pericolo?

Un sistema a due valute?

Per venire incontro alle esigenze dei cittadini europei (ma anche nell’interesse degli imprenditori e del settore turistico svizzeri), la nuova valuta comunitaria sarà accettata un po’ ovunque nella Confederazione. Negli aeroporti, nelle principali stazioni ferroviarie e negli autogrill sulle autostrade l’euro sarà praticamente di casa. Anche posta, ferrovie federali, banche, alberghi e grandi catene distributrici accetteranno le banconote euro (ma non le monete). Nelle regioni di frontiera ed in quelle turistiche, lo faranno anche chioschi, ristoranti e piccoli commerci. Nella maggior parte dei casi, il resto verrà comunque consegnato in franchi svizzeri.

“L’euro apparirà in Svizzera come moneta di transazione. In che misura non è ancora chiaro, ma è certo che giocherà un ruolo importante, ancor maggiore se diverrà anche una valuta da contratto” rileva Heinz Hauser, professore di economia internazionale all’Università di San Gallo. Il presidente di Svizzera Turismo Dick Marty ritiene che “ci abitueremo a vivere con due valute: gli svizzeri che viaggiano anche solo relativamente spesso disporranno presto di due conti e di due carte di credito: in euro e in franchi”.

Ma ciò basta per parlare di economia a doppia valuta? Secondo Alvaro Cencini, professore di economia monetaria all’Università di Lugano, no. “Quello che conta è la monetizzazione della produzione che, in Svizzera, continuerà ad essere effettuata in franchi. Assisteremo semplicemente ad una maggiore circolazione di valuta estera”.

Il franco, una valuta forte

“L’esperienza storica dimostra che la circolazione parallela di due valute in uno Stato si sviluppa esclusivamente quando la valuta nazionale non garantisce sufficiente credibilità e stabilità” nota Werner Abegg, portavoce della Banca nazionale svizzera (BNS). Non sembra dunque essere il caso di un franco svizzero che anzi, al momento, da questo punto di vista offre maggiori garanzie rispetto all’euro.

Nel corso dei suoi tre anni di vita, l’euro ha finora costantemente perso valore nei confronti del franco. Il prezzo di 1 euro, inizialmente attorno a 1.60 franchi, è sceso fino a 1.46 franchi. L’ultima impennata in questo andamento al rialzo è avvenuta con i primi segnali di crisi internazionale dopo lo scorso 11 di settembre. Come al solito, il franco tende a fungere da porto sicuro in periodi di acque agitate.

Ci sono però anche altri fattori che hanno spinto verso l’alto il corso del franco svizzero. “Molti cittadini europei hanno convertito parte dei loro capitali in franchi di fronte all’avvicinarsi di un euro che non piace a tutti”, segnala Alvaro Cencini. Timori confermati dalle impressioni di Aldo Visani, responsabile dell’analisi macroeconomica della Banca del Gottardo: “I processi politici e monetari di euroland non sono esenti da pecche. Esistono delle lacune strutturali, senza contare le incognite dietro l’angolo, come ad esempio l’apertura verso est”. Ma allora si dovrà convivere con un franco svizzero costantemente in crescita rispetto all’euro?

BNS sul filo del rasoio

“L’euro è al momento sottovalutato, soprattutto a causa delle riserve psicologiche degli operatori finanziari” sottolinea il professor Hauser. “Con la sua entrata fisica sul mercato, la sua importanza tenderà a rafforzarsi. Finirà per convivere con il dollaro”. Buone notizie dunque per l’industria d’esportazione svizzera, molto sensibile al rapporto con l’euro, visto che i suoi clienti principali risiedono proprio in Europa.

E qui entra in gioco la banca centrale svizzera. Il suo portavoce, Werner Abegg, ha tenuto a sottolineare che l’apparizione fisica dell’euro non comporterà alcuna modifica della politica della BNS. “L’euro finanziario esiste già da 3 anni e dunque per noi il 1. gennaio non cambierà nulla. La novità concerne i cittadini, non gli istituti incaricati della politica monetaria”. La BNS continuerà dunque la sua non evidente ricerca di soluzioni per mantenere a livelli minimi l’inflazione e stabile il corso del franco rispetto ad euro e dollaro.

Ma allora, per facilitare le cose, perché non stabilire una parità fissa tra euro e franco? Variante scartata categoricamente dalla BNS e dalla maggior parte degli esperti, almeno per il momento. “Un intervento del genere equivale ad annullare il vantaggio di tassi d’interesse più bassi in Svizzera che in Europa, con tutte le conseguenze del caso” ricorda Heinz Hauser. “E a quel punto, non avrebbe più un gran senso mantenere una politica monetaria indipendente”. Fine della BNS e, sostanzialmente, fine del franco dunque.

Avanti con pragmatismo dunque. Con la BNS chiamata a proseguire quel delicato esercizio d’equilibrismo, che negli ultimi tempi le è spesso ben riuscito, tanto che ha raccolto consensi un po’ da tutte le parti: dai banchieri, agli esportatori, ai politici e agli studiosi.

Marzio Pescia

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