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“Hanno sparato vicino a casa nostra”, racconta uno svizzero in Thailandia

persone su un pick-up
Charly Hofmann ha dovuto fuggire in pick-up insieme a sua moglie e alla famiglia thailandese. Per gentile concessione di Charly Hoffmann.


Un vecchio conflitto sulla frontiera tra Thailandia e Cambogia è nuovamente degenerato. Decine di migliaia di persone hanno dovuto fuggire. Tra queste c’è Charly Hofmann, uno svizzero che vive nella regione.

Giovedì, mentre riprendevano gli scontri tra Thailandia e Cambogia, Charly Hofmann era ancora ottimista sui social media. Venerdì mattina, Swissinfo ha cercato di contattare questo svizzero di 71 anni per un’intervista. “Stiamo evacuando. Siamo in viaggio verso San Kaeo. Sto guidando. Non posso parlare”, ci ha risposto.

Verso mezzogiorno (ora svizzera), abbiamo potuto raggiungerlo telefonicamente mentre si trovava in una città thailandese situata a 80 chilometri da dove normalmente vive. Lui e la sua famiglia sono al sicuro. “Siamo ospitati in una palestra”, spiega.

Le autorità cambogiane e thailandesi hanno raggiunto lunedì un accordo per un cessate il fuoco “immediato e senza condizioni” a partire da mezzanotte per porre fine al conflitto frontaliero.

Le ostilità erano scoppiate giovedì. Nello spazio di quattro giorni gli scontri hanno causato la morte di almeno 30 persone, tra cui 13 civili in Thailandia e otto in Cambogia. Si stima che oltre 200’000 persone hanno dovuto lasciare le loro case nella regione.

La zona di conflitto si trova in realtà lontano dalla sua abitazione, ma improvvisamente sono scoppiati spari a soli 17 chilometri da casa. “È per questo che i capi villaggio hanno detto che bisognava evacuare”, racconta Charly Hofmann.

Con due pick-up carichi di persone, cibo, vestiti e persino una moto, è fuggito in fretta. “Stamattina stavo ancora facendo tranquillamente una sessione di camminata nordica. Ora abbiamo lasciato la nostra casa, 60 mucche e risaie che si estendono su una superficie grande come 25 campi da calcio”. La sua abitazione si trova a una decina di chilometri dal confine con la Cambogia.

uomo su un trattore
Charly Hofmann (in una foto del 2016) vive in Thailanda a solo una decina di chilometri dal confine con la Cambogia. Per gentile concessione di Charly Hoffmann.

Una zona lontana dai circuiti turistici

Il conflitto latente sulla frontiera tra Thailandia e Cambogia è nuovamente esploso. Sono stati segnalati scambi di colpi d’arma da fuoco e vittime da entrambe le parti, e decine di migliaia di persone sono fuggite. I posti di frontiera sono chiusi, gli ambasciatori sono stati richiamati e sono in corso evacuazioni.

La zona dei combattimenti è lontana dai circuiti turistici abituali, stando a quanto riferito dalla Radiotelevisione svizzero-tedesca SRF. Raramente i turisti svizzeri si recano nella provincia di Surin, a circa 400 chilometri a ovest di Bangkok. Anche il nord-ovest della vicina Cambogia non è una destinazione turistica classica.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) indica che, secondo l’applicazione Travel Admin, attualmente in Cambogia si trovano circa 40 viaggiatori e viaggiatrici svizzeri. In Thailandia sono 670.

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Travel Admin è l’applicazione per i viaggi del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Fornisce aiuto non solamente nella preparazione del viaggio, ma accompagna l’utente lungo tutta la durata del soggiorno all’estero.

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Charly Hofmann non conosce suoi connazionali che sono fuggiti a causa del conflitto. “Sono praticamente l’unico straniero nella regione”, afferma questo zurighese d’origine, residente in Thailandia dal 2011.

Il DFAE segue da vicino la situazione legata alle tensioni tra Cambogia e Thailandia. I consigli di viaggio vengono aggiornati regolarmente. Attualmente, è sconsigliato recarsi nella zona di confine.

“Fra qualche giorno, forse potremo tornare a casa”

Il nucleo del conflitto si trova in una zona di confine contesa da decenni attorno ad antichi templi. La disputa risale all’epoca coloniale e ha dato luogo a diversi scontri nel corso degli anni. Charly Hofmann non aveva mai vissuto una situazione simile in 14 anni. “Per mia moglie, che è cresciuta qui, non è invece la prima volta”, spiega.

>>> L’analisi del conflitto del giornalista Emanuele Giordano al TG della RSI del 25 luglio:

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Lo svizzero spera di poter tornare a casa fra qualche giorno. “Per il momento, dormo qui in questa palestra. Sono curioso di vedere come evolverà la situazione”, aggiunge.

Di tornare in Svizzera comunque non se ne parla. Se il conflitto dovesse durare, prevede di partire in vacanza a Pattaya o a Koh Samui fino a quando la situazione non si sarà tranquillizzata.

Charly Hofmann non è stato in contatto con la rappresentanza svizzera a Bangkok negli ultimi giorni. “Le autorità locali sanno comunque che sono fuggito con mia moglie e la sua famiglia”. In questo modo, segue le raccomandazioni del DFAE.

Il DFAE chiede ai cittadini svizzeri presenti sul posto di seguire le istruzioni delle autorità locali e di tenersi informati tramite i media o le agenzie di viaggio. “In caso di emergenza, possono contattare in qualsiasi momento la rappresentanza svizzera a Bangkok o la Helpline del DFAE”, ci precisano da Berna.

Articolo a cura di Giannis Mavris

Traduzione con il supporto dell’IA/mar

La firma dell’accordo di pace tra i due Paesi in questo servizio del TG 12.30 della RSI del 28 luglio 2025:

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Circa 490 persone sono iscritte nel registro degli svizzeri all’estero in Cambogia. Secondo il DFAE, questa cifra include anche i membri della famiglia che non possiedono la nazionalità svizzera.

Lo stesso vale per la Thailandia, dove risultano registrate circa 13’430 persone.

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