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Democrazia diretta in Svizzera
La gente reagisce mentre si raduna per assistere alla trasmissione in diretta del rilascio degli ostaggi israeliani da Gaza

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

Questo lunedì, i media svizzeri si concentrano sui grandi eventi della politica internazionale, con un'attenzione particolare al processo di pace avviato a Gaza. Tuttavia, come scoprirete in questa selezione di notizie del giorno, questi avvenimenti hanno ripercussioni talvolta molto concrete in Svizzera.

Per quanto riguarda l'attualità prettamente elvetica, oggi ci occupiamo delle votazioni federali del mese prossimo, poiché uno dei temi in agenda potrebbe essere ritirato per un vizio di forma.

Buona lettura!

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Domenica, nel centro di Berna era il momento di riparare i danni. Keystone / Peter Klaunzer

Senza sorpresa, la liberazione degli ultimi ostaggi israeliani, detenuti da due anni da Hamas a Gaza, costituisce la notizia principale della giornata, sia in Svizzera che in altri Paesi. L’attenzione sulla situazione in Medio Oriente dovrebbe rimanere alta, con l’apertura questo lunedì di un “vertice per la pace” in Egitto, copresieduto dai presidenti egiziano e statunitense.

I media svizzeri, però, danno ancora ampio risalto alle violenze che hanno segnato una manifestazione filopalestinese svoltasi sabato a Berna. La manifestazione, non autorizzata, ha radunato circa 5’000 persone e ha provocato violenti scontri, con un bilancio piuttosto insolito per la Svizzera: 20 persone ferite (tra cui 18 agenti di polizia) e ingenti danni materiali, stimati in milioni di franchi.

Un altro fatto senza precedenti: più di 536 persone sono state fermate per controlli dalla polizia prima di essere rilasciate, a eccezione di una. È in corso un’inchiesta e si sta valutando la possibilità di avviare un procedimento penale.

Polizia e manifestanti forniscono versioni molto contraddittorie degli eventi. La violenza degli scontri ha tuttavia causato un piccolo shock che potrebbe avere delle ripercussioni; si levano appelli per una maggiore fermezza. “La gestione politica di questa vicenda ci terrà occupati ancora a lungo”, commenta Alec von Graffenried, municipale di Berna responsabile della Sicurezza.

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I prodotti provenienti dalla Cina potrebbero essere tassati più pesantemente negli Stati Uniti dal 1° novembre. Keystone

L’attualità internazionale è segnata da un’altra saga con innumerevoli episodi e colpi di scena: quella dei dazi doganali statunitensi. Durante il fine settimana, il presidente americano Donald Trump ha alternato toni duri e concilianti nei confronti della Cina, facendo venire i sudori freddi alle principali borse mondiali, compresa quella svizzera.

Ritenendo che la Cina stesse diventando “molto ostile” a causa dell’introduzione di nuovi controlli sull’esportazione di terre rare, venerdì Donald Trump aveva annunciato l’intenzione di imporre dazi doganali del 100% sui prodotti cinesi a partire dal 1° novembre, in aggiunta a quelli già in vigore. Domenica, il presidente statunitense ha moderato i toni, dichiarando sulla sua piattaforma social Truth Social che gli Stati Uniti vogliono “aiutare la Cina, non danneggiarla”.

Questo genere d’incertezza ha un effetto deleterio sui mercati azionari. L’annuncio di venerdì ha fatto sì che numerose borse chiudessero in rosso. In Svizzera, i tre principali indici borsistici avevano registrato un calo, con -1,01% per lo Swiss Market Index, -1,19% per lo Swiss Leader Index e -0,93% per lo Swiss Performance Index.

Le dichiarazioni rassicuranti di domenica non sono bastate a calmare del tutto i mercati finanziari. Lunedì, le principali borse asiatiche erano in netto ribasso. In controtendenza, la Borsa svizzera ha invece registrato un leggero rimbalzo lunedì in apertura.

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Si prendono gli stessi e si ricomincia: Sébastien Lecornu è stato (ri)nominato primo ministro francese domenica sera, pochi giorni dopo essersi dimesso. Keystone-SDA

In Europa, c’è un’altra saga che in Svizzera si segue con attenzione: le tribolazioni della vita politica francese. I media svizzeri di lunedì dedicano ampio spazio alla nomina del nuovo primo ministro francese Sébastien Lecornu. Quest’ultimo è stato riconfermato nelle sue funzioni dopo essersi dimesso dallo stesso incarico pochi giorni fa, a poche ore dalla nomina da parte del presidente Emmanuel Macron.

Nei loro commenti, i media svizzeri si mostrano piuttosto perplessi e critici, sottolineando le difficoltà future per questo nuovo Governo, che non sembra rispondere alle aspettative di cambiamento espresse dalla popolazione francese. Il Blick riassume piuttosto bene i dubbi della stampa elvetica, facendo notare che “il governo dovrà far dimenticare colui che, all’Eliseo, appesantisce ora il clima con la sua impopolarità record: Emmanuel Macron”.

Per il nuovo Governo francese, il primo grande problema da risolvere è la messa a punto un bilancio in uno Stato molto indebitato e con le finanze pubbliche sotto pressione. Durante una recente partecipazione alla trasmissione di approfondimento sull’attualità “C dans l’air” del canale France 5, Richard Wehrli, corrispondente del Blick in Francia, ha fatto notare che questa mancanza di mezzi potrebbe avere effetti fino in Svizzera, con la riduzione dei collegamenti lacustri sul Lemano.

I deficit dei collegamenti via battello tra la Svizzera e la Francia sul Lemano devono essere suddivisi in parti uguali tra i due Paesi. La Francia, però, si era rifiutata di rinnovare tale accordo. Dopo diversi mesi di negoziati, è stato appena annunciato un compromesso: le due parti continueranno a finanziare i deficit in egual misura, ma con un’offerta di trasporto ridotta a partire dal prossimo anno. Il collegamento tra Losanna e Thonon-les-Bains sarà il più colpito, con un dimezzamento delle corse.

comitato davanti a palazzo federale
I promotori dell’iniziativa ritengono che lo spirito del testo non sia rispettato. Keystone / Peter Klaunzer

Uno dei temi sottoposti alle votazioni federali del 30 novembre è oggetto di una polemica. Il comitato d’iniziativa a favore di un servizio civico ha infatti presentato un ricorso. Al centro delle critiche: l’opuscolo esplicativo della Confederazione.

Secondo informazioni rivelate dalla redazione di RTS a Palazzo federale, il comitato ritiene che alcune formulazioni dell’opuscolo non corrispondano allo spirito dell’iniziativa che sarà sottoposta al popolo il 30 novembre. Per esempio, l’opuscolo precisa che l’iniziativa “contribuirebbe alla lotta contro il cambiamento climatico”, mentre agli occhi del comitato si tratta solo di un obiettivo secondario.

Il comitato d’iniziativa chiede una correzione del materiale di voto, o addirittura un rinvio dello scrutinio. Di fatto, però, ci sono pochissime possibilità che un simile ricorso abbia successo. “È estremamente complicato e, allo stato attuale del diritto, è praticamente impossibile”, conferma il professore di diritto costituzionale Jacques Dubey, intervistato da RTS.

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