Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
le relazioni tra la Svizzera e l'Austria sono antiche e spesso conflittuali. Ma i dissapori ormai non si esprimono più soltanto sui campi di battaglia o sulle piste da sci, ma anche nell'ambito della gastronomia.
In questa selezione dell'attualità svizzera di questo lunedì: l'apertura di un processo per terrorismo, l'afflusso di giovani ucraini e un record di fallimenti aziendali.
Buona lettura!
La Svizzera ha assistito di recente a un aumento significativo delle domande per lo statuto di protezione S. Provengono da un migliaio di giovani ucraini di età compresa tra i 18 e i 22 anni, secondo i dati della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
A fine agosto, il numero di domande settimanali si poteva ancora contare sulle dita di una mano. Poi, da settembre, la curva ha iniziato a salire. A ottobre è stato raggiunto un record di 185 domande in una sola settimana.
La SEM non riesce a spiegare appieno questo aumento e sottolinea che “non è possibile trarre conclusioni generali sulle motivazioni individuali”. Precisa tuttavia che il fenomeno non sembra legato alla volontà di sfuggire agli obblighi militari, dato che l’età di mobilitazione in Ucraina è attualmente fissata a 25 anni.
La Svizzera non è un caso isolato. L’afflusso di giovani ucraini è stato constatato anche in diversi Paesi europei. Secondo la SonntagsZeitung, circa 100’000 di loro avrebbero attraversato la frontiera polacca negli ultimi due mesi. In Germania si stima che ogni mese arrivino ormai 1’800 giovani.
L’apertura di un processo legato al terrorismo, questo lunedì, interessa la maggior parte dei media svizzeri. Il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona esamina il caso di due giovani uomini sospettati di aver sostenuto un’organizzazione terroristica in Kosovo.
Le accuse del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sono pesanti. I due uomini, residenti nell’Arco lemanico, avrebbero raccolto migliaia di franchi a Ginevra tra il 2016 e il 2022 per una presunta organizzazione terroristica in Kosovo chiamata “Fratelli di Viti”.
Secondo l’MPC, si tratta di un gruppo radicale che conta da 40 a 50 membri. Si richiama alla corrente salafita dell’Islam e aderisce all’ideologia del sedicente Stato Islamico. Alcuni membri sono d’altronde già stati condannati in Kosovo e in Macedonia per aver combattuto a fianco dell’organizzazione terroristica. Il progetto del gruppo è di stabilire un califfato in una regione del Kosovo.
Il denaro raccolto dai due accusati sarebbe servito in particolare ad acquistare armi e munizioni, a corrompere giudici kosovari e ad aiutare un imputato a fuggire dalla giustizia. I due uomini rischiano fino a 10 anni di prigione e, per uno di loro, l’espulsione dalla Svizzera.
Tempi duri per l’Emmental, uno dei formaggi svizzeri più conosciuti sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali. Già confrontati con un calo delle vendite e un aumento dei costi di produzione, i produttori e le produttrici svizzeri faticano a proteggere la loro denominazione.
Con una denominazione protetta, non sarebbe più possibile produrre questo formaggio all’estero con il nome di Emmental, che si chiama così perché è originario della valle del fiume Emme, nel canton Berna. Ma i Paesi che producono anch’essi questo formaggio, principalmente Germania, Francia, Paesi Bassi, Austria e Polonia, non vogliono sentir parlare di denominazione protetta.
Ai loro occhi, il termine “emmental” è generico, usato da molto tempo e non deve essere riservato alla Svizzera. La resistenza arriva in particolare dall’Austria, che produce circa 14’000 tonnellate di questo formaggio all’anno. Il popolare quotidiano Kronen Zeitung ha persino parlato di recente di “guerra del formaggio” tra i due Paesi.
La Commissione europea ha dato ragione ai Paesi produttori europei, ritenendo che possano continuare a utilizzare la denominazione. Ma la Svizzera ha presentato ricorso e ora spetta alla Corte di giustizia dell’UE decidere.
L’economia svizzera è considerata molto resiliente in un contesto economico globale poco brillante. Tuttavia, diversi segnali mostrano che anche questa presenta alcuni segni di rallentamento. È così che questo lunedì diversi media annunciano che i fallimenti aziendali hanno raggiunto un “livello record”.
Secondo una recente analisi della società di consulenza Dun & Bradstreet, dall’inizio dell’anno sono state aperte 6’274 procedure d’insolvenza contro aziende. Ciò rappresenta un aumento significativo del 40% rispetto all’anno precedente.
Questo aumento si spiega in parte con una modifica della Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento. Dal 1° gennaio, i creditori pubblici come il fisco o le assicurazioni sociali devono sistematicamente far valere i loro crediti insoluti attraverso procedure di fallimento. In precedenza, potevano farlo avviando procedure esecutive, il che permetteva alle aziende sovraindebitate di continuare le loro attività.
Ma questa modifica legislativa non deve nascondere il fatto che la congiuntura in Svizzera si sta deteriorando. “Questa evoluzione dimostra che la riforma colpisce principalmente le imprese che già si confrontavano con problemi di liquidità o difficoltà strutturali”, osserva la società di consulenza.
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