Rosetta: missione compiuta sulla cometa
(Keystone-ATS) Il primo atterraggio su una cometa è stato un successo senza precedenti, una prima assoluta nella storia dell’esplorazione spaziale. Dopo aver attraversato insieme per dieci anni il Sistema Solare, la sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e il piccolo lander Philae, si sono separati e il secondo ha cominciato a scendere verso la cometa 67/P Churyumov Gerasimenko, posandosi sul nucleo.
“Sappiamo sognare e abbiamo i migliori ingegneri capaci di trasformare i nostri sogni in realtà”, ha detto il direttore generale dell’Esa, Jean-Jacques Dordain rivolgendosi al pubblico numerosissimo che ha seguito l’atterraggio sulla cometa nel centro di controllo dell’Esa (Esoc) a Darmstadt.
E ancora più numerosi sono stati coloro che hanno seguito la diretta in streaming in tutto il mondo. Momenti di tensione, entusiasmo, applausi, dubbi e curiosità sono rimbalzati sui social network: se nel 1969 lo sbarco sulla Luna monopolizzò la tv in tutto il mondo, oggi su Twitter è balzato al top l’hashtag #CometLanding lanciato dall’Esa. Alla Luna non ha potuto fare a meno di pensare Tito Stagno: “la Luna è a casa nostra, si può dire. Qui si parla di un viaggio di centinaia di milioni di chilometri”.
Nel centro di controllo dell’Esa l’entusiasmo è salito alle stelle quando dal lander Philae è arrivato il segnale che confermava il suo arrivo sulla cometa: grida, abbracci, un applauso interminabile. È stato “un piccolo balzo per un robot, ma un grande salto per l’umanità”, ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston: anche per lui l’arrivo sulla cometa è confrontabile allo sbarco sulla Luna.
“È stato un grande risultato di una grande collaborazione, un tremendo successo”, ha detto. Presenti anche i presidenti delle agenzie spaziali francese, Cnes, e tedesca, Dlr: grazie alla loro collaborazione con l’Asi è nato il lander Philae.
Hanno seguito l’atterraggio sulla ‘lorò cometa anche i due astronomi che l’hanno scoperta nel 1969: Klim Churyumov e Svetlana Gerasimenko. E poi la ricercatrice che ha ideato il trapano che presto dovrà perforare il suolo della cometa, Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, e c’era anche Serena Vismara, la ragazza che nel 2004 aveva 15 anni quando dette il nome a Philae.
nella cometa i segreti del sistema solare
È una caccia senza precedenti ai segreti della nascita del Sistema Solare, quella della missione Rosetta. Il suo obiettivo, la cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko, nasconde i segreti dell’origine del Sistema Solare.
La sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) è arrivata a ‘un passò dalla sua cometa, un autentico archivio cosmico verso il quale sta scendendo il lander Philae, che per dieci anni ha viaggiato insieme alla sonda e che sarà il primo veicolo a posarsi sul nucleo di una cometa.
“Le comete, come la 67/P Churyumov-Gerasimenko, conservano praticamente intatte le condizioni esistenti nelle prime fasi dell’origine del Sistema Solare”, ha spiegato Maria Cristina De Sanctis, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). La cometa obiettivo della missione Rosetta è un sasso di polvere e ghiaccio più leggero dell’argilla espansa, ma comporta anche qualche piccolo pericolo. Nell’agganciarsi alla superficie grazie agli arpioni, infatti, il lander potrebbe provocare la rottura di frammenti pericolosi.
Le comete, prosegue l’esperta, si sono formate nelle zone più esterne del Sistema Solare e sono ricche di acqua e molecole organiche: ingredienti fondamentali della vita. Secondo alcune teorie potrebbero essere state proprio loro a portare la vita sulla Terra. Questi fossili cosmici “sono molto leggeri, hanno una densità di appena 400 grammi per per decimetro cubo: quindi meno della metà dell’acqua e simile a quella del sughero o dell’argilla espansa”, ha detto ancora De Sanctis. “Sono fatte di polveri e acqua, presentano molti vuoti e non ci sono rocce vere e proprie ma al massimo piccoli grani”, ha aggiunto.
L’obiettivo della missione Rosetta è quindi un ‘sassò molto morbido e quindi molto diverso da quelli immaginati in molti film di fantascienza. Queste caratteristiche renderanno certamente più facile al lander Philae agganciarsi alla sua superficie grazie agli arpioni, ma potrebbe provocare la rottura di frammenti pericolosi. “Il lander – ha osservato De Sanctis – è ovviamente stato pensato per resistere a questa eventualità e per questo motivo Rosetta, dopo aver sganciato Philae, si è spostata ad una distanza di sicurezza per evitare rischi”.
Completata la missione di Philae, Rosetta continuerà ancora per molti mesi la sua missione ‘scortandò la cometa nella sua marcia di avvicinamento verso il Sole, assistendo così alla sua completa accensione e studiando come mai fino ad ora queste preziose ‘scatole nerè che possono svelarci la formazione del nostro pianeta a della nascita della vita.