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Apprensioni per la piazza scientifica svizzera

Per la prima volta, Novartis sopprime posti di lavoro nel comparto della ricerca a Basilea Novartis

Il taglio di posti di lavoro nel comparto della ricerca della Novartis ha suscitato critiche. Queste, tuttavia, non risparmiano neppure Swissmedic. All'Istituto svizzero per gli agenti terapeutici è chiesta un'accelerazione del processo di autorizzazione di test clinici.

La Neue Zürcher Zeitung (NZZ) ha parlato della rottura di un tabù e di un punto di svolta nella storia industriale elvetica. Tra i circa 1100 impieghi che la Novartis sopprimerà in Svizzera nei prossimi cinque anni, 270 sono nel campo della ricerca. È la prima volta che la scure occupazionale colpisce questo settore in un’industria trainante della farmaceutica.

A suonare il campanello d’allarme non ci sono solo i sindacati, ma anche i politici. Il governo cantonale di Basilea Città ha chiesto immediatamente un incontro con il presidente della direzione della Novartis Joseph Jimenez. La posta in gioco è elevata, poiché con circa 22’500 dipendenti, Basilea è il più grande centro di Life Sciences (“scienze della vita”) d’Europa.

Una dissoluzione del settore farmaceutico, anche solo parziale, creerebbe uno squilibrio nella città e nella regione. A Basilea, infatti, da solo il comparto delle scienze della vita rappresenta un quarto della produzione economica.

Quattro volte e mezzo più lunghe del Belgio

Seriamente preoccupato, ovviamente, è lo stesso settore della ricerca. Organizzazioni del settore rimproverano in particolare a Swissmedic e alla Commissione etica di porre ostacoli troppo elevati nel processo di autorizzazione delle sperimentazioni cliniche in Svizzera. Le sperimentazioni con i pazienti sono indispensabili prima dell’omologazione di un farmaco per la vendita sul mercato.

Una classifica dell’Organizzazione europea per la ricerca e la cura del cancro che comprende 21 paesi dimostra che la Svizzera presenta un problema in questo campo. In media i ricercatori in Belgio ottengono dopo 29 giorni l’autorizzazione per una sperimentazione clinica, in Germania dopo 53 giorni. La Svizzera è il fanalino di coda con 135 giorni. Dieci anni fa era ancora nelle prime posizioni.

“La lentezza è la cosa peggiore per un settore innovativo”, ha dichiarato Beat Thürlimann, presidente del Gruppo di lavoro svizzero per la ricerca clinica sul cancro, al settimanale zurighese NZZ am Sonntag.

I pazienti devono attendere

Ciò ha duplici conseguenze. Da una parte la Svizzera perde attrattiva per le aziende del settore farmaceutico e così la qualità della piazza di ricerca elvetica è messa in questione. D’altra parte, per i pazienti, specialmente quelli malati di cancro, ciò può significare l’impossibilità di accedere a farmaci promettenti.

Petra Dörr, membro della direzione di Swissmedic, attribuisce la lunga durata della procedura per l’autorizzazione degli studi clinici ai requisiti imposti dalla legge. Uno studio clinico deve essere prima approvato dal comitato etico cantonale, poi da Swissmedic.

Accelerazione in vista

“La nuova legge sulla ricerca umana semplificherà le cose, poiché le procedure di autorizzazione saranno condotte parallelamente”. Un guadagno di tempo, che sarebbe accolto favorevolmente da Swissmedic, dice Petra Dörr.

Alla domanda se la celerità della prassi in Belgio sia dovuta a una minore responsabilità delle autorità di quel paese rispetto alle omologhe elvetiche, Petra Dörr rifiuta di dare giudizi. “La preoccupazione di Swissmedic non è la velocità, ma la protezione dei pazienti e la validità dei risultati”, puntualizza.

Non a repentaglio

Quanto ai timori di rischi per la piazza della ricerca svizzera, la Dörr non li condivide. “La Svizzera è una buona piazza, attraente. Ci sono buone condizioni economiche di base e personale qualificato”, dice Petra Dörr. Qualità, sicurezza ed efficacia dei prodotti terapeutici in Svizzera godono di un’ottima reputazione internazionale “perché le autorità di altri paesi possono contare sul nostro lavoro in materia di omologazione e di sorveglianza del mercato”, osserva.

Anche Tòmas Cueni, segretario generale dell’associazione settoriale Inter farma, non teme un crollo della piazza della ricerca in Svizzera. Programmi di ristrutturazione, come i tagli annunciati di recente dalla Novartis, hanno ripetutamente innescato paure simili. Ciò nonostante, la Svizzera dal 1990 ha accresciuto notevolmente l’importanza di piazza farmaceutica, sottolinea Cueni.

La Novartis ha reso noto il 25 ottobre i risultati del terzo trimestre 2011. L’utile netto è progredito del 7% a 2,49 miliardi di dollari (2,2 miliardi di franchi). Il giro d’affari è salito del 18% a 14,84 miliardi di dollari. Il risultato operativo è aumentato del 14% a 2,95 miliardi di dollari.

Parallelamente il colosso farmaceutico basilese ha comunicato che intende sopprimere 2’000 posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Oltre un migliaio saranno cancellati in Svizzera e circa 900 negli Stati Uniti. Sui 760 posti che scompariranno a Basilea, 270 sono nel comparto della ricerca.

La direzione della società ha motivato la propria riorganizzazione con i relativi tagli occupazionali con la necessità di un piano di riduzione dei costi per far fronte a “una situazione difficile” che si profila all’orizzonte.

“La Novartis vuole rafforzare a lungo termine la sua posizione strategica con un consolidamento, una riduzione e uno scorporo di determinate funzioni. I provvedimenti, che avranno conseguenze dirette sulla Novartis in Svizzera, dovranno assicurare la salute dell’impresa confrontata alla crescente pressione sui prezzi dei farmaci, all’aumento dei debiti di governi esteri, alle oscillazioni monetarie e alle incertezze economiche”, ha scritto il gruppo in una nota.

Alla fine del 2010 l’altro gigante farmaceutico renano, Roche, aveva già annunciato la soppressione di quasi 5’000 posti, di cui 460 a Basilea.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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