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Guerra e riscaldamento climatico mettono la fame al centro della COP27

panettiere in un mercato
Una panetteria in un mercato di Sharm El-Sheikh, in Egitto. La clientela dice che il prezzo del pane è aumentato notevolmente negli ultimi mesi. Paula Dupraz-Dobias, SWI swissinfo.ch

In un popolare mercato di Sharm El-Sheikh, la nota località turistica egiziana dove sono in corso i negoziati delle Nazioni Unite sul clima, la popolazione locale sente il peso dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari. Dieci chilometri più a nord, i partecipanti alla conferenza, tra cui la Svizzera, stanno cercando di capire come reagire.

“Il prezzo del pane è aumentato enormemente”, dice una mamma casalinga mentre sta facendo la spesa tra le numerose panetterie del mercato di El-Nour. “Ma tutti ne hanno bisogno e quindi la gente continuerà a comprarlo”. La donna racconta che da quando è iniziata la penuria all’inizio dell’anno, il prezzo del pane è triplicato.

“Senza pane non c’è vita”, dice un altro cliente di nome Ahman, di professione negoziante. Il mercato è frequentato per lo più da persone provenienti da altre regioni dell’Egitto che sono venute a Sharm El-Sheikh per lavoro. La maggior parte di loro non vuole commentare pubblicamente la situazione in cui versano le proprie famiglie a casa, ma il loro linguaggio del corpo lascia intendere le difficoltà a cui sono sottoposte.

“La lotta per l’agroecologia avviene quando le lobby delle grandi aziende produttrici di generi alimentari cercano di promuovere il loro modello di business come sostenibile.”

David Knecht, Azione Quaresimale

Le cause dell’incremento dei prezzi dei generi alimentari sono legate all’interruzione delle catene di approvvigionamento in Ucraina e in Russia, oltre che alla prolungata siccità e all’aumento delle temperature nel Delta del Nilo, il paniere alimentare dell’Egitto.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), una persona in Egitto consuma 146 kg di grano all’anno, più del doppio della media mondiale.

Il Paese africano importava quasi l’85% del suo granoCollegamento esterno dall’Ucraina e dalla Russia, una fonte che si è in gran parte esaurita dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel mese di febbraio. Le riserve nazionali di grano fanno parte del piano B dell’Egitto, ma anch’esse si stanno riducendo. L’agricoltura locale è confrontata con una scarsità d’acqua dovuta anche alla costruzione di una nuova e grande diga sul Nilo, nota come GERD. Le Nazioni Unite prevedono che il Paese potrebbe rimanere senza acqua entro il 2025Collegamento esterno.

L’edizione di quest’anno della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la COP27, si svolge in una regione che in passato è stata segnata da tensioni sociali generate dalla scarsità di cibo, come successo anche durante le rivolte della Primavera araba nel 2011. I Paesi partecipanti sono consapevoli dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’insicurezza alimentare e per questo l’agricoltura è tra i temi centrali dei colloqui.

un uomo mentre sta mettendo del pane nel forno
Il pane è un alimento base della dieta egiziana. L’Egitto importava l’85% del grano dall’Ucraina e dalla Russia, ma ha dovuto trovare altre fonti, con un conseguente aumento dei prezzi e una maggiore insicurezza alimentare. Paula Dupraz-Dobias, SWI swissinfo.ch

Una “risposta inadeguata” a un futuro cupo

“Di fronte agli shock climatici, si verificano molti problemi”, ha affermato Pauline Madiro, coordinatrice del segretariato dell’ONG africana Charter 4 Change, durante un evento collaterale della COP27.

Madiro ha detto che tra le comunità sfollate a causa dei cambiamenti climatici possono sorgere dei conflitti a causa della scarsità di risorse. Come è accaduto nel suo Paese, il Kenya, alcuni bambini potrebbero essere spinti a entrare in gruppi armati quali Al-Shabaab solo per avere delle fonti di reddito.

In giugno, il Programma Alimentare Mondiale ha indicato che circa 345 milioni di persone in più di 80 Paesi si trovano in condizioni di grave insicurezza alimentare, in molti casi anche a causa dei cambiamenti climatici e dei suoi impatti.

“L’attuale risposta globale è inadeguata”, ha dichiarato Brigitte Menzi, responsabile per l’ambiente presso il Dipartimento federale degli affari esteri, rivolgendosi ai partecipanti alla COP27.

In qualità di membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a partire dal 2023, la Svizzera s’impegnerà per incrementare il coordinamento e la collaborazione tra le organizzazioni internazionali e “contribuirà a una migliore comprensione del legame tra sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, degrado ambientale e conflitti”, ha detto Menzi.

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Lotta per il cibo

David Knecht di Azione Quaresimale, un’organizzazione di cooperazione internazionale di stampo cattolico, sostiene che la Svizzera potrebbe fare di più. La delegazione elvetica dovrebbe respingere qualsiasi tentativo per eliminare i riferimenti all’agroecologia dal testo finale nel quadro del “dialogo di Koronivia”, un progetto agricolo della COP27, afferma. L’agroecologia è l’applicazione di principi ecologicamente sostenibili all’agricoltura, un concetto promosso dalle ONG svizzereCollegamento esterno.

“La Svizzera dovrebbe sostenere la nostra coalizione di società civile e i Paesi che vogliono garantire che l’agroecologia sia una delle tecniche promosse per un’agricoltura sostenibile”, dice Knecht.

Alla COP27 sono presenti anche i grandi rivenditori e produttori di generi alimentari. All’inizio della prima settimana, i/le rappresentanti delle maggiori società di commercio agroalimentare del mondo hanno reiterato promessaCollegamento esterno di ridurre la deforestazione dalle loro catene di approvvigionamento, dopo che i precedenti impegni sono stati disattesi. Tra le aziende presenti a Sharm El-Sheikh figurano COFCO International e Bunge and Cargill, entrambe con sede a Ginevra.

Saint Francis Tohlang, direttore della comunicazione per l’Africa orientale e meridionale di Nestlé, ha dichiarato che la multinazionale svizzera sta cercando di incoraggiare le piccole comunità contadine con cui lavora ad adottare metodi di agricoltura rigenerativaCollegamento esterno, tra cui l’utilizzo di materia organica piuttosto che di prodotti chimici, per preservare le fonti di acqua dolce e limitare la diffusione dei parassiti. 

Tuttavia, Knecht afferma che tali metodi non sono sufficienti e accusa i giganti dell’alimentazione di essere responsabili dello stallo dei negoziati climatici sull’agricoltura.

“La lotta [per l’agroecologia] avviene quando le lobby delle grandi aziende produttrici di generi alimentari cercano di promuovere il loro modello di business come sostenibile, cosa che noi riteniamo sbagliata”, dice Knecht.

Aiutare i Paesi più poveri ad adattarsi

Knecht e l’ONG che rappresenta ritengono inoltre che la Svizzera debba adoperarsi per un aumento degli aiuti finanziari destinati all’adattamento climatico nei Paesi in via di sviluppo, oltre che ad incrementare il proprio contributo.

“Deve trattarsi di finanziamenti nuovi e aggiuntivi e non di semplici trasferimenti da una voce di bilancio all’altra”, sottolinea. Knecht chiede al Governo svizzero di aumentare il bilancio per la cooperazione allo sviluppo, il quale è indipendente dai finanziamenti per il clima ed è sotto pressione in seguito all’aumento delle spese militari.

Da tempo, i Paesi in via di sviluppo chiedono agli Stati industrializzati di fornire loro altrettanti finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici che per la riduzione delle emissioni di CO2. Da quando è stato concordato per la prima volta alla COP15 del 2009 che i Paesi ricchi avrebbero dovuto mettere a disposizione 100 miliardi di dollari all’anno per progetti climatici nei Paesi in via di sviluppo, l’obiettivo non è mai stato raggiunto.

Mentre la COP27 ha dato maggiore visibilità ai temi dell’alimentazione e dell’agricoltura, l’Egitto ha lanciato una nuova iniziativa, denominata “Food and Agriculture for Sustainable Transformation”, allo scopo di aumentare i finanziamenti climatici per trasformare i sistemi alimentari ed agricoli entro il 2030. Al momento della pubblicazione dell’articolo, la Svizzera non ha ancora comunicato se intende aderire all’iniziativa.

Articolo a cura di Veronica DeVore

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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