Danimarca: un NO all’euro che richiama l’atteggiamento della Svizzera

Con il 53 percento di NO, gli elettori danesi hanno respinto giovedì l'adozione della moneta unica europea. Un risultato chiaro, che - come spiega Silvano Toppi nel suo commento - mette in risalto parecchie analogie con la Svizzera.
Se esaminiamo il voto danese sull’euro rileveremo che è stato predominante più il timore della “perdita”, avanzato dagli oppositori, che il senso del progresso politico o della necessità economica. sostenuto dal governo o dagli stessi ambienti economici-finanziari.
Perdita di sovranità (e che cosa c’è di più simbolicamente sovrano della moneta?), di identità, di potere decisionale, di strumenti efficaci e immediati di difesa, del proprio modello sociale e del livello di vita.
La debolezza dell’euro, al quale la Danimarca è comunque legata con un cambio fisso e ne ha pure tratto notevoli vantaggi (vedi esportazioni), non è stata un fattore determinante; tutt’al più, un argomento denigratore.
Ora, a ben pensarci, l¹atteggiamento dei danesi, anche se ancorati dall’Unione europea, non è molto dissimile da quello degli svizzeri, appena allacciati con qualche accordo inevitabile all’Unione europea.
Nell’uno e nell’altro caso prevale la certezza di vivere in un paese migliore, quasi perfetto, che rischia troppo se si aggancia, anche con la rinuncia alla propria moneta, al caravanserraglio europeo, che riesce solo a fatica e con lentezza a definirsi e a stare assieme.
È un atteggiamento contraddittorio, opportunista e con le gambe corte. Contraddittorio perché ci si emargina e si arretra, invece di contribuire a costruire l’Europa, che si è perlomeno dimostrata una necessità assoluta per mantenere la pace, persino quella commerciale o quella monetaria (si sono forse dimenticati i tempi terribili delle speculazioni su questa o quella moneta, delle svalutazioni strategiche per fini commerciali, delle guerre dei tassi di cambio sul Vecchio continente?).
Opportunista perché si sta a guardare, pronti a trarne profitto o a scendere ad accordi quando si teme di doverci perdere troppo.
E dalle gambe corte perché si sopravvaluta la propria possibilità di indipendenza, mentre si sottovaluta quell’interdipendenza per cui la Danimarca, come la Svizzera, dipende nella misura di oltre il settanta per cento dagli altri paesi europei ed anche la corona, come pure il franco, è ingabbiata in rapporti monetari che lasciano spazi ridottissimi alla propria sovranità, ma spazi ancora sfruttabili ed economicamente devastanti alle speculazioni.
Silvano Toppi

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