
Il rapporto finale della «Commissione Bergier» terrà conto delle critiche rivolte ai rapporti intermedi

Secondo gli storici della commissione, il «caso svizzero» sarà contestualizzato a livello internazionale e che verrà dato maggior rilievo alla doppia natura delle relazioni di Berna con le potenze dell'Asse.
Il lavoro della «Commissione indipendente d’esperti: Svizzera- Seconda guerra mondiale» (CIE) sarà pubblicato nella versione integrale entro la fine del 2001, ha indicato giovedì in una conferenza stampa a Berna il gruppo di storici coordinato dal professor Jean-François Bergier.
Sono previsti una serie di rapporti settoriali e una sintesi di circa 400 pagine, che dovrà fornire un’immagine comprensiva della situazione della Confederazione negli anni 1933-1945 e dovrà fungere da «catalizzatore sulla riflessione storica», ha spiegato lo storico Jakob Tanner.
Georg Kreis, un altro membro della commissione, ha detto che la sintesi – il pezzo forte tra le pubblicazioni – sarà articolata in tre parti: quella centrale, più corposa, costituirà un compendio dei fatti storici scientificamente raccolti. La parte iniziale cercherà di situare la Svizzera nel contesto internazionale, quella finale sarà il luogo per rispondere a domande sensibili quali «ci sarebbero state alternative praticabili?», «la Svizzera fu un caso unico?», «di chi la colpa?», ha aggiunto lo storico.
I rapporti settoriali – probabilmente 15, compresi quello sul commercio dell’oro pubblicato nel maggio del 1998 e quello sulla politica dei rifugiati del dicembre 1999 – appariranno a tappe: secondo Martin Meier, della «direzione scientifica del progetto» in seno alla CIE, nel giugno 2001 saranno resi pubblici i lavori sull’industria e il commercio estero. Altri lavori seguiranno in settembre e in novembre-dicembre con la sintesi.
Entro l’anno sarà invece disponibile lo studio sugli zingari Rom e Sinti. La mancata pubblicazione di queste informazioni nel rapporto sui rifugiati, hanno spiegato Jaques Picard e Jakob Tanner rispondendo a una domanda, era motivata dalle difficoltà nella raccolta del materiale e di testimonianze.
Il rapporto sui rifugiati aveva suscitato critiche da più parti: anche il Consiglio federale aveva espresso rincrescimento per il fatto che alle oggettive difficoltà dell’epoca non si fosse prestata la necessaria attenzione. Oggi, l’ex consigliere nazionale Sigmund Widmer (AdI/ZH), a nome del «Gruppo di lavoro storia vissuta (AGG)» ha espresso le stesse riserve e ha detto che le tesi di fondo del rapporto riguardo al diffuso antisemitismo nel paese e alle responsabilità elvetiche per il timbro «J» poggiano su basi poco solide.
Bergier ha precisato che le critiche sono ben accette. Mercoledì, per esempio, la commissione ha avuto un «incontro molto fruttuoso» con storici che si erano espressi criticamente, come Jean-Christian Lambelet e André Lasserre.
Al colloquio non sono stati invitati esponenti dell’AGG perché lo si voleva limitato a esperti del periodo storico. Del resto «Lambelet è vicino alle posizioni del Gruppo», ha detto Linus von Castelmur, segretario generale della CIE. Jaques Picard e Saul Friedländer hanno aggiunto che le critiche saranno integrate al rapporto conclusivo e anche i due rapporti intermedi fin qui pubblicati potrebbero essere completati.
In merito alle testimonianze di persone dell’epoca, di cui si sarebbe insufficientemente tenuto conto, si è espresso Gregor Spuhler, responsabile della «storia orale», che ha ricordato che il problema principale è che sono ancora poche le persone in vita che occupavano posti rilevanti nel mondo dell’economia e della politica. Il mandato della CIE non è di fare la storia della mentalità dell’epoca, ha detto, ma di avere informazioni su settori precisi: non è compito della CIE raccogliere interviste a tappeto.
Nel rapporto finale sarà considerato più approfonditamente l’aspetto giuridico delle pratiche economiche e politiche del tempo. Secondo Daniel Thürer il diritto svizzero non si è mai piegato a quello tedesco durante la seconda guerra mondiale: nei prossimi mesi toccherà agli esperti dimostrarlo.
swissinfo e agenzie

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