Il surriscaldamento fa muovere l’Eiger
Grindelwald, nell'Oberland bernese, si prepara alla caduta di una massa rocciosa dall'Eiger. La zona è stata in parte limitata ai visitatori, ma la località non corre rischi.
Secondo gli esperti, all’origine dei diversi casi di frane e movimenti rocciosi registrati negli ultimi tempi nelle Alpi ci sarebbe il surriscaldamento climatico.
Gli almeno due milioni di metri cubi di roccia che minacciano di staccarsi sul lato orientale dell’Eiger, nell’Oberland bernese, attirano molti curiosi, che si recano al ristorante della montagna “Bäregg” nella speranza di vedere il crollo.
Da giovedì a ieri i movimenti della roccia sono passati da 66 a circa 92 cm al giorno e la crepa situata al di sopra della massa rocciosa è aumentata di 5 metri, ha spiegato il geologo responsabile Hansrudolf Keusen, uno dei maggiori esperti svizzeri di geologia e di glaciologia alpina.
La massa rocciosa potrebbe crollare prossimamente sulla parte inferiore del ghiacciaio di Grindelwald.
Osservato speciale
Per evitare rischi, alcuni sentieri sono stati dunque chiusi o limitati ai visitatori, soprattutto dopo l’afflusso di quasi un migliaio di curiosi della domenica. Le abitazioni invece non corrono alcun rischio.
“Come tutte le montagne anche l’Eiger è oggetto di un continuo processo di erosione. Ma una spaccatura in movimento come questa non si era mai vista finora”, osserva Hans-Rudolf Keusen.
Il sistema d’allarme già installato, che misura la quantità d’acqua di scioglimento del ghiacciaio sarà potenziato, per avvertire di un imminente pericolo, come ad esempio l’improvviso innalzamento delle acque dovute alla caduta della massa rocciosa.
“Cercheremo d’installare altri specchi. In alternativa consideriamo anche la misurazione per mezzo dei radar”, dice il geologo responsabile. Per installare il sistema ci vorrà l’elicottero.
Cambiamenti climatici repentini
Secondo i geologi, fenomeni simili si producono sempre più spesso anche in altre regioni alpine, non solo svizzere, fino ad un’altitudine di 2’500 metri.
Nella loro storia, le Alpi hanno già vissuto temperature anche molto più alte. Grazie anche al legname ritrovato nelle morene, gli esperti hanno potuto stabilire che la vegetazione raggiungeva decine di migliaia di anni fa altitudini superiori a quelle attuali.
Ma i cicli di caldo e freddo si susseguivano in passato sull’arco di centinaia, se non migliaia di anni. I cambiamenti climatici ora sono invece molto più repentini.
Lo scorso anno dei 90 ghiacciai finora osservati dall’Accademia svizzera di scienze naturali, 75 avevano registrato una riduzione durante il biennio 2003-2004. Sette avevano mantenuto costante la loro superficie, otto presentavano una leggera progressione.
Per rallentare lo scioglimento del ghiacciaio del Gurschen, sopra Andermatt, nel canton Uri, nel 2005 si era addirittura ricorsi all’impacchettamento con un materiale speciale.
Una misura che secondo gli ecologisti dovrebbe restare a livello sperimentale, perché cura solo i sintomi di cui soffrono i ghiacciai a causa del surriscaldamento globale, mentre sarebbe opportuno fare qualcosa per arrestare le cause di questo processo.
swissinfo e agenzie
L’Eiger (3970 metri), il Mönch (4099) e la Jungfrau (4158) hanno cominciato ad attirare turisti e alpinisti dalla fine del 1800.
Due milioni di metri cubi di roccia minacciano di staccarsi sul lato orientale dell’Eiger.
La settimana scorsa la strada del passo del Susten è stata chiusa per far esplodere un masso instabile di 5 metri cubici.
In giugno l’accesso al Gottardo è rimasto bloccato per più di un mese per la caduta di massi che hanno ucciso due automobilisti sull’autostrada nei pressi di Gurtnellen.
Nel 2003 una frana sul Cervino aveva provocato danni ad una galleria sulla strada del Gran San Bernardo, in Vallese.
Il “permafrost” è presente sull’arco alpino a partire da un’altitudine di 2500 metri.
Questa coltre di ghiaccio e neve permanente ricopre circa il 6% del suolo svizzero.
I ghiacciai corrispondono invece al 2-3% del territorio nazionale.
Tra il 1985 e il 2000 i ghiacciai svizzeri hanno perso il 18% della loro superficie.
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