Prospettive svizzere in 10 lingue

La parola all’autore del libro

La copertina del volume (immagine: chronos-verlag.ch) swissinfo.ch

Il professor Norbert Furrer ha dedicato diversi anni di ricerca al comportamento linguistico della società svizzera preindustriale.

Sostenuto dal Fondo nazionale di ricerca ha realizzato un’opera che si presenta come paragone e sfida all’inneggiato o auspicato multiculturalismo odierno.

Professor Furrer, com’è nato il progetto di questo libro?

Questo è un libro scritto da uno storico, ma la ricerca integra anche la linguistica storica e la sociolinguistica. Si tratta dunque di un approccio interdisciplinare. Ma al centro del mio interesse c’è la società, dunque non le diverse lingue presenti sul territorio. Ho cercato di analizzare la realtà del paese fra Settecento e Ottocento attraverso il comportamento linguistico degli abitanti.

Quali materiali sono alla base del suo lavoro?

Per me la storia è – come scienza del divenire del mondo umano e extraumano – sempre interdisciplinare. Per questo mi sono avvalso delle fonti più diverse: ho trovato testimonianze dirette di persone che hanno lasciato un segno esprimendosi e scrivendo, ma ci sono anche i racconti di analisti e viaggiatori esteri che si esprimono sul comportamento e sull’atteggiamento linguistico della popolazione.

Fino all’Ottocento la Svizzera era un paese essenzialmente di lingua tedesca con dei territori sudditi di altre lingue. Il Ticino come la Romandia erano dei baliaggi degli antichi cantoni. Come si presentava la situazione lì?

Il rapporto è analogo a molte altre regioni europee. C`era un importante rispetto per la cultura e la lingua, malgrado il rapporto di dominazione. Dunque non si può parlare di una germanizzazione forzata dei baliaggi italiani. Non c’erano i mezzi politici per imporre un cambiamento di lingua.

Allora erano i dominatori ad imparare l’italiano?

Ci sono le due situazioni. O gli amministratori confederati imparavano la lingua del posto o facevano ricorso a interpreti locali che a loro volta avevano assimilato la lingua grazie a soggiorni oltralpe. Meglio conosciuta è la situazione nel Vaud dove l’élite teneva molto alla conoscenza del tedesco. I notabili mandavano i figli nei cantoni tedeschi e anche in Germania per imparare la lingua.

Nel suo libro dimostra inoltre che non solo i ricchi avevano accesso alle lingue…

Certo. Già nei secoli passati era molto diffusa la tradizione di viaggiare per imparare un mestiere e anche i poveri si spostavano per cercare lavoro. I limiti dei dialetti locali imponevano l’acquisizione di altre parlate e lingue. Pur non sapendo scrivere riuscivano a comunicare. Soprattutto nei gerghi specifici dei mestieri dovevano sbrigarsi per sopravvivere

L’acquisizione delle lingue è ancora un tema molto attuale, soprattutto per il ruolo sempre più dominante concesso all’inglese. Come risponde all’interesse suscitato dal suo lavoro?

Certo l’argomento e l’approccio hanno suscitato interesse fra storici e giornalisti. Si parla spesso infatti di una nuova multiculturalità; si afferma che le conoscenze linguistiche aumentino costantemente, ma io credo che si vada piuttosto verso un appiattimento linguistico.

Volevo far vedere che già le società preindustriali erano pluriculturali e che l’immagine del mondo chiuso non corrisponde alla realtà.

Per lei la realtà contemporanea non è definita dalla presenza di più lingue?

No, anzi ci troviamo di fronte alla perdita della diversità. La Svizzera è meno toccata rispetto ad altri paesi, ma si nota comunque il prevalere di una sola lingua nazionale a discapito dei dialetti.

Dove c’è un’opposizione tra dialetto e lingua standard la gente mantiene una predisposizione e un’apertura maggiore verso altre lingue, perché si tratta di una necessità. Disporre di due registri è una fortuna.

swissinfo/Daniele Papacella

Lo storico Norbert Furrer, originario di San Gallo, si è occupato di storia economica e sociale. Nel 1995 ha pubblicato un libro sul sistema monetario dell’antica Confederazione. Attualmente insegna all’Università di Losanna come maître-assistant e all’università di Berna.
Il suo nuovo libro sulle lingue del paese è apparso solo in tedesco:
Norbert Furrer, Die vierzigsprachige Schweiz, Sprachkontakte und Mehrsprachigkeit in der vorindustriellen Gesellschaft (15.-19. Jahrhundert), 2 volumi, Chonos Verlag, Zurigo 2002.

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