La protezione dei dati deve essere universale
Per la prima volta, la Svizzera accoglie a Montreux la Conferenza internazionale sulla protezione dei dati e della sfera privata.
Per evitare abusi nell’utilizzo dei dati, che sempre più facilmente attraversano le frontiere, bisogna imperativamente armonizzare le diverse legislazioni nazionali.
«Le nuove tecnologie permettono di raccogliere sempre più informazioni all’insaputa delle persone interessate, di trasmetterle e di rielaborarle per degli scopi diversi da quelli iniziali».
Per Jean-Philippe Walter, viceresponsabile per la protezione dei dati della Confederazione elvetica, le nuove tecnologie sono la sfida più importante dei nostri tempi. Internet, la telefonia mobile, i microchip, la videosorveglianza, sono degli strumenti sofisticati «che permettono di forgiare dei profili molto dettagliati degli individui e di conservarne delle tracce».
Stabilire dei limiti universali
Questi dati attraversano le frontiere e per lottare contro un uso abusivo è necessario istituire dei limiti e dei criteri universali. È a questo scopo che, da 27 anni, i commissari preposti alla protezione dei dati si riuniscono regolarmente.
Quest’anno, tocca per la prima volta alla Svizzera accogliere la Conferenza internazionale sulla protezione dei dati e della sfera privata. Dal 14 al 16 settembre, Montreux accoglie i responsabili di 40 paesi. Alla conferenza partecipano pure dei rappresentanti dell’economia, degli scienziati e dei membri delle organizzazioni non governative (ONG).
Oltre 300 specialisti analizzeranno «le ripercussioni del flusso transfrontaliero dei dati in assenza di un controllo internazionale standardizzato».
«Rendere Internet più morale»
Il programma è ambizioso, Jean-Philippe Walter non lo nega: «Bisogna essere un po’ idealisti per cercare di far progredire il diritto alla vita privata».
«Le nuove tecnologie – aggiunge Walter – sono un po’ come il Far West, una terra di nessuno giuridica. Bisogna creare un controllo internazionale dell’applicazione delle leggi commerciali, bancarie ed altre su una rete internazionale».
È in sostanza il messaggio che trasmetterà Jacques Neirynck, professore alla Scuola politecnica federale di Losanna, scrittore ed ex deputato, invitato a Montreux nelle vesti di conferenziere.
Pragmatico, Neirynck sostiene l’idea di un buon utilizzo della galassia informatica. «Bisogna moralizzare Internet», dice a swissinfo. Senza mettere i dati a disposizione di chiunque, è però necessario far sì che chi ne ha il diritto possa accedervi.
Verso una dichiarazione finale
A Montreux, la Svizzera spera di riuscire a far adottare una dichiarazione finale che aprirebbe le porte «a un vasto cantiere per creare un sistema universale di protezione dei dati», afferma Jean-Philippe Walter.
Un sistema che interessa tutti i settori della società. Ad esempio, la diversità dei sistemi giuridici e culturali ha un’incidenza enorme sull’economia. Le multinazionali sono sempre più inquiete di fronte alla moltitudine dei sistemi.
Il mondo economico è del resto ben rappresentato a Montreux. «Non si tratta per forza di redigere delle regole comuni, ma almeno di applicare i medesimi concetti, ciò che permetterebbe ad esempio di facilitare gli scambi di informazioni», precisa Jean-Philippe Walter.
swissinfo, Isabelle Eichenberger
Traduzione di Daniele Mariani
Per la prima volta, la Svizzera accoglie a Montreux dal 14 al 16 settembre la Conferenza internazionale sulla protezione dei dati.
Questa 27esima edizione riunisce più di 300 partecipanti di 40 paesi.
La Conferenza sarà aperta dal presidente della Confederazione Samuel Schmid.
Tema: le ripercussioni del flusso transfrontaliero dei dati in assenza di un controllo internazionale standardizzato.
Circa 40 Stati hanno una legislazione in materia di protezione dei dati.
La maggior parte di queste legislazioni si ispirano alle linee direttive adottate nel 1981 dall’OCSE e dalla Convenzione del 1981 del Consiglio d’Europa.
Dopo lo scandalo delle schedature, la Svizzera ha varato una legge e si è dotata di un preposto alla protezione dei dati nel 1992.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.