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La Svizzera non forma abbastanza medici

Tra il 2000 e il 2006 il numero di medici assistenti svizzeri è sceso da 6'690 a 5'572. Keystone

I posti nelle facoltà di medicina dovrebbero essere aumentati del 20% per far fronte al rischio di carenza di dottori. È quanto chiede il Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia (CSST).

Oggi il sistema sanitario elvetico funziona soprattutto grazie all’arrivo di medici stranieri.

La Svizzera ha bisogno di più medici e di un sistema di studi meglio adattato alla domanda.

Il campanello d’allarme è stato tirato dal Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia (CSST), organo di consulenza del governo in materia di politica scientifica, di ricerca e d’innovazione.

In un rapporto presentato lunedì a Berna e realizzato per incarico della Segreteria di Stato per l’educazione e la ricerca, il CSST chiede di aumentare del 20% i posti di studio nelle facoltà di medicina, portandoli a 1200.

Il tempo urge, ha affermato Susanne Suter, presidente del CSST. Infatti, gli effetti di una riforma saranno percettibili soltanto tra dodici anni (6 anni di studi di medicina, oltre a 3-6 anni di specializzazione).

Tendenza internazionale

Incrementando la formazione, la Svizzera seguirebbe la tendenza internazionale. La Francia ha deciso di aumentare del 15% la capacità accoglienza delle proprie facoltà, l’Austria del 20%, gli Stati Uniti puntano addirittura al 30%, mentre la Gran Bretagna prevede 1000 posti di studio supplementari.

Attualmente, in Svizzera l’accesso agli studi di medicina è rigorosamente limitato. Quest’anno – secondo il CSST -oltre 2000 giovani avrebbero voluto intraprendere questa strada, ma a disposizione vi erano soltanto 984 posti di formazione.

Tra l’altro, l’invecchiamento della popolazione esige un rafforzamento del settore. Gli ospedali hanno sempre più bisogno di medici, in particolare a causa della limitazione del tempo di lavoro a 50 ore settimanali e di una specializzazione sempre più spinta.

Non solo le donne, sempre più numerose ad abbracciare questa professione, ma anche un crescente numero di uomini optano inoltre per il lavoro a tempo parziale.

Pochi generalisti

Parallelamente, sempre meno studenti scelgono di diventare medici generalisti. Attualmente, lo sono il 20% dei medici, ma soltanto il 10% di coloro che stanno per diventare dottori intendono prendere il loro posto.

La moratoria sull’apertura di nuovi studi medici (vedi box) ha poi rafforzato questo fenomeno, ha spiegato Susanne Suter.

Medici “importati”

Così, la crescente richiesta di medici può essere coperta soltanto grazie all’apporto di stranieri. Dal 2000, la proporzione di medici assistenti provenienti dall’Unione europea, in particolare dalla Germania, è più che raddoppiata, salendo dal 16% al 39%.

Orbene, questo flusso migratorio ha un grosso inconveniente: esso priva i paesi d’origine, dei medici di cui hanno a loro volta bisogno. Secondo il CSST, la Svizzera, che dispone di un sistema di formazione di altissima qualità, dovrebbe esportare medici piuttosto che importarne.

Visto che l’attuale sistema sanitario dipende dall’immigrazione, il CSST si chiede se l’accesso agli studi di medicina, frenato dal numerus clausus, debba continuare a essere così limitato da costringere il nostro paese a reclutare personale che è stato formato altrove.

Formazione più mirata

Oltre all’aumento delle capacità delle facoltà di medicina, il CSST sollecita maggiore flessibilità. Si dovrà distinguere meglio tra medicina praticata a titolo indipendente e quella ospedaliera, adattando i contenuti delle formazioni e dei metodi pedagogici.

Il numero dei titoli di specialista riconosciuti in Svizzera potrebbe ben presto scendere dagli attuali 44 (di cui solo 14 sono riconosciuti a livello europeo) a 15 o 20. Il processo di Bologna e la nuova legge sulle alte scuole potrebbero permettere di avviare una profonda riforma del sistema. Secondo il CSST, quest’ultima dovrebbe essere affidata alle facoltà, in collaborazione con i medici praticanti.

Reticenze

La Conferenza universitaria svizzera si pronuncerà su queste raccomandazioni nell’aprile del 2008, al termine di una consultazione. Perplessità sono però già state espresse. Un aumento delle capacità del 20% equivarrebbe all’istituzione di una nuova facoltà di medicina. Vi sarebbero problemi di qualità dell’insegnamento e di finanziamento.

La Federazione svizzera dei medici (FMH) è dal canto suo reticente nei confronti di una riforma della formazione post-grado dei medici. In un comunicato, essa ritiene “totalmente inutile aumentare ulteriormente il pesante apparato amministrativo del Dipartimento federale dell’interno”, da cui dipende il settore.

swissinfo e agenzie

Nel 2006 in Svizzera esercitavano circa 29’000 medici, il 54% dei quali come indipendenti.
Dal 2002 il loro numero è aumentato dell’11%.
Un terzo circa dei medici sono donne. Nel 2000 questa percentuale era del 29%.
Tra il 2000 e il 2006 il numero di medici assistenti stranieri è quasi raddoppiato, passando da 1’620 a 3’100, mentre quello degli autoctoni è diminuito da 6’690 a 5’572.

La moratoria sull’apertura di nuovi studi medici è stata introdotta nel luglio del 2002 dall’allora ministra degli interni Ruth Dreifuss, quale provvedimento per cercare di far fronte all’esplosione dei costi della salute.

La misura era volta soprattutto a impedire un afflusso massiccio di medici provenienti dai paesi dell’Unione Europea, che grazie all’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone potevano stabilirsi molto più facilmente in Svizzera e aprire un proprio gabinetto.

In mancanza di altre alternative, dopo tre anni il provvedimento è stato prorogato fino al 3 luglio del 2008.

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