Svelare i misteri delle esperienze extracorporee

Dei ricercatori svizzeri che studiano le cosiddette esperienze extracorporee sono riusciti a riprodurre il fenomeno su persone sane grazie ad esperimenti di realtà virtuale.
I ricercatori affermano che la tecnica offre una spiegazione scientifica a sensazioni che sono state spesso ritenute frutto dell’immaginazione.
Le esperienze extracorporee, cioè quello stato in cui una persona vede sé stessa da un punto al di fuori del proprio corpo, sono messe di solito in relazione ad una disfunzione del cervello, causata per esempio dall’uso di droghe, da crisi epilettiche o da un infarto.
Degli scienziati attivi in Svizzera e in Svezia sono riusciti, attraverso esperimenti condotti indipendentemente gli uni dagli altri, ad indurre un’esperienza analoga in pazienti sani. I loro risultati sono stati pubblicati questa settimana nella rivista Science.
Le loro conclusioni sembrano indicare che il fenomeno dipende dal fatto che in certe situazioni le connessioni del cervello si incrociano al momento di elaborare informazioni come la vista, il tatto e il suono.
«Un danno al cervello o una situazione indotta in via sperimentale possono causare dei disturbi alle connessioni», spiega a swissinfo Bigna Lenggenhager, membro dell’equipe svizzera di ricercatori guidata da Olaf Blanke, direttore del laboratorio di neuroscienze cognitive del Politecnico federale di Losanna.
Realtà virtuale
Nell’esperimento i volontari indossano occhiali per la realtà virtuale attraverso i quali possono vedere di fronte a sé un’immagine tridimensionale del proprio corpo. Poi vedono un’immagine della propria schiena carezzata da pennello, mentre qualcuno carezza la loro schiena con un pennello reale.
I volontari vengono poi bendati e sono fatti retrocedere di alcuni passi. Quando viene chiesto loro di tornare alla loro posizione originale, tendono ad andare verso il punto in cui si trovava il loro corpo virtuale.
«Questa tendenza ad andare verso l’immagine virtuale mostra che il cervello ha in qualche modo fuso la visione con altri input sensoriali del suo corpo reale. Questo conduce ad una localizzazione di se stesso al di fuori del proprio corpo reale», afferma Lenggenhager. La visione domina in qualche modo le altre esperienze sensoriali.
Fenomeno paranormale?
Secondo i ricercatori, molti soggetti che si sono sottoposti all’esperimento hanno detto di sentirsi «strani», ma nessuno ha parlato di una vera e propria «uscita» dal proprio corpo. Ciò non toglie che i soggetti gravitassero verso una posizione esterna al proprio corpo.
Gli scienziati pensano che l’esperimento possa servire a rimuovere alcuni tabù che pazienti con problemi neurologici provano nei confronti di esperienze di tipo extracorporeo, spesso attribuite ad un’immaginazione particolarmente vivace o messe in relazione a fenomeni paranormali.
«Le esperienze extracorporee e le relative sindromi sono abbastanza frequenti anche tra soggetti sani. L’esperimento aiuta a spiegare ciò che succede», dice Lenggenhager.
swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione dall’inglese: Andrea Tognina)
I ricercatori del cervello come Olaf Blanke hanno mostrato che il Sé può essere staccato dal corpo e ha un’esistenza propria o è percepito come una sorta di presenza.
Ricerche precedenti hanno mostrato che alcune aree del cervello combinano le informazioni di vari sensi. Vista, udito e tatto sono elaborati dapprima singolarmente, poi sono combinati in un’altra regione del cervello, per formare la percezione completa.
Gli scienziati sospettano che un’area nella corteccia destra del cervello, chiamata «giro angolare», unisca le informazioni visuali, il tatto e l’equilibrio per creare una rappresentazione mentale del corpo.
Le esperienze extracorporali avverrebbero quando qualcosa in questo processo non funziona.

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