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L’amico della strada

Allen, il Reda per gli amici, al volante del suo Volvo. swissinfo.ch

Allen è un camionista. Come uno yo-yo, si fa la Svizzera più volte alla settimana. Non si arrabbia più per le colonne, per le ore perse in attesa di un bollo, per gli imbranati della strada. Reportage dalla sua cabina.

Mi attende in un posteggio della periferia di Berna. Ha il viso illuminato dal sole, gli occhiali scuri. Mi ricorda un cowboy del far west, il mito raccontatoci dai film di Sergio Leone. È Allen e il suo sogno ce l’ha accanto. Un bisonte della strada, un Volvo da 440 cavalli.

Allen è un camionista. Lavora presso la filiale di Como di una ditta di trasporti svizzera con sede a Dietikon, nel canton Zurigo. Con lui, altri cinquanta autisti viaggiano tra la Svizzera e l’Italia. Percorre circa 10’000 chilometri di strada ogni mese, 120’000 ogni anno. Sono tre giri della Terra in 365 giorni. Tanti quanti probabilmente io non percorrerò in una vita.

Un camion? No, un amico

Lo accompagno fino a Chiasso, vivendo per un giorno da re della strada, quello che da ragazzino guardavo dal mio metro d’altezza con meraviglia e ammirazione. Da bambino, Allen si è seduto in cabina ed è stato subito un colpo di fulmine. «Mi è sembrato di essere il padrone del mondo e da allora l’amore per il camion non mi ha più abbandonato. Ora, della passione ho fatto una professione», racconta.

Salgo tre gradini e sono nel suo regno: la cabina della motrice. Mi sembra di essere entrato nella cameretta di un ragazzo: qua e là ci sono pupazzetti di peluche. Poi sciarpe, bandiere e magliette della squadra del cuore, l’Inter, e un panno giallo con il numero 46, quello del dottore delle due ruote, a nascondere la brandina. «Siamo assieme da quattro anni», dice e subito capisco che questo non è un semplice camion, ma è un amico.

Allen guida un camion Volvo di 40 tonnellate, Megatrailer, ossia con un cassone di 3 metri d’altezza, Euro5, cioè meno inquinante degli altri perché grazie a un additivo – AdBlu – riduce le emissioni di ossidi di azoto, mi spiega. È lungo 16,5 metri, più di quattro macchine messe assieme, più del mio appartamento. Lo guida come fosse un giocattolo. Il suo camion gli piace, anche se il suo preferito è l’Iveco. È stato il primo tir che ha guidato: «È un po’ come il primo amore che non si scorda mai. Mi piace anche se ha un motore non molto affidabile».

Bei vecchi tempi

Lasciamo subito la capitale elvetica e i suoi interminabili cantieri stradali. «Il camion e la strada mi hanno insegnato ad essere paziente. All’inizio mi arrabbiavo tremendamente per le colonne, per gli incapaci che si infilano in tutti i pertugi tra te e gli altri, per le attese in dogana, ai centri di controllo. In seguito, ho capito che non serve a nulla prendersela, che stai solo male», confida Allen.

Il giorno prima era a Evian, in Francia. Ha caricato bottiglie d’acqua. Dopo aver dormito in un’area di sosta, la mattina presto le ha scaricate a Neuchâtel. Ora siamo a Olten. Carichiamo 76 quintali di bancali vuoti: in meno di un’ora la procedura è conclusa. «Oggi è una giornata un po’ spinta. Voglio fare due dogane entro sera, quella di Chiasso e poi quella di Como, che chiude alle 17.00», mi spiega. Poi mi indica il cronotachigrafo digitale in alto. È la scatola nera del camion in cui vengono registrati tutti i dati del viaggio: ore di sosta, guida, velocità. «Non si può più barare. Sono finiti i bei vecchi tempi. Game over», afferma con un po’ di nostalgia.

Il suo è come un amaro rigurgito di passato. Assomiglia molto al ritornello del nonno quando parlava della guerra, degli anni in cui tutto andava a rilento. Poco dopo mi spiega però che ora è molto meglio. Grazie alle nuove regole, la vita dei camionisti è migliorata molto, malgrado le innumerevoli seccature. «Prima erano pochi quelli che ti rompevano le scatole. Viaggiavi, viaggiavi, viaggiavi. Dormivi magari due o tre ore a notte e poi eri di nuovo per strada. Eri però un pericolo. No, grazie, non era una vita. Ora è molto meglio. È un bene per la nostra sicurezza», sottolinea Allen.

Lo spauracchio

«La Svizzera è tutta bella», afferma mentre la percorriamo sulla A2 in direzione del San Gottardo. Fuori, il paesaggio scorre come su una bobina impazzita e in un attimo, raccontandoci, siamo già ad Erstfeld. Lì dove si annida lo spauracchio dei camionisti: il centro di controllo del traffico pesante. Allen non teme di essere pizzicato in fallo, ha paura di perdere minuti preziosi, tempo che lo terrebbe lontano da casa, da Mariarosa, dalla sua ragazza che tra sei mesi gli darà un bimbo.

Lasciamo l’autostrada e ci avviciniamo al poliziotto, giudice unico che deciderà se il camion verrà passato al setaccio o se possiamo metterci in coda alle due fila di tir in attesa di affrontare il Gottardo. «Che vuole questo?», sbotta Allen, con il cuore già a mille. Per fortuna è un falso allarme. Con una pertica di metallo ha semplicemente controllato l’altezza dell’automezzo. «Be’, il mio rapporto con la polizia non è proprio d’amicizia. Ti controllano tutto per darti la multa. Ma io sono in regola».

Il semaforo passa dal rosso al verde ogni dieci secondi e in fretta snocciola la doppia corona di tir. Dopo poco meno di dieci minuti siamo di nuovo in viaggio. «Non va sempre tutto così liscio. L’anno scorso, nel periodo pasquale, mi sono messo in colonna alle tre del pomeriggio e sono ripartito il giorno dopo alle sei di mattina», mi racconta Allen e poi esclama: «Ma non puoi far perdere una giornata ai camionisti!».

Il sogno australiano

Tra non molto entreremo nel tunnel autostradale del Gottardo, che Allen affronta sempre con un certo timore. «Mi sembra sempre interminabile. Sai quando entri, ma non sai mai quando ne esci», confida. Poi parla della chiusura per i lavori di risanamento, del doppio traforo, delle alternative per attraversare le Alpi. «Il raddoppio sarebbe una bella cosa, ma va bene anche il San Bernardino. È una bella regione da attraversare. Comunque si dovranno trovare delle alternative, anche perché il 70% della merce passa da qui», afferma salomonicamente.

Usciamo dalla montagna. Siamo in Ticino, la meta si avvicina a 90 all’ora e il nostro dialogare si fa più raro. Lui pensa già alle formalità doganali, al viaggio di domani verso Brescia, io al rientro a Berna, questa volta in treno. Poi gli chiedo: «Qual è il tuo sogno più grande?».

Una domanda così Allen non se l’aspettava. Riflette un attimo e poi dice illuminandosi: «Guidare un tir con tanti rimorchi in Australia». Magari con il bambino che sta per avere. Chissà. A me piace immaginarmelo con il sole australiano negli occhi, la terra rossa attorno e le strade interminabili davanti. Lui e il suo camion.

Stando all’Associazione svizzera dei trasportatori (Astag), tra dieci anni mancheranno quasi 25’000 autisti di camion in Svizzera. La professione del camionista non sarebbe più attrattiva a causa delle troppe regolamentazioni, delle colonne, degli ingorghi sulle strade, sottolinea l’Astag.

Grazie alla riduzione delle prescrizioni, al cambiamento delle condizioni quadro e all’introduzione di un apprendistato della durata di due anni con attestato federale, la categoria dei trasportatori si augura di riuscire a far riguadagnare un certo prestigio alla professione.

Nel 2010, l’Astag ha lanciato una campagna di sensibilizzazione grazie alla quale il numero dei giovani che hanno impugnato il voltante di un tir è cresciuto del 3% nel 2011.

Il rischio di una penuria di autisti non tocca soltanto la Svizzera. In Germania, per esempio, mancherebbe il 30% del personale necessario, illustra ancora l’Astag.

Nel 2010, delle 38,4 milioni di tonnellate di merci che hanno valicato le Alpi, 14,3 sono state trasportate dai camion, con un aumento del 6,9% rispetto all’anno precedente.

I trasporti transalpini su strada sono stati 1,257 milioni e questa cifra corrisponde circa ai livelli degli anni 2007 e 2008.

Questo numero supera nettamente il limite massimo  di 650’000 viaggi, da raggiungere entro il 2018/2019, stabilito dalla legge sul trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia e a quello intermedio di 1 milione fissato per la fine del 2011.

Per quanto riguarda l’

inquinamento atmosferico

si è registrato un calo degli ossidi di azoto e le polveri fini. Tuttavia, i valori limiti vengono ancora superati lungo la A2 (Basilea-Chiasso). Vengono invece rispettati sulla meno trafficata A 13 (Sankt Margrethen-Bellinzona).

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