Ripartire dal traguardo
Da quest’anno, il motociclista bernese Tom Lüthi corre in Moto GP. Il 31enne vuole affermarsi nella classe regina, nonostante alcune difficoltà iniziali.
Tom Lüthi è in ultima fila, completamente a destra. Appare un po’ intimorito. Davanti, seduti ci sono le star, Valentino Rossi, dotato di un talento straordinario, o Marc Marquez, che nel corso della sua carriera ha inanellato innumerevoli titoli, oppure l’astro nascente Andrea Dovizioso. È un giovedì, di metà marzo, al Losail International Circuit in Qatar, alcuni giorni prima che inizi la stagione motociclistica.
Il centauro elvetico posa per la foto ufficiale di tutti i 24 piloti del campionato Moto GP e si potrebbe pensare che oggi si è avverato uno dei suoi più grandi sogni: gareggiare nella stessa categoria del suo idolo Valentino Rossi. Il quasi 40enne italiano è una star mondiale. Il nove volte campione del mondo non ha nulla da invidiare ai vari Lewis Hamilton o Cristiano Ronaldo. Anche Rossi guadagna un sacco di soldi – per la precisione almeno 30 milioni di franchi all’anno – ed è acclamato in tutto il mondo. E in Italia forse solo il portiere storico della nazionale di calcio Gianluigi Buffon gode della stessa popolarità.
«Mi è venuto quasi il batticuore quando ci siamo messi in posa per la foto», dice Tom Lüthi, con gli occhi pieni di emozione. «È una pazzia, Rossi è ora un mio avversario. Ma da quando anch’io gareggio in Moto GP non passerà certo le notti insonni».
Fatica ricompensata
Questa è la storia di un ostinato pilota di moto dell’Altopiano bernese. In giovane età scopre la sua passione per i ciclomotori e inizia a seguire le imprese di Valentino Rossi, allora 16enne o 17enne, che dimostra tutto il suo talento già all’esordio nella categoria inferiore. E ben presto un poster dell’astro nascente del motociclismo adorna la stanza dell’adolescente di Oberdiessbach. Tom Lüthi ha appena 15 anni, quando prende parte al suo primo gran premio nella classe 125. Era il 2002… un secolo fa.
E Lüthi fa ancora parte del circuito del motomondiale. In Qatar, il 18 marzo scorso, ha partecipato al suo 250° gran premio. Era il primo nella classe regina; finalmente, dopo tanti lunghi anni di duro lavoro. «In certi momenti sembrava che non riuscissi a fare il grande passo per accedere al campionato di Moto GP», dice Lüthi. «Per questo motivo sono ancora più fiero di me per esserci riuscito».
Per un pilota proveniente dalla Svizzera, un Paese senza una grande tradizione motociclistica, e senza il sostegno di uno sponsor di peso non è certo facile raggiungere la vetta. «Ma io non ho mai mollato». Negli ultimi anni, Lüthi è più costante. Alcuni osservatori sostengono che da quando lui e l’ex miss di Berna Fabienne Kropf si sono lasciati, Lüthi ha la mente più libera.
In Moto GP, Tom Lüthi corre per il team belga Marc VDS. È una squadra che dispone di pochi mezzi, certo non paragonabili a quelli delle scuderie Ducati, Yamaha e Honda. Lüthi gareggerà con un modello vecchio, con la moto con cui Marc Marquez è diventato campione del mondo.
Ma anche così la stagione di Lüthi in Moto GP ha un prezzo: 5 milioni di franchi. Infatti, la classe regina costa; l’elettronica è fondamentale poiché solo così è possibile dominare i potenti motori capaci di sviluppare velocità di punta di 340 km/h. «Non è normale ciò che si vive in sella a questi bolidi», dice Lüthi. «Devi guidarne uno per comprendere che cosa significa: l’accelerazione, la forza, i giri».
La caduta nell’autunno 2017
La Svizzera dello sport si è abituata al fatto che Lüthi sia in corsa per la conquista di un titolo mondiale. Per anni è stato un pilota vincente nella categoria delle Moto 2, anche se spesso si è fatto notare per le sue spettacolari cadute.
In 16 anni ha vinto 16 gran premi, è salito 57 volte sul podio e nel 2005, a soli 19 anni è diventato campione nella classe 125. È stato l’anno in cui il pilota di moto dell’Emmental ha battuto il grande Roger Federer, aggiudicandosi il titolo di sportivo svizzero dell’anno. È un riconoscimento che ci ha fatto capire quanto possa essere popolare il motociclismo in Svizzera. Anche Dominique Aegerter, che a 27enne fa di tutto per continuare la sua carriera in Moto 2, gode di grande notorietà.
Tom Lüthi è sempre stato più serio, migliore, più veloce rispetto a Aegerter. Nel 2016 e nel 2017 è stato vicecampione in Moto 2 e l’anno scorso stava lottando per il titolo, ma ancora una volta ha rischiato troppo ed è caduto rovinosamente, fratturandosi il piede. Il titolo di campione del mondo è andato così a Franco Morbidelli, ora suo compagno di squadra nel team Marc VDS.
La frattura del piede non ha infranto solo i suoi sogni di conquista del titolo; ha complicato anche l’inizio della sua prima stagione in Moto GP. Il 31enne ha perso tempo prezioso e a causa dell’infortunio non ha potuto svolgere i primi test a Valencia nel novembre dell’anno scorso. Ha trascorso invece settimane in riabilitazione. «È stata dura», dice Lüthi. «Non potevo attaccare». Lui si definisce una persona «molto impaziente». «Facevo progressi, ma molto più lentamente di quanto mi augurassi».
Bolide difficile da domare
E così Tom Lüthi ha vissuto un inverno poco appagante. Spesso era costretto a rimanere frustrato nella sua nuova casa, a Linden, rimuginando su quel fatale errore.
All’inizio di febbraio, quando ha potuto finalmente salire in sella al suo bolide e fare i suoi primi giri di prova, ha subito avuto la conferma del suo ritardo rispetto alla concorrenza. Lüthi perdeva in media due secondi al giro nei confronti degli altri piloti. La sua guida era lenta, non riusciva a fare progressi e improvvisamente era un pilota che rincorreva gli altri.
«Era chiaro che non potevo gareggiare con i migliori», ha ricordato Lüthi in febbraio. «Ma non ero consapevole dell’enorme difficoltà che avrei incontrato a guidare una moto di cilindrata maggiore».
Improvvisamente era un apprendista. Passo dopo passo ha dovuto imparare nuove tecniche di guida e familiarizzarsi con l’elettronica. «Avrei saltato volentieri una o due fasi di questo processo di apprendimento, ma non sarebbe andata bene per me», spiega Lüthi. «La moto mi avrebbe sbalzato di sella».
Giro dopo giro, allenamento dopo allenamento, Lüthi ha fatto dei progressi, troppo lenti per lui. E a metà marzo, quando era il momento di scendere in pista per il primo gran premio in Qatar, il pilota svizzero non si sentiva pronto. «Ho bisogno di tempo, mi mancano i chilometri di prove di novembre».
Prodezza in Qatar
Ma poi, improvvisamente Tom Lüthi si è scatenato. Un giorno dopo la foto ufficiale dei piloti di Moto GP, il pilota dell’Emmental ha iniziato a guidare il mezzo con maggiore padronanza e così il distacco dagli altri si è ridotto. Una volta è riuscito addirittura a piazzarsi 13esimo: una piccola sensazione.
Poi è arrivato il giorno della gara, un grande giorno per lui. I genitori di Lüthi erano presenti. E il suo direttore sportivo Michael Bartholemy ha detto: «Tom ha fatto dei progressi enormi in Qatar. Siamo molto contenti di lui». E da qualche parte, lungo il circuito c’era anche Daniel Epp, il suo manager che lo segue dall’inizio della carriera. Anche lui era pieno di entusiasmo per il suo beniamino: «Certo è un giorno straordinario per Tom. Ma questo gran premio deve solo essere l’inizio di qualcosa di ancora più grande».
Infine, il 18 marzo, alle 17:00, ora svizzera, è iniziata la prima gara nella categoria Moto GP di Tom Lüthi. E come una specie di sintesi della sua vita; è stata una gara con alti e bassi, con un pilota raggiante al traguardo. Lüthi è partito in 18esima posizione, è stato subito superato da quattro piloti, ma poi ha lottato e sofferto, concludendo la gara in 16esima posizione.
È stata una prestazione straordinaria, soprattutto alla luce delle difficoltà iniziali. «È sensazionale», ha detto Lüthi. «Se qualcuno mi avesse offerto questo risultato prima della gara, lo avrei subito accettato». Per un secondo non ha conquistato i suoi primi punti. Inoltre, un terzo dei piloti ha tagliato il traguardo dopo di lui.
«Ho visto raramente un pilota che lavora in maniera tanto puntigliosa», indica il direttore sportivo Bartholemy. «E quindi non sono sorpreso di questa prestazione».
E sul podio, al debutto di Lüthi in Moto GP, c’erano i soliti tre: Dovizioso davanti a Marquez e Rossi.
Futuro incerto
Tom Lüthi difficilmente riuscirà a piazzarsi tra i primi cinque in questa stagione. Forse non entrerà nemmeno tra i primi dieci. Ma di sicuro farà dei progressi, giro dopo giro. E dovrà farsi notare per strappare un nuovo contratto. Gli servirebbe del tempo per abituarsi alla nuova moto, ma di tempo non ne ha. Ha firmato un contratto di un anno con la squadra Marc VDS, che si è riservata fino all’estate 2018 l’opzione di prolungarlo.
«Ma non sarà facile», dice il suo manager Daniel Epp. Marc VDS punterà di certo sul compagno di squadra Franco Morbidelli. Inoltre, Alex Marquez, il fratello di Marc Marquez, dovrebbe accasarsi la prossima stagione nel team Marc VDS. Il 21enne è considerato il prossimo nastro nascente e pretendente al titolo nella classe regina.
Il mercato è curioso di vedere l’evoluzione di Tom Lüthi. E il manager di Lüthi tiene d’occhio il mercato. Un ritorno in Moto 2, dopo un solo anno nella categoria superiore, sarebbe una sconfitta. Lüthi vuole conquistarsi un posto tra i grandi. «Davanti a sé ha ancora alcuni splendidi anni», dice Daniel Epp. «La vera gara comincia adesso», conclude Lüthi.
(Traduzione dal tedesco: Luca Beti)
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