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L’etica di nuovi metodi di donazione di organi

Abbiamo bisogno dei nostri organi una volta morti? Keystone

È etico utilizzare organi di persone che sono morte con il suicidio assistito? Per l'esperto di etica biomedica David Shaw, si tratta di uno dei modi per cercare di contrastare la carenza di donatori di organi.


David ShawCollegamento esterno è specializzato nell’etica della donazione e del trapianto di organi presso l’università di Basilea. È anche un membro della Commissione britannica di etica delle donazioni di organi, che consiglia il Ministero della sanità nella politica in questo campo.

Secondo lo specialista, le tessere di donatori da sole non bastano. Questo, tra le altre cose, anche perché la Svizzera non dispone di un registro nazionale che gli ospedali possano consultare per sapere se i pazienti che muoiono hanno espresso il desiderio di donare gli organi. In Svizzera il tasso è di 13,6 donatori per milione di abitanti, pari a circa la metà di quello della maggior parte degli altri paesi europei.

swissinfo.ch: La donazione di organi è associata con molti problemi da un punto di vista etico?

David Shaw: Nella maggior parte dei casi la donazione di organi avviene quando qualcuno è morto e dunque gli organi non gli servono più. Potrebbero invece essere di grande utilità per altri. Ma c’è parecchia resistenza a compiere questo passo, soprattutto da parte di parenti del defunto. Penso che sia in gran parte dovuto al fatto che hanno appena perso un membro della famiglia e hanno difficoltà a vedere chiaramente i potenziali benefici della donazione.

David Shaw, ricercatore di etica biomedica all’università di Basilea. Courtesy of David Shaw

swissinfo.ch: In qualità di ricercatore, lei cerca di superare il veto della donazione di organi da parte di familiari. Si può sostenere eticamente che ciò che voleva il paziente è più importante di quello che vuole una famiglia?

D. S.: Beh, sì, penso che si possa. Anche se il defunto non aveva una tessera di donatore di organi, non si chiede alla famiglia quello che vuole fare – anche se, ovviamente, sarà lei a decidere – ma piuttosto che cosa avrebbe voluto fare il morto.

Supponiamo che la persona sia iscritta nell’elenco dei donatori di organi. Ci sono tre ragioni per cui si dovrebbe gentilmente spiegare alla famiglia perché è meglio rispettare tale volontà. Il primo è semplicemente che era il desiderio di quella persona. Se qualcuno ha fatto un testamento, dopo la sua morte, la famiglia non può cambiare le disposizioni legali. Penso che la tessera di donatore di organi dovrebbe essere trattata allo stesso modo.

In secondo luogo, è dimostrato empiricamente che famiglie che hanno posto il veto alla donazione di organi, nel giro di poche settimane hanno rimpianto tale decisione.

In terzo luogo, per ogni donazione che viene impedita, qualcuno potrebbe morire, oppure qualcuno potrebbe rimanere in dialisi per mesi o anni, o ancora qualcuno potrebbe non riacquistare mai più la vista.

swissinfo.ch: Lei ha anche proposto di effettuare donazioni di organi di pazienti morti in seguito a suicidio assistito. Come si dovrebbe procedere e di quali questioni etiche si dovrebbe tener conto?

D. S.: Premetto che non sto dicendo che dovremmo uccidere le persone per prendere i loro organi. Ma la Svizzera è uno dei pochi paesi al mondo in cui centinaia di persone usano il suicidio assistito ogni anno. Si tratta di una situazione in cui ci sono persone che vogliono morire e si sa quando hanno intenzione di farlo. Molte di loro, probabilmente, si sono iscritte come donatori di organi. Si tratta anche di essere più rispettosi di quelle persone che desiderano fare questo tipo di dono d’addio all’umanità.

Il problema quando si ha un’idea di questo tipo è che alcune persone potrebbero affermare: ‘Questi pazzi etici. Vogliono uccidere tutti ed espiantare i loro organi’. Non è affatto il caso. Sto solo dicendo che la gente muore perché non abbiamo abbastanza organi.

Ci sono anche delle obiezioni etiche, quali per esempio che sempre più persone scelgono il suicidio assistito perché pensano di poter salvare la vita degli altri e si sentono solo un peso. L’argomento del peso è molto utilizzato nei dibattiti di aiuto al suicidio e non è davvero molto convincente. La letteratura bioetica è molto chiara su questo.

Un altro problema è che, anche se il suicidio assistito è legale in Svizzera, l’atteggiamento generale di ospedali e medici, in realtà, è di cercare di non esservi coinvolti. E questo atteggiamento potrebbe estendersi a persone che lavorano nei trapianti.

swissinfo.ch: Una soluzione ancora più radicale sarebbe impiantare cellule umane in un maiale per svilupparvi organi umani. Come avanza questa ricerca?

D. S.: Non è ancora giunta a questo punto, ma quando la scienza si mette in movimento in una certa direzione è opportuno iniziare a pensare alle questioni etiche. Ciò, supponendo che la scienza riesca nel suo intento e che ne faccia un uso clinico.

Ci sono obiezioni etiche a questa nuova tecnica. Vi sono persone che sono contrarie alla mescolazione di cellule umane e animali. Certe perché pensano che siamo speciali, altre perché pensano che sia contro gli interessi dell’animale. Ma da decenni si impiantano valvole di maiali nel cuore di persone, eppure nessuno dice che è innaturale e queste persone devono morire piuttosto che avere un po’ di maiale al loro interno.

Un’altra preoccupazione è che, se si mescolano cellule animali e umane e si trapianta un organo di un animale in una persona, si possa generare qualche nuovo virus che si trasmette dai suini agli esseri umani. Ovviamente questo riguarda maggiormente la salute pubblica, che il singolo maiale o il singolo destinatario dell’organo.

swissinfo.ch: Ci sono stati anche gli scandali di organi dirottati verso le persone ‘sbagliate’ in lista d’attesa. Ciò ha avuto un effetto negativo sulle donazioni di organi?

D. S.: In Germania ci sono effettivamente stati incentivi finanziari per i medici relativi al numero di trapianti eseguiti e di pazienti in cui sono stati impiantati organi. Questo sembra aver portato alcuni medici in Germania a manipolare i risultati dei test affinché le condizioni del paziente sembrassero peggiori, in modo da avere la priorità per ricevere un organo.

Ogni volta che accade qualcosa di simile è un male non solo perché è stato fatto qualcosa di immorale e le persone che avrebbero dovuto ottenere prioritariamente gli organi non li hanno ricevuti, ma anche perché mina la fiducia della gente in tutto il sistema di donazione e di trapianto.

swissinfo.ch: Qual è, a suo parere, il modo più promettente per aumentare la donazione di organi in Svizzera?

D. S.: Creare un registro centrale dei donatori, incoraggiare la gente ad iscriversi e sottolineare il numero di vite che possono essere salvate.

Per via della legge sui trapianti, il governo svizzero mantiene una posizione neutrale su di essi. Penso che sia semplicemente perché la donazione di organi è una questione personale, tocca i rapporti familiari e la morte. Ma penso che se si vuole migliorare il tasso di donazione di organi, salvare vite umane e migliorare la vita delle persone, è necessario dire che è una buona cosa, anche se non vi è, ovviamente, l’obbligo per nessuno di donare i propri organi quando si muore.

Statu quo sul consenso

Il 17 ottobre 2014, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità della Camera del popolo si è pronunciata contro il passaggio al sistema del “consenso presunto” – detto anche modello dell’opposizione –, il quale presuppone che tutti i cittadini sono considerati donatori di organi, a meno che non oppongano esplicitamente il loro veto. La Commissione raccomanda alla Camera di mantenere il sistema attuale che impone l’ottenimento del consenso per l’espianto di organi. Per chi non ha lasciato disposizioni esplicite (detentori di una tessera di donatori di organi, dichiarazione scritta o altro), è la famiglia che deve decidere.

La Camera dei Cantoni si era espressa per lo statu quo nel novembre 2013.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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