Il cambiamento climatico costa caro
L’impatto economico per la Svizzera potrebbe arrivare anche al 4% del PIL: le considerazioni di alcuni esperti ed esperte.
L’estate 2025 è stata di fuoco per l’Europa: tra Francia e Spagna sono bruciati 600’000 ettari di boschi, il doppio della superficie del canton Ticino. Considerando le altre catastrofi naturali, il conto per l’Unione Europea è di 40 miliardi di franchi – e questo è il saldo solo per i mesi estivi.
Julia Steinberger è un’economista all’Università di Losanna; inoltre, è co-autrice dei rapporti IPCC, il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici dell’ONU. Ai microfoni del Telegiornale spiega perché non agire ci costa già moltissimo.
“Ogni anno, in Svizzera, centinaia di persone muoiono già a causa delle ondate di calore. Abbiamo perso villaggi interi – come quello di Blatten – e i costi si misurano in infrastrutture distrutte, in salute, in vite spezzate. Il cambiamento climatico non è un rischio futuro: è un fatto socioeconomico presente”.
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“Appartengo all’economia ecologica, una corrente che contesta l’idea della crescita illimitata. Possiamo vivere bene senza crescita, se riorganizziamo produzione e consumo per il benessere collettivo, e non per l’accumulo di ricchezza. Oggi continuiamo a confondere progresso con espansione e crescita materiale – ma questo non è più sostenibile”.
Quello che stiamo facendo attualmente non basta più, lo ha sostenuto anche il segretario dell’ONU, Antonio Guterres. Superando la soglia di 1,5°C o 2°C di riscaldamento, proteggerci dai cambiamenti climatici diventa sempre più difficile, se non impossibile. “Per questo dobbiamo agire ora e fermare le emissioni, non solo adattarci ai loro effetti”, conclude Steinberger.
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L’importanza della prevenzione è sostenuta da diversi economisti. Agire presto conviene: ciò permette di ridurre maggiormente i danni e di rendere la transizione climatica più breve e meno costosa. Più aspettiamo, più il conto diventa salato. Anche la Strategia climatica a lungo termineCollegamento esterno della Confederazione rimarca questo dato:
“Gli studi disponibili stimano che, se il riscaldamento climatico dovesse avanzare, i costi per la Svizzera nel 2050 potrebbero toccare anche il 4% del PIL annuo. Se invece si riuscirà a ridurre le emissioni globali e a limitare il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5 °C, i costi nel 2050 raggiungeranno al massimo l’1,5% del PIL.”
David Hémous è un’economista all’Università di Zurigo e sostiene che delle politiche climatiche efficaci devono passare dall’innovazione e dalla politica industriale.
“La tecnologia, insomma, non è neutra: segue gli incentivi. Senza un orientamento politico chiaro, l’innovazione si concentra dove il profitto è immediato, anche se insostenibile. Nel nostro lavoro abbiamo visto che un aumento del 10% del prezzo dei carburanti genera il 10% in più di innovazione nei veicoli elettrici o ibridi.”
Il mercato è pronto ad agire, ma ha bisogno di incentivi chiari e stabili. Per questi specialisti il cambio di rotta è urgente, ma il mondo politico stenta a trovare soluzioni condivise ed efficaci.
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