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«I mussulmani non si fidano dell’Occidente»

Tariq Ramadan afferma che la spaccatura tra Occidente e Islam rimane profonda Keystone

Cinque anni dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, Tariq Ramadan osserva che la confidenza reciproca tra mussulmani e Occidente ha toccato il fondo.

A colloquio con swissinfo, il professore di studi islamici afferma che la solidarietà di molti mussulmani dopo gli attentati è stata erosa da ciò che è accaduto in Iraq e Libano e dalla percezione negativa dell’Islam in Occidente.

Ramadan è attualmente ricercatore al St. Anthony’s College (università di Oxford) e alla fondazione Lokahi a Londra. Ha pubblicato oltre 20 opere sull’Islam.

In seguito agli attentati di Londra, è stato chiamato a far parte di una task force del governo britannico creata per combattere la radicalizzazione e l’estremismo islamici.

swissinfo: Che sentimenti provano i mussulmani nei confronti dell’11 settembre?

Tariq Ramadan: Credo che la stragrande maggioranza delle persone di fede mussulmana nel mondo abbia condannato quanto è accaduto. Il sentimento è che si tratti di qualcosa di estraneo all’Islam e ai nostri valori. Ma c’è una forte mancanza di fiducia a causa di ciò che è successo in seguito a livello globale.

Inoltre c’è la realtà della politica di sicurezza occidentale e il fatto che i mussulmani si sentono traditi e presi di mira. Così, in generale, la percezione delle conseguenze dell’11 settembre è negativa.

swissinfo: Cinque anni dopo, lei descriverebbe perciò le relazioni tra Islam e Occidente nei termini di una profonda sfiducia reciproca?

T.R.: Sì. In Occidente c’è ancora il sentimento che l’Islam sia una potenziale minaccia, non solo gli estremisti e i radicali, ma l’Islam in generale. La realtà di questo stato di cose è emersa con evidenza nella vicenda delle caricature di Maometto. Da una parte l’Occidente diceva che i mussulmani sono contro i suoi valori e contro la libertà di espressione, dall’altra molti mussulmani accusavano l’Occidente di essere nemico dell’Islam. Anche alcuni leader mussulmani hanno avuto un ruolo negativo in questo contesto.

swissinfo: Dopo l’11 settembre ci sono stati vari appelli ad una migliore comprensione tra i due campi. Dopo cinque anni, sono stati compiuti dei veri progressi?

T.R.: Credo che la situazione sia problematica. Negli ultimi cinque anni ci sono state molte persone che hanno affermato la necessità di una comprensione reciproca, ma dopo l’11 settembre molti avvenimenti nel mondo sono andati in senso contrario. Alla fin fine, la gente è molto influenzata dalla politica degli Stati Uniti e dal silenzio e dalle divisioni dei governi europei.

I mussulmani sentono l’Occidente parlare di democrazia e diritti umani, ma vedono che gli interventi in Iraq e Afghanistan non hanno portato democrazia e che la gente non è stata trattata in modo dignitoso. Oltre tutto, i paesi mussulmani credono che a Israele sia stata data luce verde per uccidere civili in Libano durante più di cinque settimane.

A questa lista va aggiunto ciò che sta accadendo in Europa e negli Stati Uniti in termini di politica di sicurezza e di immigrazione. E non va dimenticata la recente conferma dell’esistenza di carceri segrete.

swissinfo: C’è differenza tra Europa e Stati Uniti nella percezione dei mussulmani?

T.R.: Sì. L’attuale amministrazione Bush negli Stati Uniti è percepita come generalmente inaffidabile e impegnata ad agire in favore di interessi particolari. All’Europa si attribuisce il potenziale per essere diversa, anche se ora segue la linea tracciata dagli USA.

Dopo la guerra in Iraq c’era la speranza che alcuni governi europei potessero mostrare un altro volto. Ma la guerra in Libano ha dimostrato che non ci si può aspettare molto dall’Europa, che non è abbastanza coraggiosa per prendere posizione a fianco degli arabi.

swissinfo: Cosa dovrebbe fare l’Occidente per cambiare questa percezione negativa?

T.R.: Credo sia una questione di coerenza. Non puoi dire da una parte di promuovere la democrazia, se poi dall’altra tratti con governi dittatoriali che appoggiano i tuoi interessi o non fermi una guerra (in Libano) che sta uccidendo persone innocenti.

Anche il continuo discorso sull’impossibilità dell’integrazione sta spingendo i mussulmani ai margini della società. In Europa e negli Stati Uniti si continua a presentare l’Islam come qualcosa di alieno, come se non avessimo valori in comune e non potessimo vivere insieme.

Intervista swissinfo: Adam Beaumont
(traduzione dall’inglese: Andrea Tognina)

Ramadan ha un master in filosofia e letteratura francese e un dottorato in studi arabi e islamici, conseguiti all’Università di Ginevra.
Attualmente lavora al St. Anthony’s College (università di Oxford) e alla fondazione Lokahi di Londra.
È presidente dell’European Muslim Network, un gruppo di riflessione basato a Bruxelles.

Tariq Ramadan è nipote di Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli mussulmani nel 1928.

Due anni fa le autorità statunitensi gli hanno impedito di occupare un posto all’università Notre Dame nello stato dell’Indiana, per ragioni di sicurezza. L’intellettuale nato a Ginevra parla però di «ragioni ideologiche».

Ramadan, che vive a Londra, dice di voler «costruire ponti tra due mondi che non si conoscono molto bene».

Accusato di sostenere gli attentati in Iraq e in Israele, Ramadan ha condannato pubblicamente l’11 settembre e gli attentati di Londra. Afferma di essere contrario all’uccisione di persone innocenti.

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