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Sudafrica: pugno di ferro contro minatori in sciopero

(Keystone-ATS) Pugno di ferro del gigante sudafricano del platino Amplats contro i minatori in sciopero. L’azienda, filiale dell’omonimo colosso anglo-americano, ha annunciato la decisione di licenziare 12’000 operai che protestavano da tre settimane nel sito di Rustenburg chiedendo aumenti salariali, mentre ieri seri in nuovi scontri con la polizia un operaio è rimasto ucciso, portando così il numero delle vittime dello scontro sociale a quota 48.

La situazione è divenuta incandescente nel paese anche nel settore dei trasporti, dopo le due settimane di sciopero proclamate dai camionisti: una protesta che ha cominciato ad avere un impatto negativo sulla produzione e le esportazioni del costruttore di automobili mondiale General Motors e sulla Royal Dutch Shell. Il gigante americano dell’automobile paventa uno stop totale della produzione nel caso lo sciopero continui.

Solo una settimana fa Moody’s ha abbassato il rating del Sudafrica, passato a Baa1, denunciando la debolezza del governo “a gestire i rischi per la crescita e la competitività” a fronte della crisi sociale.

I riflessi sull’economia nazionale sono stati evidenti, con il rand che ha perso il 2% nei confronti del dollaro di fronte all’incapacità del partito al potere, l’African National Congress (Anc), di riprendere in mano la situazione. Lo stesso presidente Jacob Zuma è stato più volte criticato per non avere saputo dare una risposta chiara dinanzi alle prime proteste, due mesi fa.

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