
Sudan: orrore in Sud Kordofan, secondo un rapporto dell’ONU
(Keystone-ATS) Fosse comuni, attivisti scomparsi, funzionari internazionali umiliati col grilletto alla tempia. E migliaia di sfollati costretti a rifugiarsi in chiese, ospedali, o nei campi dell’Onu. La situazione nel Sud Kordofan, in Sudan, è agghiacciante. A sostenerlo sono le Nazioni Unite in un rapporto da cui emerge una situazione che ricorda molto da vicino la tragedia di un’altra regione sudanese, il Darfur.
“Potrebbero essere stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità – sostengono all’ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani – deve essere aperta un’indagine”. Secondo il rapporto, il governo del Sudan sarebbe responsabile di gran parte delle atrocità, iniziate in giugno, a ridosso del confine tra il Sudan e il nuovo Stato del Sud Sudan.
Nel Sud Kordofan, uno stato del Nord, la popolazione dei monti Nuba ha però appoggiato il Sud durante la guerra civile conclusasi nel 2005. La regione è inoltre ricca di petrolio, una risorsa ancora più preziosa dopo la separazione tra Nord e Sud, che ha ridotto il territorio amministrato da Khartoum. Il 5 giugno scorso l’esercito sudanese ha iniziato una serie di operazioni militari a Kadugli, la capitale del Kordofan meridionale. Dopo aver preso controllo dell’aeroporto, le forze armate hanno iniziato “ricerche porta a porta, sottoponendo i residenti a controlli d’identità”. Chi era di etnia Nuba, storicamente ostile al Nord, è stato cacciato. Tra i 6 e i 7 mila profughi sono arrivati al campo delle Nazioni Unite. Altri si sono ammassati in chiese ed ospedali.
Secondo le stime della Mezzaluna Rossa, il corrispettivo della Croce Rossa nei Paesi musulmani, l’intervento di Khartoum ha provocato complessivamente 73 mila profughi. Le testimonianze raccolte nel rapporto indicano anche l’esistenza di fosse comuni. Il documento Onu accenna al possibile uso di armi chimiche da parte degli aerei sudanesi, e di foto di “cadaveri tagliati a metà, compresi quelli di donne e bambini”.