Switzerland First per i treni FFS? “Sarebbe illegale”, dice esperta
Sta sollevando un polverone politico l'aggiudicazione di un appalto miliardario per nuovi treni FFS alla tedesca Siemens, invece che alla svizzera Stadler Rail: da destra come da sinistra arrivano bordate contro le ferrovie federali ed è partito un dibattito di fondo.
(Keystone-ATS) La giurista però mette in guardia: un bonus a favore delle imprese elvetiche sarebbe contrario alla legge.
“Quanto bisogna essere stupidi per non affidare un contratto a un’azienda svizzera modello come Stadler a causa di una differenza di prezzo minima?”, si chiede su X il consigliere nazionale zughese – ed ex presidente del Centro – Gerhard Pfister. A suo avviso si tratta della seconda decisione sbagliata ai danni del contribuente dopo quella relativa ai cosiddetti “Schüttel-Dosto”, soprannome dato ai treni Bombardier/Alstom che tanto hanno fatto discutere fra l’altro per il comfort dei passeggeri, sottoposti loro malgrado a spiacevoli scossoni e vibrazioni.
Il consigliere nazionale Thomas Burgherr (UDC/AG) – riferisce oggi il Blick – ha già promosso un atto parlamentare: vuole sapere dal Consiglio federale se nella gara d’appalto sono stati presi in considerazione gli interessi e la situazione occupazionale dell’industria svizzera. Il collega verde liberale argoviese Matthias Jauslin intende invece portare il tema nella Commissione della gestione. “Non voglio insinuare che le FFS non abbiano rispettato la legge sugli acquisti pubblici”, scrive X. Il 63enne si chiede però se l’azienda abbia sfruttato appieno il suo margine di manovra.
Critiche alle FFS riguardo all’ordine di 116 treni regionali per 2,1 miliardi di franchi arrivano anche da sinistra. “Questa decisione delle FFS è di basso livello”, afferma Pierre-Yves Maillard, consigliere agli Stati (PS/VD) e presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS), in dichiarazioni riportate oggi dal Tages-Anzeiger (TA). A suo avviso i vantaggi di un’offerta nazionale avrebbero dovuto compensare la differenza di prezzo di 18 milioni di franchi. “Più posti di apprendistato, più impieghi e salari, minore distanza dai centri di produzione: tutto questo dovrebbe avere un valore per un’azienda nazionale”.
Unia aveva già preso posizione domenica, giudicando “incomprensibile” la scelta di assegnare un contratto miliardario a un costruttore che non dispone di stabilimenti in Svizzera: secondo il sindacato ne va della “sostenibilità sociale ed ecologica”. Lo stesso giorno le FFS hanno però ribattuto con forza a questa argomentazione: “nel diritto degli appalti pubblici non è consentito favorire le imprese nazionali o creare vantaggi competitivi per le imprese nazionali, anche se ora in alcuni casi si sostiene il contrario”, sostiene l’azienda.
Ma cosa dicono gli esperti? “Se si vuole verificare se i fornitori nazionali possano essere favoriti, non bisogna considerare solo il diritto svizzero in materia di appalti pubblici, ma anche i relativi accordi internazionali”, spiega a TA Marc Steiner, giudice del Tribunale amministrativo federale (TAF). In primo piano figura in tal senso l’accordo sugli appalti pubblici dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Lo specialista non vuole esprimersi sull’aggiudicazione concreta delle FFS, perché in caso di ricorso da parte di Stadler Rail – l’impresa ha già detto che lo sta valutando – potrebbe dover decidere in merito.
Parole più chiare arrivano da Rika Koch, professoressa presso la Scuola universitaria professionale di Berna. “Un bonus nazionale per favorire l’economia locale non è compatibile né con il diritto degli appalti pubblici né con gli accordi internazionali”, dice alla testata zurighese. Le condizioni relative al luogo di lavoro, come la formazione degli apprendisti in loco, non possono essere incluse dai FFS nei criteri di aggiudicazione, perché ciò costituirebbe una discriminazione nei confronti delle imprese straniere.
Se la Svizzera volesse seguire l’esempio della politica promossa dal presidente americano Donald Trump e assegnare gli appalti secondo il principio “Switzerland First” dovrebbe uscire dall’accordo OMC, afferma la giurista. E aggiunge: “Il fatto che nel 2025 si discuta ancora di una forma di protezionismo di questo tipo mi scandalizza profondamente”.
Il Tages-Anzeiger fa peraltro presente che Siemens impiega circa 6000 dipendenti in Svizzera ed è quindi una delle più grandi aziende industriali del paese. Inoltre Stadler Rail si aggiudica regolarmente commesse in Germania. Ma per il costruttore turgoviese il paragone non regge. “I treni che vendiamo in Germania vengono costruiti obbligatoriamente nel nostro stabilimento di Berlino”, fa presente un portavoce contattato dal giornale.