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Visita Xi Jinping: dimostrazione pacifica di 400 tibetani

Xi Jinping e la moglie Peng Liyuan al loro arrivo a Zurigo. KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Circa 400 persone, tra tibetani in esilio in Svizzera e loro sostenitori, hanno manifestato stamani in centro a Berna a margine della visita di Stato nella Confederazione del presidente cinese Xi Jinping.

I dimostranti hanno chiesto maggiore rispetto dei diritti dell’uomo in Tibet e l’avvio di un dialogo tra il governo di Pechino e il Dalai Lama, la massima autorità spirituale del locale buddhismo.

Sugli striscioni si potevano leggere slogan come “Xi Jinping: metti fine alla tortura in Tibet” o “Portiamo la democrazia svizzera in Tibet e in Cina”. Stando alla comunità tibetana in esilio, dal 1992 2000 compatrioti sono finiti in carcere per reati politici. Inoltre, dal 2009 sono stati censiti 145 episodi in cui tibetani si sono immolati col fuoco.

I manifestanti hanno inserito le loro richieste in un “appello”, promosso da tutte e quattro le organizzazioni di tibetani nella Confederazione. “Il Dipartimento federale degli affari esteri ci ha assicurato che trasmetterà l’appello alle autorità cinesi”, ha detto all’ats Thomas Büchli, presidente della società dell’amicizia svizzero-tibetana (GSTF).

Nel suo discorso Büchli, lodando la Svizzera nell’ambito del contenzioso tra Tibet e Cina, ha auspicato che Berna in un eventuale futuro dialogo tra le parti possa assumere il ruolo di mediatore.

Negli scorsi giorni ha fatto parecchio discutere la decisione delle autorità di limitare le possibilità di manifestare degli esuli tibetani, a cui non è stato concesso l’acceso alla Piazza federale ed è stato imposto di dimostrare il mattino, prima dell’arrivo a Berna di Xi.

Per le autorità elvetiche si è trattato di scongiurare quanto accaduto nel 1999 in occasione della visita di Stato del predecessore di Xi, Jiang Zemin. Allora esuli tibetani avevano manifestato in Piazza federale, a poca distanza da Jiang, che andò su tutte le furie.

A questo proposito durante la manifestazione l’associazione gioventù tibetana in Europa (VTJE) è stata molto meno consensuale della GSTF, accusando le autorità elvetiche di censura e trattamento antidemocratico per “meri vantaggi commerciali a corto termine”, come ha detto Migmar Dhakyel, membro della VTJE e portavoce degli organizzatori della manifestazione.

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