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Bottiglie in plastica contro l’acqua infetta

L'acqua potabile è una priorità nelle regioni toccate dal maremoto di dicembre Keystone

Le bottiglie di PET offrono il sistema più semplice per purificare l'acqua nelle zone colpite dallo tsunami; è una soluzione svizzera per evitare le epidemie.

Dei ricercatori svizzeri ne hanno studiato le caratteristiche e localizzato il principale problema: la gente non riesce a credere ad una soluzione che risulta tanto banale.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ritiene che l’acqua infetta è uno fra i problemi più urgenti per le popolazioni toccate dal maremoto del 26 dicembre scorso. Si stima che oltre 150’000 persone devono già far fronte a dei focolai di colera, tifo, e dissenteria.

Anche in situazioni normali, si contano ogni anno 1,6 milioni di morti a causa della diarrea causata dal consumo di acqua infetta. I primi ad essere toccati sono i bambini al di sotto di cinque anni.

Le proposte dell’Istituto federale per le scienze e le tecnologie ambientali assumono in questo quadro un’importanza particolare. Già da una decina di anni, suoi ricercatori hanno infatti messo a punto un sistema dai costi ridottissimi per disinfettare l’acqua e renderla potabile.

Alternativa vantaggiosa

Il sistema si chiama Sodis e il suo funzionamento di una semplicità disarmante: basta riempire con l’acqua una bottiglia di plastica ed esporla al sole per almeno sei ore, se possibile su un tetto di lamiera.

Le radiazioni solari e la temperatura elevata permettono di disinfettare a sufficienza l’acqua, uccidendo la maggior parte dei batteri e dei virus contenuti. Il sistema è già in uso in una ventina di paesi e si è dimostrato come valida alternativa ai sistemi di depurazione convenzionali.

Martin Wegelin, responsabile del programma di trattamento dell’acqua dell’Istituto con sede al Politecnico di Zurigo, afferma che i risultati delle sue ricerche interessano molti in queste settimane. Il suo ufficio è stato contattato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dalla Direzione federale per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) e anche dall’Unicef.

Visto che queste organizzazioni non hanno ancora impiegato il sistema, hanno voluto informarsi per conoscere meglio le sue potenzialità.

Peter Kaufmann, responsabile della sezione acqua potabile della DSC, raccomanda ora caldamente l’applicazione del sistema nelle regioni colpite dallo tsunami: «Pensiamo che il sistema sia utile anche per tutte quelle regioni che fin ora non disponevano di sistemi di depurazione», afferma infatti a swissinfo.

Evitare il peggio

Martin Wegelin si rallegra dell’interesse, perché il sistema può essere impiegato senza problemi anche nelle zone toccate dal disastro: «Un progetto che abbiamo lanciato a Lombok, all’estremo sud dell’Indonesia, ha raggiunto 100’000 persone in un solo anno – afferma – per questo si può ampliare sensibilmente questo tipo di intervento».

Il cardine del successo è la collaborazione con i partner locali: «Contiamo nella loro esperienza e sul fatto che hanno sviluppato delle pubblicazioni informative nelle lingue locali. Loro sanno come promuovere l’idea sul posto».

Di fondamentale importanza è, secondo Wegelin, la disponibilità di metodi veloci, efficaci e vantaggiosi per depurare l’acqua nelle regioni devastate dall’onda marina. «Spesso i sistemi altamente sofisticati sono cari e non raggiungono che poche migliaia di persone», spiega ancora il ricercatore.

Paura del contagio


Il progetto è ora in viaggio non solo verso l’Indonesia, ma anche in India, Sri Lanka e Tailandia. Ma rifornire delle necessarie bottiglie di plastica le zone ancora isolate dal resto del mondo non è facile.

Eppure i risultati sono confortanti: nelle regioni in cui il sistema è stato introdotto, si riscontra un’alta disponibilità da parte della popolazione locale. Il compito più difficile è però convincere la gente che un sistema tanto semplice possa davvero essere efficace.

Ma il pericolo di infezioni può servire a convincere in tempi brevi della necessità di sottoporre l’acqua a questo trattamento. «Le malattie infettive sono comuni a molti paesi asiatici, ma quando se ne parla ad alta voce, anche l’opinione pubblica registra il messaggio ed è disposta ad accettare le misure necessarie», conclude Wegelin.

swissinfo, Scott Capper
(traduzione: Daniele Papacella)

La diarrea è, con il 4%, una delle prime cause di morte a livello mondiale.
La malattia è causata normalmente da infezioni gastrointestinali (per esempio il colera o la dissenteria), che portano alla morte 2,2 milioni di persone ogni anno.
Si tratta in gran parte di bambini nei paesi in via di sviluppo.

Sodis, il progetto per disinfettare l’acqua, necessita di una semplice bottiglia in PET trasparente.

L’esposizione alle radiazioni solari e l’aumento di temperatura permettono di eliminare praticamente tutti i batteri e i virus contenuti nell’acqua.

Per avere successo è necessaria un’esposizione di almeno sei ore e nelle bottiglie deve esserci una quantità limitata d’acqua. Se l’acqua raggiunge i 50 gradi, basta un’ora.

Il sistema non applicabile ovunque: è infatti necessaria una determinata forza di irradiazione solare e il cielo deve essere chiaro.

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