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Diritti umani: le ONG dubitano dell’ONU

La situazione in Cecenia è, secondo le ONG, una di quelle "dimenticate" dalla Commissione Keystone

L’annuale sessione della Commissione per i diritti dell’uomo che s’inaugura lunedì a Ginevra rischia di rivelarsi un inutile fiume di parole.

Il timore è espresso da numerose organizzazioni non governative svizzere ed internazionali. Che chiedono una profonda riforma dell’istituzione dell’ONU.

“Anno dopo anno, la Commissione continua a chiudere gli occhi su numerose violazioni dei diritti dell’uomo, perpetrate dunque in completa impunità”.

Ecco il verdetto di Irène Khan, segretaria generale di Amnesty International (AI), alla vigilia della 60esima sessione della Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (UNHRC).

“Se non è in grado di assumere le grandi sfide, l’istituzione sarà marginalizzata”, dice Irène Khan a swissinfo.

Pure lo svizzero Adrien-Claude Zoller è molto critico nei confronti di un’istituzione che dovrebbe promuovere i diritti fondamentali degli esseri umani, denunciando chi non li rispetta. Ma che, secondo lui, ha perso di vista il suo mandato.

“La Commissione è divenuta una camera dell’impunità, dove giudici ed accusati siedono allo stesso banco”, sottolinea il presidente dell’ONG ‘Ginevra per i diritti dell’uomo’.

Vasta agenda

Nel corso delle prossime sei settimane, l’UNHRC dovrà chinarsi sulla situazione dei diritti umani in una ventina di Stati.

Allo stesso tempo dovrà valutare questioni concernenti il diritto allo sviluppo ed all’educazione, l’estrema povertà, l’intolleranza religiosa, la tortura e la tratta dei bambini.

Temi spinosi che possono infastidire numerosi Stati, sia al nord che al sud del mondo.

“Se diamo un’occhiata al pianeta, vediamo come i diritti dell’uomo sono calpestati in Iraq, in Afghanistan, nel Congo, in Cina, in Cecenia, nello Zimbabwe, in Sudan, in Arabia saudita e adesso pure ad Haiti”, rileva Irène Khan. “Cosa fa la Commissione di fronte a ciò?”.

Lotta al terrorismo

ONG come Amnesty International o Human Rights Watch (HRW) chiedono alla Commissione di compiere un passo ulteriore.

Quello di avviare un monitoraggio sugli effetti delle misure anti-terrorismo sui diritti dell’uomo. Ad esempio discutendo anche dello statuto dei prigionieri detenuti dagli americani a Guantanamo.

Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna ed Australia, che presiederà la sessione 2004, sono contrari alla proposta, così come India, Pakistan ed Arabia saudita.

“Dall’11 settembre, i diritti fondamentali delle persone sono stati attaccati dai governi in nome della guerra al terrorismo. Crediamo che, per frenare questa tendenza, anche la Commissione debba giocare il suo ruolo”, rileva Irène Khan.

Battaglia diplomatica

L’UNHRC è un’arena nella quale, ogni anno, si confrontano i 53 paesi che vi sono rappresentati, nel tentativo di adottare risoluzioni che stigmatizzino le azioni di governi responsabili di violazioni dei diritti dell’uomo.

Spesso tuttavia gli Stati presi di mira riescono a convincere una maggioranza dei membri della Commissione a rifiutare le risoluzioni.

Sono dunque soltanto dei paesi isolati sul piano internazionale che, abitualmente, finiscono per essere condannati dall’istanza dell’ONU.

Per questa ragione, le ONG chiedono una riforma dell’istituzione. “Dovrebbe stabilire dei criteri trasparenti ed oggettivi per la selezione dei paesi sottoposti ad esame”, sostiene Irène Khan.

Adrien-Claude Zoller teme tuttavia che la Commissione possa optare per la direzione opposta. “Proprio durante questa sessione, potremmo assistere all’abbandono puro e semplice della procedura di condanna”, precisa l’esperto svizzero.

“In 60 anni d’esistenza, l’UNHRC ha permesso grandi progressi in materia di diritti dell’uomo. Ora siamo in una fase di regressione. Ma, prima o poi, le delegazioni dei vari Stati finiranno per distendersi nuovamente”, conclude Zoller..

swissinfo

La Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite si riunisce a Ginevra dal 15 marzo al 23 aprile.

Alla sessione partecipano più di 3000 delegati, rappresentanti degli Stati membri o osservatori, così come di organizzazioni non governative (ONG).

La Commissione è composta da 53 Stati eletti a rotazione dal Consiglio economico e sociale dell’ONU.

La Svizzera spera di divenire membro della Commissione nel 2007.

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