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Guantanamo: appello della Croce rossa senza eco

Keystone Archive

Il presidente della Croce rossa internazionale Jakob Kellenberger è stato a Washington a cercare soluzioni per gli internati di Guantanamo. Torna a mani praticamente vuote.

Jakob Kellenberger non ha ottenuto risposte chiare dal governo Bush sul destino degli accusati di terrorismo – fra cui Saddam Hussein – internati nella base.

Il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) Jakob Kellenberger, in visita a Washington nel fine settimana, ha esortato per la prima volta pubblicamente le autorità americane ad accelerare il processo di revisione dello status delle persone arrestate negli Stati Uniti nel quadro della lotta contro il terrorismo.

Nei due giorni passati a Washington, Kellenberger ha incontrato il segretario di Stato americano, Colin Powell, la consigliera per la sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, ed il vice segretario alla Difesa, Paul Wolfowitz. Il presidente del CICR si è detto preoccupato per la sorte delle persone arrestate nel quadro della campagna internazionale contro il terrorismo.

Il capo di internamento di Guantanamo è stato aperto a inizio 2002; vi sono internate oltre 600 persone. Kellenberger ha rinnovato la richiesta del CICR di ottenere delle informazioni su questi detenuti e di poterli vedere.

Ribadire il diritto di visita

Ossequiando al proprio mandato internazionale, il CICR tiene a vedere tutti i detenuti di Guantanamo. «Le precedenti domande di notifica e di accesso non hanno finora avuto risposta, ragion per cui il CICR ha deciso di rendere la richiesta pubblica», ha precisato Antonella Notari, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa.

Il presidente del CICR ha chiesto inoltre che sia definito immediatamente il destino dei detenuti di Guantamano e ha deplorato il fatto che 660 persone trattenute nella base cubana «subiscano tuttora un internamento la cui durata è apparentemente indeterminata, che esula dall’ambito di applicazione del diritto».

Condizioni di detenzione non adeguate

Kellenberger ha ricordato che nel maggio 2003, in occasione della sua visita al campo di prigionia, allestito nella base militare statunitense a Cuba, il CICR aveva chiesto che venisse concesso ai detenuti un giusto processo e che fossero cambiate le condizioni detentive, definite pericolose per la salute mentale dei prigionieri.

Tali richieste non hanno ottenuto adeguate risposte, ha detto Kellenberger. A oltre due anni dall’arresto la gran parte degli ex talebani e sospetti terroristi, sono considerati dagli USA non come prigionieri di guerra ma «combattenti nemici».

In attesa di un giusto processo

Senza nascondere il suo sconcerto, Kellenberger ha sottolineato il fatto che le persone sono detenute a tempo indeterminato. Gli Stati Uniti hanno rilasciato solamente 84 prigionieri, attraverso un processo che si è svolto con modalità segrete, ed ha estradato in Arabia Saudita quattro ulteriori detenuti.

«Wolfowitz mi ha detto che accelererà il processo di revisione dello status dei prigionieri e questo, nella mia speranza, potrebbe condurre a velocizzare le scarcerazioni», ha affermato Kellenberger.

Riguardo a Saddam Hussein, ha aggiunto poi Kellenberger, gli Stati Uniti non hanno ancora fissato una data per l’incontro tra una delegazione del CICR e l’ex presidente iracheno. Questi, arrestato il 13 dicembre 2003, è stato dichiarato prigioniero di guerra il 9 gennaio scorso, status che, tra le altre cose, gli garantisce l’assistenza del CICR.

Riguardo Guantamano, Washington ha promesso di accelerare il trattamento dei casi, ma non ha fornito alcun termine. Ancora nessuna data è stata fissata per l’incontro con Saddam Hussein.

swissinfo e agenzie

Il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, lo svizzero Jakob Kellenberger, si è recato in visita ufficiale a Washington il 15 e 16 gennaio.

Nella due giorni ha incontrato i vertici del governo statunitense per discutere dello statuto degli internati a Guantanamo.

Si tratta di 660 persone accusate di terrorismo e rinchiuse in attesa di giudizio a partire dal gennaio 2002.

La Croce rossa – in ossequio al suo compito fissato nelle convenzioni internazionali – visita gli internati e garantisce uno scambio minimo di informazioni con le famiglie.

Il traguardo della visita era sbloccare la situazione. Gli internati aspettano un normale procedimento penale che possa giustificare la loro detenzione.

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