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Si moltiplicano i casi d’influenza aviaria

I cigni sul lago di Costanza iniziano a pagare tributo all'aviaria. Keystone Archive

Meno di una settimana dopo il primo, venerdì sono stati scoperti cinque nuovi casi d'influenza aviaria in Svizzera. Le zone di protezione sono state estese.

Il numero d’animali ritrovati morti portatori del virus H5 è così salito a sette. Ma i casi sono destinati ad aumentare.

Venerdì, il virus H5 è stato rilevato nelle carcasse di due anatre morte a Ginevra e di tre altri uccelli migratori nel canton Sciaffusa: un’anatra a Ramsen, una folaga a Stein ed un cigno a Sciaffusa.

Il numero dei casi verificati nella Confederazione sale così a sette, ha comunicato l’Ufficio federale di veterinaria (UFV). In un caso è già stato confermato il contagio con il ceppo H5N1 ad alta patogenicità.

Al contrario, la malattia non si è finora manifestata in nessun allevamento di pollame, scrive l’UFV.

Protezione ampliata

I campioni degli animali ritrovati venerdì sono stati spediti al laboratorio di riferimento di Weybridge, in Inghilterra, per verificare l’eventuale presenza del ceppo H5N1. I risultati saranno disponibili tra circa una settimana.

Le zone di protezione e di sorveglianza sono state ampliate ma le autorità si attendono che nei prossimi giorni verranno alla luce nuovi contagi riguardanti gli uccelli selvatici.

Il dispositivo di sorveglianza e di protezione applicato dopo l’arrivo dell’aviaria in Svizzera, avvenuto domenica scorsa, è stato ampliato. In relazione ai casi di Ginevra, riguarda ormai parte del Canton Vaud e la vicina Francia. Nel canton Sciaffusa, sono state create nuove zone di sorveglianza e protezione che sconfinano anche sul territorio del canton Zurigo.

Porzioni di territorio sotto stretto controllo sono già state create anche nei cantoni di San Gallo, Turgovia e nei due Appenzello.

Nelle zone colpite il pollame è stato messo in quarantena e la sorveglianza nelle aziende è stata intensificata.

L’aviaria resta un’eccezione

Nella stagione invernale, sono migliaia gli uccelli selvatici che muoiono a causa del freddo, dell’assenza di cibo o di altre ragioni che non hanno niente a che vedere con il virus H5N1.

Il laboratorio nazionale di riferimento di Zurigo ha comunicato venerdì di avere compiuto altri 13 test su animali morti sui quali non è stata constatata l’influenza aviaria. Complessivamente da ottobre sono stati esaminati 229 uccelli morti.

L’Ufficio federale della sanità pubblica ribadisce che, al momento, il pericolo di contagio per l’uomo è minimo. Solo in caso di mutazione del virus, vi sarebbe un rischio di pandemia, ossia di una diffusione su vasta scala della malattia a livello umano e di contagio tra uomo e uomo.

Le autorità sanitarie invitano tuttavia la popolazione alla prudenza, soprattutto in caso di ritrovamento di carcasse di uccelli e invitano a non toccare a mani nude uccelli malati o morti.

In caso di contatto con volatili morti, è necessario insaponare e lavare con cura le mani, mentre i vestiti sporchi d’escrementi vanno messi in lavatrice.

La carne di pollo e le uova, indica l’UFV, possono invece essere mangiate tranquillamente: fino ad oggi nessuna vittima dell’aviaria è stata contagiata attraverso il consumo di questi prodotti.

swissinfo e agenzie

Finora, in Svizzera il virus dell’influenza aviaria ha colpito soltanto gli uccelli migratori o selvatici.

Dalla metà di febbraio è stato reintrodotto il divieto d’allevamento all’aperto per prevenire eventuali contagi del pollame.

Il laboratorio svizzero di riferimento può confermare soltanto l’eventuale presenza del virus H5. Le successive analisi per scoprire se si tratta o meno del pericoloso ceppo N1 vengono effettuate in Inghilterra.

Gli esperti ritengono che anche in Svizzera i casi sono destinati ad aumentare ancora ma sottolineano che, al momento, non esistono pericoli per l’uomo.

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