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Svizzera-Turchia: missione delicata

Tra i temi in discussione, la possibile adesione della Turchia all'UE Keystone

La ministra degli esteri elvetica, Micheline Calmy-Rey, rende visita alla Turchia. Il viaggio era in programma già tempo fa, ma Ankara lo aveva fatto cancellare.

Nell’autunno del 2003, la Turchia aveva revocato l’invito alla ministra elvetica, dopo che un parlamento cantonale aveva riconosciuto il genocidio degli armeni.

La consigliera federale Micheline Calmy-Rey sarà in visita ufficiale in Turchia da martedì 29 a giovedì 31 marzo. Ad Ankara, la responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sarà accolta dal vicepremier e ministro degli affari esteri Abdullah Gül. Il programma prevede anche una visita di cortesia ad Ahmet Necdet Sezer, presidente della Repubblica turca.

Colloqui di lavoro

L’ultima visita ufficiale di lavoro tra la Svizzera e la Turchia a livello di ministri degli affari esteri si è svolta nel 2001. I colloqui ufficiali con Gül saranno incentrati sulle relazioni bilaterali tra la Svizzera e la Turchia.

Stando al consigliere diplomatico di Micheline Calmy-Rey, Roberto Balzaretti, all’ordine del giorno ci sono argomenti quali i diritti umani, le minoranze, le relazioni economiche.

Mercoledì, la consigliera federale sarà a Dyarbakir, una cittadina curda situata nel sudest della Turchia. Sono previsti incontri con i rappresentanti delle amministrazioni locali e con diverse organizzazioni non governative. Giovedì, infine, Micheline Calmy-Rey pronuncerà un discorso presso la Camera di commercio elvetica a Istanbul.

Il difficile confronto sul genocidio

Non si sa ancora se durante la visita in Turchia, la ministra degli esteri elvetica affronterà il tema del massacro degli armeni avvenuto nel 1915. Il consigliere diplomatico di Micheline Calmy-Rey ritiene che sarà difficile evitare di parlare di un argomento come questo, che ha creato tensione tra i due paesi. Un precedente viaggio della consigliera federale nel 2003 era stato annullato a causa del riconoscimento da parte del parlamento del canton Vaud del genocidio armeno da parte dell’Impero Ottomano.

La liberale Françoise Saudan, membro della commissione di politica estera del Consiglio degli stati, invita ad essere prudenti quando si affronta questo tema con i Turchi. A suo avviso, il genocidio rimarrà un problema latente fintanto che la Turchia non farà luce sul suo passato, un po’ come ha fatto la Svizzera riguardo ai fondi ebraici in giacenza. Ad ogni modo, la Saudan si dice a disagio quando la Svizzera vuole impartire lezioni all’estero.

Per il momento, la Turchia non accetta che si parli di genocidio per i fatti avvenuti tra il 1915 e il 1918. Per questo era calato il gelo sulle relazioni diplomatiche tra i due paesi, quando in Svizzera si era cominciato a chiedere da più parti (parlamento del canton Vaud, Consiglio nazionale, parlamento della città di Ginevra) di riconoscere ufficialmente il «genocidio» degli armeni invece di parlare solo di «massacri».

La visita di questi giorni dovrebbe aiutare a superare il momento di crisi. Un primo passo era già stato fatto ad inizio 2004, quando in occasione del Forum economico mondiale di Davos, l’allora presidente della Confederazione Joseph Deiss era riuscito a far incontrare Micheline Calmy-Rey con il primo ministro turco Erdogan.

swissinfo e agenzie

Tra il 1915 e il 1918, le truppe dell’esercito ottomano uccidono da 800’000 a 1,8 milioni di persone.
Il massacro avviene durante gli ultimi anni dell’impero Ottomano, che nel 1923 lascia il posto alla Turchia moderna.
La Turchia non ha mai riconosciuto il genocidio degli armeni.

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