Una prigione dal volto più umano

Un dipinto che raffigura le montagne svizzere spicca su un muro della corte interna della prigione ucraina di Bila Tserkva, non molto lontano dalla capitale Kiev.
E’ una sorta di segno di riconoscimento alla Svizzera, che sostiene un progetto di riammodernamento complessivo del penitenziario.
Si è voluto fare di Bila Tserkva una prigione modello. Una sfida non da poco. Basti infatti pensare che prima del 1997 la differenza tra Bila Tserkva e gli altri centri di detenzione ucraini era minima.
In una cella venivano ammassati 120 prigionieri. La maggior parte di esse erano scure e sporche. E proprio in quelle celle venivano confinati i prigionieri, la maggior parte della giornata . E i secondini usavano le maniere dure.
«Si pensava che i prigionieri – spiega a swissinfo il direttore Alexander Kirpachov – dovessero essere puniti piuttosto che sorvegliati».
Una lunga scia di abusi
Nel 1995 l’Ucraina aderì al Consiglio di Europa, organismo nato dopo la Seconda Guerra mondiale allo scopo di essere il garante della sicurezza democratica in Europa, basata sul rispetto dei diritti dell’essere umano.
Gli Stati membri dell’Unione Sovietica furono ripetutamente accusati di tradirne le regole, permettendo che abusi, maltrattamenti e violazioni dei diritti umani – specialmente nei contesti penitenziari – continuassero senza sosta.
E questo malgrado le regolari critiche delle organizzazioni umanitarie, che nei loro rapporti non hanno mai smesso di denunciare le condizioni di detenzione.
Nel 1997 il Consiglio d’Europa tornò alla carica insistendo sulla necessità di riformare la giustizia. Un appello ascoltato dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) svizzera che decise di aiutare l’Ucraina a riammodernare il proprio sistema penitenziario.
L’impegno della DSC
In stretta collaborazione con le autorità ucraine, la DSC propose e avviò un progetto per trasformare il famigerato carcere di Bila Tserkva in una prigione modello, strutturata e gestita secondo criteri occidentali.
Ci è voluto un investimento di 1,5 milioni di franchi per costruire nuove celle dotate di finestre, per ridipingere i muri e migliorare i servizi igienici.
Aumentato anche il numero degli agenti di custodia, istruiti sui nuovi criteri di detenzione in un centro aperto proprio per la formazione del personale. Un centro diventato con il tempo e con l’esperienza un vero e proprio luogo di competenze, a cui fanno capo ufficiali provenienti da tutta l’Ucraina.
A guidare il progetto della DSC, Hans-Jürg Bühlmann, forte della sua trentennale esperienza come direttore di prigione in Svizzera.
«Ora a condividere una cella non sono più 120 prigionieri – spiega Bühlmann – ma da 25 a 50. Le guardie ascoltano i prigionieri invece di dare loro ordini tutto il santo giorno». Più facile anche l’incontro con gli assistenti sociali.
Puntare sul reinserimento sociale
Per 50 detenuti c’è pure la possibilità di seguire una formazione qualificata per diventare meccanici, elettricisti, idraulici, saldatori e attrezzisti.
E’ pure stato introdotto un sistema di carcere semi-aperto; una sorta di regime di semi-libertà riservato ai detenuti prossimi alla fine della pena. I carcerati trascorrono il loro tempo lavorando fuori dalla prigione, dove vi fanno ritorno la sera.
L’idea è quella di reinserire gradualmente i detenuti nella società civile prima della loro liberazione definitiva. Il direttore Alexander Kirpachov evidenzia la bontà del sistema: grazie al suo successo, questo modello verrà esteso ad altri penitenziari ucraini.
Il frutto delle riforme è stato illustrato ai giornalisti, che hanno potuto visitare il carcere – attorniato dal filo spinato e sorvegliato da un impianto di telecamere – dove risiedono mille prigionieri che devono scontare pene fino a 15 anni.
Tra le mura lavoro e talenti d’artista
Girovagando per la prigione, spicca un uomo che sta rifinendo, su una parete del carcere, un dipinto raffigurante una grande foresta. All’interno della struttura penitenziaria le attività artistiche sono infatti ammesse.
Poco lontano, due detenuti stanno riparando un autocarro, fermo per un guasto meccanico. Vicino a loro, un prigioniero, accetta in mano, è indaffarato a tagliare legna da ardere.
All’interno di un edificio invece, dozzine di prigionieri rammendano uniformi blu, le stesse che indossano.
I detenuti lavorano 8 ore al giorno, producono 60 diversi articoli e per la loro attività ricevono un salario, la cui metà viene versata in banca.
Volgendo anche per un solo istante lo sguardo al passato, la situazione attuale è dunque totalmente incomparabile.
«I cambiamenti – afferma il direttore – hanno avuto un impatto enorme sul comportamento dei detenuti: ci sono meno risse, meno suicidi e man mano che si avvicina la fine della pena il loro comportamento migliora».
«Mi è capitato di essere in una prigione – confida a swissinfo Konstantin Sarapenko, uno dei carcerati – dove le condizioni di detenzione erano ben peggiori. Qui i detenuti vanno abbastanza d’accordo tra di loro». Migliori anche le relazioni tra secondini e prigionieri.
Nuovi progetti al via
Ma per estendere il modello al resto dell’Ucraina, osserva Bühlmann, ci vorranno almeno 12 anni. I progressi sono tuttavia innegabili. E a tutti i livelli del sistema penitenziario.
Incoraggiata dai risultati ottenuti a Bila Tserkva, la DSC sta per lanciare un altro progetto di riforma carceraria. Un progetto che interessa una struttura poco lontana da Kiev, che ospita 3 mila prigionieri, di cui circa il 10% di età inferiore ai 18 anni.
La nuova e ambiziosa sfida sarà anche quella di mostrare che ci sono alternative alla carcerazione.
swissinfo, Julie Hunt, Bila Tserkva, Ucraina
(traduzione e adattamento: Françoise Gehring)
Fino al 1999, nella prigione di Bila Tserkva si registravano un paio di suicidi all’anno.
Dal 1999 ad oggi si sono verificati due suicidi.
Nel 1995, nove detenuti sono stati rilasciati, per buona condotta, prima della fine della pena; nel 2005 il numero è salito a 148.
Sulla base del successo della riforma carceraria portata avanti a Bila Tserkva, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione guarda avanti.
Intende infatti destinare 1,2 milioni di franchi (come investimento iniziale) per ampliare l’ala di un penitenziario poco fuori Kiev.
Il denaro servirà anche alla formazione del personale di custodia.

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