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13 maggio "senza voto" per gli italiani all'estero

L'approvazione della legge per il voto agli emigrati è rimandata alla prossima legislatura. Non tutti gli italiani all'estero apprezzavano tuttavia il tipo di partecipazione politica che li avrebbe riguardati. Migliaia di italiani in Svizzera rientrano intanto in Patria per votare.

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 maggio 2001 - 11:34

L'onorevole Massimo D'Alema, dei democratici di sinistra, ha recentemente puntualizzato che "gli italiani all'estero in possesso della cittadinanza hanno sempre avuto il diritto di voto, anche se la maggioranza di loro non è stata in condizione di esercitarlo per la lontananza dall'Italia".

Proprio per superare questa contraddizione la Costituzione Italiana è stata modificata in tre parti. All'articolo 48, per istituire la circoscrizione Estero nella quale gli italiani residenti fuori dal territorio nazionale potessero esercitare il diritto di voto sia in loco che per corrispondenza. Gli altri due cambiamenti sono agli articoli 56 e 57, per sancire l'elezione di una rappresentanza degli italiani all'estero, composta da 12 Deputati e 6 Senatori nel Parlamento italiano.

Quello che è mancato, con lo scioglimento anticipato delle Camere, è stata la possibilità/volontà di approvare la legge ordinaria, ossia il provvedimento che regolamentasse l'esercizio effettivo di questo diritto di voto costituzionalmente riconosciuto.

Una sconfitta per gli italiani all'estero? "Non sono mai stato un grande difensore di questo tipo di partecipazione politica", spiega a swissinfo Claudio Micheloni, membro del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero. "Reputo anzi una fortuna il fatto che non si sia arrivati ad approvare una legge che ci avrebbe mandati allo sbaraglio, perché in due mesi non si sarebbe riusciti ad organizzare questo tipo di voto. Il rischio era di dare un'immagine falsata della nostra gente e della nostra realtà".

I politici italiani in "casa" avrebbero avuto 18 poltrone parlamentari in meno, ossia quelle che verrebbero riservate al voto degli italiani all'estero. Una paura bastata a far rimandare la questione del voto agli emigrati? "Quello che so è che noi emigrati non abbiamo bisogno di rappresentanze che potrebbero diventare strumenti per le lotte politiche intestine in Italia. Era il rischio di questo tipo di voto all'estero", prosegue Micheloni. "Il voto all'estero così come è stato discusso finora interessa solo il residuo della prima generazione, ossia le persone partite dall'Italia con un bagaglio politico e interessa le poche persone attive nella vita associativa".

Tutto da rifare, insomma, da parte italiana, per gli emigrati? "I due principali schieramenti italiani concordano sulla riforma dello Stato, teso al federalismo. Andando insomma nella direzione del sistema svizzero, sembra difficile l'applicazione delle modifiche costituzionali fatte in Italia, che vedo a questo punto anche pericolose e poco utili".

Migliaia di emigrati lasciano la Svizzera per andare a votare. I consolati italiani sono stati molto sollecitati per quanto riguarda le richieste di agevolazioni: biglietto ferroviario gratuito in seconda classe dalla frontiera fino alle "urne", forti sconti anche per la prima classe e i voli, autostrade gratis. "La nostra partecipazione si annuncia alta", prosegue Claudio Micheloni, "resta il fatto che è diminuita la volontà di andare a votare. I nostri giovani preferirebbero partecipare alla vita politica nei Paesi dove vivono".

Cosa si aspettano gli italiani all'estero dalla prossima legislatura? "Vorrei che il prossimo Governo si impegnasse seriamente per gli emigrati, indipendentemente dal suo colore", risponde Micheloni. "Certo, sono sicuro che avremmo indubbiamente maggiori chances col centrosinistra che, in questi anni, ha cambiato il modo di interagire con gli italiani all'estero, superando nazionalismo e paternalismo".

Di conseguenza, se il Governo dovesse svoltare a destra "torneremmo al vecchio concetto assistenzialista. Un passo indietro. In realtà, però, per noi emigrati i problemi non cambiano", dice ancora Claudio Micheloni. "Dobbiamo contrattare con chiunque salga al Governo per oltrepassare i giochini e la demagogia fatti sul voto all'estero, e per ottenere soprattutto una politica di difesa e di promozione della cultura italiana nel mondo. Si, credo proprio che avremmo maggiori possibilità di essere ascoltati dal centrosinistra. Quindi, emigrati italiani, questo 13 maggio votate per chi volete, ma votate per impedire a questa destra di andare al governo".

Maddalena Guareschi

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