Belgio: anche il re spacca paese, tornano venti scissione
(Keystone-ATS) Né il Natale né i reali riescono più a tenere unito il Belgio: nel suo discorso del 25 dicembre il re Alberto II punta il dito contro il “populismo” che si diffonde nel Paese, i fiamminghi si sentono chiamati in causa e sparano a zero sul monarca, a cui propongono di togliere anche i pochi poteri che gli restano. E l’opinione pubblica del piccolo Paese, sempre sull’orlo della scissione, si divide ancora una volta.
È stato un parallelismo tra i sentimenti “populisti” che emergono durante le crisi finanziarie e l’Europa pre-nazista a far scoppiare il caso che agita da due giorni politici, commentatori e stampa belga. “Il populismo è molto comune oggi, anche nel nostro Paese, e non dobbiamo dimenticare le crisi degli anni ’30 e le reazioni populiste che hanno causato tanto danno alla nostra democrazia”, ha detto il re a Natale.
Pur senza alludere ad alcuna formazione politica, tutti hanno visto nelle parole del sovrano l’allusione al primo partito fiammingo, il N-Va di Bart De Wever, che ha come obiettivo la scissione tra Fiandre e Vallonia e che attribuisce alla parte francofona del Belgio buona parte della colpa della crisi economica del Paese. Ed immediata è stata infatti la reazione del leader De Wever, sindaco di Anversa, forte di un partito che si è aggiudicato la maggioranza dei seggi alle politiche del 2010: “Il re deve essere super partes per rappresentare l’intera nazione, ma Alberto II ha scelto invece il percorso di una monarchia che divide”, ha detto in un editoriale sul maggiore quotidiano fiammingo, il De Standaard.
De Wever si è spinto anche oltre, proponendo di togliere i poteri al re: “Alberto II mi prende per un fascista, dopo questo discorso di Natale mi chiedo se sia ancora in grado di ricoprire il suo ruolo, oggi una monarchia politica è incompatibile con una democrazia”.
Il re in Belgio non ha veri e propri poteri politici, ma ha ancora quello di nominare i “formatori” o “mediatori”, figure istituzionali chiave perchè incaricate di formare il governo belga, un’operazione molto complessa che dopo le ultime elezioni ha richiesto quasi 18 mesi proprio a causa delle divisioni profonde dei partiti e della forza della componente separatista fiamminga.