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Cisgiordania: moschea incendiata dopo demolizione avamposto coloni

(Keystone-ATS) Fiamme sono state appiccate nella prime ore di oggi a un’altra moschea della Cisgiordania (nel villaggio di Burqa, non lontano da Ramallah), la seconda dopo quella di ieri mattina, in quella che appare la ritorsione trasversale dei coloni ebrei ultrà alla demolizione – da parte delle forze israeliane – di due prefabbricati di un loro avamposto selvaggio. L’abbattimento dell’avamposto di Mitzpe Yitzhar, sempre in Cisgiordania, era stato condotto in piena notte.

Polizia e militari hanno chiuso l’intera area circostante con un imponente cordone di sicurezza per impedire l’afflusso di centinaia di coloni che infuriati, che accusavano l’esercito di “codardia” e chiedevano di distruggere piuttosto “le case abusive degli arabi”.

Due giorni fa un blitz analogo era stato abortito poiché i coloni – avvertiti da qualche talpa – l’avevano anticipato compiendo essi stessi una clamorosa incursione in una base militare israeliana della zona.

Tempo un paio d’ore e dal villaggio di Burqa è arrivata la notizia dell’infiltrazione d’ignoti nella moschea locale, dove risultano essere stati bruciati tappeti e qualche arredo. Inoltre, secondo testimoni oculari, sui muri esterni sono state tracciate scritte razziste come “l’unico arabo buono è l’arabo morto”.

Slogan del genere sono comuni negli attacchi che i coloni estremisti sono soliti compiere contro obiettivi palestinesi, nell’ambito della strategia di intimidazione e vedette trasversali detta del “prezzo da pagare”, ogni qual volta siano o si sentano nel mirino dell’esercito israeliano. In totale, negli ultimi mesi, le moschee bruciate in simili blitz (in Cisgiordania e a Gerusalemme) sono state almeno otto, compresa una in abbandono colpita ieri a Gerusalemme ovest.

Il moltiplicarsi degli attacchi dei coloni ultrà contro obiettivi palestinesi, e in particolare contro “i luoghi sacri”, rappresenta “un atto di guerra”, ha sostenuto oggi Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen.

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