Film festival di Friburgo: il sud è un po’ meno lontano

Nella città-ponte sul Röstigraben è in pieno svolgimento il tradizionale appuntamento con la cinematografia di Africa, Sud America e Asia.
Uno sguardo particolare
“Anche se esiste un Festival dei tre continenti a Nantes, in Francia, che accoglie film dall’Asia, l’Africa e l’America Latina, Friburgo è l’unico al mondo che presenta contemporaneamente cortometraggi, documentari e lungometraggi”. Parlando con swissinfo il direttore artistico del festival Martial Knaebel spiega che è la “qualità dello sguardo” il criterio essenziale di scelta dei film. “Non cerchiamo necessariamente le prime mondiali, o dei film perfetti, ma piuttosto tentiamo di presentare al pubblico dei film che siano, tra virgolette, informativi”.
Sud istruzioni per l’uso
Ma dove si situa “sociologicamente” il sud? “Quest’anno ci siamo interrogati all’interno del festival sulla nozione di sud”, spiega Marina Mottin, responsabile della sezione intitolata Panorama. “Vent’anni fa aveva un significato diverso da quello di oggi. Ci siamo resi conto che dovevamo aprirci ad una realtà meno legata ad un’identità geografica, perché molta gente anche in Europa e in Svizzera lavora su temi legati al sud, in particolare l’emigrazione.”
Friburgo città ponte tra culture diverse
Friburgo ha la qualità di essere una città frontiera tra due culture, quella svizzero-tedesca e quella romanda. Questo, spiega il direttore artistico, ha aiutato la nascita di questo festival proprio qui. Friburgo è anche una città universitaria, aperta quindi alle influenze esterne. “Il cantone è in più cattolico e qui esistevano molte congregazioni religiose, molti missionari. Storicamente c’è sempre stato quindi un atteggiamento nei confronti del mondo diverso rispetto ad altre città in Svizzera”.
Di una cosa si può essere certi, grazie al Festival di Friburgo molti più film detti “del sud” trovano una distribuzione nelle sale di tutta la Svizzera. E in un paese di forte immigrazione come il nostro, ogni manifestazione che aiuta a migliorare la conoscenza di altre culture diventa importante.
Sostegno svizzero ai film del sud
Il sostegno alla cultura del sud, che sia fatto nei paesi dove vi sono programmi di aiuto allo sviluppo, o che venga realizzato qui in Svizzera, è essenziale, secondo Martial Knaebel. In particolare nel cinema, che ha bisogno di molti soldi, la Svizzera, secondo il direttore artistico, potrebbe fare di più. “Speriamo che la tavola rotonda organizzata nell’ambito del festival su questo punto porterà ad una maggiore presa di coscienza sulla necessità di questi aiuti alla cultura e al cinema del sud “.
Un passaggio a Friburgo cosa rappresenta per la carriera dei cineasti? Risponde ancora il direttore artistico: “Ricorderò sempre un regista dello Sri Lanka che si profuse in ringraziamenti, perché dopo Friburgo era stato invitato a molti altri festival in Europa. Anche quest’anno un giovane realizzatore mi ha detto che il giorno stesso in cui il suo film è stato annunciato per internet nella nostra selezione, è stato contattato da altri festival, a Hong Kong, in India e in America Latina.”
L’Albania, é ancora Europa, è sud o è già Asia?
Un esempio tra tanti del valore conoscitivo del festival di Friburgo. In un film come ” Tirana anno zero” del realizzatore albanese Fatmir Koci, l’Albania ci viene mostrata come un paese che fa di tutto per costruirsi una normalità. Degli albanesi in occidente si parla spesso in termini riduttivi, in relazione all’emigrazione o alla criminalità. Dell’Albania come paese poi, nell’ultimo decennio i media ci hanno mostrato semplicemente frammenti, cocci di uno specchio frantumato.
È vero, i personaggi di “Tirana anno zero” si aggirano spesso in paesaggi allucinati, dove la desolazione della periferia della città sembra senza speranza; eppure si avverte un cambiamento. “Qualcosa si è mosso dal 1995 in poi” dice il regista, venuto a Friburgo per presentare il suo film. “Sono ancora molti i giovani che vogliono emigrare, ma sempre più quelli che al contrario decidono di restare”.
Il protagonista del suo film, Niku non ne vuol sapere di seguire la sua ragazza che sogna di emigrare a Parigi. Lui è già stato in Italia ed è ritornato disilluso dal miraggio occidentale. È conscio che l’Albania è ancora in preda al caos, delle armi facili, della corruzione, dei treni che si fermano in mezzo alla campagna perché hanno finito la benzina. In breve, di uno stato pressoché assente nello strutturare la vita quotidiana della gente.
Dato che mostra una realtà impietosa, in paesi di forte emigrazione, Italia, Francia o Grecia il film ha suscitato molte controversie tra le comunità albanesi, spiega l’autore. “In Albania invece, soprattutto i giovani lo hanno trovato molto divertente e molto vero”.
Sull’Albania, come su tanti altri paesi il Festival di Friburgo, che si conclude domenica 17 marzo, apre una finestra da cui entra aria fresca e una cinema che ha tanta voglia di rompere con i cliché.
Raffaella Rossello, Friburgo

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