"Non sono stanca, sono piuttosto eccitata pensando al concorso", assicura Kana dopo 18 ore di viaggio dal Giappone.
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"Ho detto a Kana et Natsuka che non devono lascarsi stressare dal concorso. La cosa più importante è di imparare il più possibile sulla danza classica europea, insegnata dai migliori professionisti presenti a Losanna", spiega Miwa.
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Natsuka: "Finisco la scuola verso le 16.00, mangio qualcosa di leggero e poi esercito ogni giorno la danza tra le 18.30 e le 22.00".
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Natsuka: "Mi viene detto spesso che la mia danza è pura e pulita. Vorrei poter conservare questo stile".
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Natsuka: "Ho cominciato a ballare a 8 anni, assieme a mia sorella. Quando lei ha smesso, ho deciso di continuare da sola".
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Kana: "I miei conoscenti mi ammirano, perché ho già scelto la mia futura professione".
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Kana: "Un giorno mia madre ha gridato: Natsuka, sei stata selezionata. Aveva appena visto il mio nome su Internet. Non riuscivo a crederci".
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Natsuka: "Mi sono emozionata, quando sono entrata nella sala da ballo del Teatro di Beaulieu a Losanna, che avevo già visto alla televisione e su delle fotografie".
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Natsuka: «Miwa dice sempre che bisogna sorridere e tenere gli occhi aperti. Ma non è facile".
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Natsuka: "Le ragazze europe sono molto carine. Hanno gambe più lunghe delle nostre e danno l'impressione di avere fiducia in se stesse".
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Kana: "Sapevamo che il pettorale del concorso è di carta: lo avevamo visto leggendo un manga che parlava del Prix de Lausanne".
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Quest’anno una settantina di giovani danzatori di tutto il mondo partecipano al Prix de Lausanne, il concorso destinato a far conoscere i nuovi talenti del balletto. Tra questi, le due ballerine giapponesi Kana Arai e Natsuka Abe, che sognano una carriera internazionale.
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Come editor fotografico sono responsabile dell'uso editoriale della fotografia su SWI swissinfo.ch e delle nostre collaborazioni con le e i fotografi. Quando se ne presenta l'occasione, prendo la macchina fotografica e accompagno uno dei nostri giornalisti.
Mi sono formato come fotografo a Zurigo e ho iniziato a lavorare come fotoreporter nel 1989. Nel 1990 ho fondato l'agenzia fotografica svizzera Lookat Photos. Vincitore per due volte del World Press Award, ho ricevuto anche diverse borse di studio nazionali svizzere. Il mio lavoro è stato ampiamente esposto ed è presente in diverse collezioni.
24 gennaio, ore 22.00. Kana Arai e Natsuka Abe, di 16 anni, arrivano a Losanna accompagnate da Miwa Horimoto, direttrice della Acri-Horimoto Ballet Academy. Le danzatrici e i danzatori giapponesi sono sempre ben rappresentati al Prix de Lausanne: quest’anno si esibiscono 21 giovani provenienti dal Paese del Sol Levante. Per loro si tratta di uno dei migliori trampolini di lancio a livello internazionale.
“Ciò è dovuto al fatto che in Giappone vi sono molte scuole di danza di alto livello, ma poche compagnie in cui i danzatori possono lavorare come professionisti. Per trovare un lavoro salariato, i danzatori giapponesi devono lasciare il loro paese. Il Prix de Lausanne costituisce quindi uno degli eventi migliori per farsi conoscere”, spiega Miwa Horimoto, che da giovane aveva lavorato presso il balletto del Teatro di Basilea.
È già da una decina d’anni che Miwa porta i suoi allievi al Prix de Lausanne. Ne va molto fiera. Natsuka ha cominciato a ballare già all’età di 3 anni, seguendo le tracce della madre e della nonna, che avevano fatto entrambe della danza classica. “Il mio sogno è di poter entrare nella Royal Ballet School di Londra”, dichiara la giovane ballerina.
Kana spera invece di poter accedere alla Royal Winnipeg Ballet School di Winnipeg, in Canada. “So che non potrò più rientrare in Giappone, se divento una danzatrice professionista”, dice la giovane giapponese. “Ma è quello che voglio fare e ormai mi sono abituata a questa idea”.
“Il Prix de Lausanne è sicuramente uno dei luoghi migliori per conoscere un buon direttore di balletto”, aggiunge Miwa. Le due giovani ballerine ascoltano con attenzione le parole della loro insegnante. Ma, per ora, pensano soltanto al concorso.
(Immagini: Thomas Kern, swissinfo.ch; Testo: Kuniko Satonobu, swissinfo.ch)
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