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La Biennale ai blocchi di partenza

L'artista svizzero Thomas Hirschhorn e la sua opera "veneziana" Keystone

Secondo la direttrice svizzera della Biennale di Venezia, Bice Curiger, l'edizione 2011 della rassegna costituisce un grande momento di scambio e… illuminazione.

Manca un giorno all’apertura al pubblico della 54esima Biennale delle Arti Visive di Venezia, la mostra più attesa nel mondo dell’arte contemporanea, la più prestigiosa nonché «la madrina di tutte le biennali d’arte internazionali».

Il termometro è alle stelle per un’edizione che sicuramente lascerà il segno. La «macchina del vento», come l’ha descritta il presidente Paolo Baratta durante la gremitissima conferenza stampa di presentazione della kermesse che ha catapultato tra Giardini e Arsenale migliaia di giornalisti e addetti ai lavori da tutto il mondo, è stata puntellata al meglio dalla sua regista, la curatrice svizzera Bice Curiger, prima direttrice donna di una mostra vecchia di 115 anni.

Scuola elvetica

La Curiger, co-fondatrice, caporedattrice della famosa rivista d’arte Parkett e direttrice editoriale della rivista Tate etc della Tate Gallery di Londra, proviene da una scuola elvetica che ha dato alla rassegna veneziana curatori come Harald Szeeman (1933-2005) – che ha curato l’ edizione del 1999 e del 2001 – e Hans Ulrich Obrist.

Un altro asso nella manica è l’aver tenuto a battesimo alcuni personaggi importanti di area svizzera e tedesca nel panorama dell’arte internazionale: non solo artisti come Pipilotti Rist, Sigmar Polke, Katharina Fritsch, ma anche il poliedrico critico che nei sondaggi di mezzo mondo occupa il numero uno della visibilità, Hans-Ulrich Obrist.

Tuttavia, nonostante un curriculum di tutto rispetto, è con grande sobrietà che Beatrice Gabriella Livia Curiger, nata a Zurigo nel 1948 e curatrice alla Kunsthaus dal 1993, sta affrontando questa sfida. Pur intitolandosi «Illuminazioni-Illuminations», un calembour che nasce da un gioco semantico con le parole , la sua Biennale in realtà nasconde il desiderio di affrontare una complessità di temi a partire dalla luce con la presenza del Tintoretto, il maestro del Cinquecento veneziano che è il prologo alla mostra.

Nel segno del Tintoretto

«L’idea di includere tre opere del Tintoretto – dice la Curiger – è nata fin da subito perché non desideravo che l’arte contemporanea potesse invadere Venezia lasciando fuori tutto ciò che è storia. Anche la storia può essere un gesto provocatorio. Non si tratta di un’operazione nostalgica del mondo classico, infatti il Tintoretto è un artista anti – classico e ha un’energia che può penetrare qualsiasi spettatore di oggi».

Per la Curiger è molto importante cercare di esplorare la sensibilità del valore estetico del Tintoretto, ispezionando così gli spazi contorti e audaci dei suoi quadri, in quella tensione plastica delle figure in relazione all’energia visiva delle sue rappresentazioni.

«Trovo in molti artisti dell’arte contemporanea quella stessa ricerca della luce, contemporaneamente razionale e febbrile, che anima alcune opere del tardo Tintoretto, e l’ansia di un rapporto forte con lo spettatore. Anche Tintoretto aveva la preoccupazione di andare al di là delle convenzioni del proprio tempo, puntando diretto alla mente e all’emotività. La presenza di Tintoretto servirà anche a stabilire una connessione artistica, storica ed emotiva con Venezia».

Dialogo con lo spettatore

Ma non è solo la presenza del Tintoretto a riscaldare gli animi. Quest’anno alla Biennale si affronta il tema delle nazioni, con riferimenti e accenti culturali che per la curatrice zurighese spaziano dalle «Illuminazioni poetiche di Arthur Rimbaud», alle «Illuminazioni Profane di Walter Benjamin, fino all’arte dei manoscritti medioevali miniati e alla filosofia nella Persia del dodicesimo secolo».

«La Biennale è uno dei più importanti forum per la conoscenza e l’illuminazione” dei nuovi sviluppi dell’arte internazionale – spiega nel dettaglio la curatrice svizzera – e il titolo della 54. Esposizione, punta i riflettori sull’importanza di questi sviluppi in un mondo globalizzato. Ciò che mi interessa in modo particolare è l’ansia di molti artisti contemporanei di stabilire un dialogo intenso con colui che guarda l’opera, e di sfidare le convenzioni con cui si guarda l’arte contemporanea».

Sfida tutta da scoprire nei 10mila metri quadrati della Biennale, nonché negli oltre quaranta eventi collaterali disseminati tra le calle della città.

La 54a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia sarà inaugurata il 3 giugno e aperta al pubblico dal

4 giugno al 27 novembre 2011.

Saranno presenti 84 artisti tra cui 32 giovani nati dopo il 1975 e 30 presenze femminili.

La mostra sarà affiancata dalle partecipazioni nazionali. Quest’anno saranno presenti 88 nazioni. Per la prima volta esporranno Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh, Haiti. Altri paesi parteciperanno dopo anni d’assenza: India (ultima partecipazione 1982), Congo (1968), Iraq (1990), Zimbabwe (1990), Sudafrica (1995), Costa Rica (1993), Cuba (1995).

Thomas Hirschhorn presenterà un grande lavoro dal titolo Crystal of Resistance nel Padiglione svizzero ai Giardini di Castello (dal 4 giugno al 27 novembre).

Andrea Thal è la curatrice del progetto Chewing the Scenery al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia (Cannaregio 5013; dal 4 giugno al 2 ottobre) che si compone di una videoinstallazione di Pauline Boudry e Renate Lorenz, di un intervento installativo di Tim Zulauf / KMUProduktionen, di due eventi in giugno e settembre – performance, conferenze, screenings e concerti – e di una pubblicazione.

Quest’ultima, che esce in tre edizioni riviste e ampliate, vede la collaborazione di Anna Frei e Georg Rutishauser e riunisce contributi artistici di Maria Iorio e Raphaël Cuomo, Uriel Orlow e Eran Schaerf, testi di Ann Cvetkovich, Mathias Danbolt, Antke Engel e Patricia Purtschert nonché materiale sulle due produzioni all’interno della mostra.

Eventi collaterali al Teatro Fondamenta Nuove
– sabato 4 giugno 2011, ore 20
– da mercoledì 7 a sabato 10 settembre

(Fonte: Ufficio federale della cultura)

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