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La ricerca celeste di Julius Bissier

Un dettaglio del dipinto di Julius Bissier, Concepimento nel cosmo, 1920 (collezione privata)

Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in Ticino. Pittore del metafisico, Julius Bissier è stato spinto dalla volontà di integrare la dimensione spirituale nella realtà terrena. Un'arte filosofica esposta al Museo cantonale d'arte di Lugano.

È nato a Friburgo, in Brisgovia, ma può anche essere considerato un po’ ticinese. Julius Bissier, infatti, dal 1958 moltiplica i suoi soggiorni in Ticino dove imbastisce e successivamente tesse una stretta relazione di amicizia con altre personalità eclettiche quali Jean Arp e Ben Nicholson.

Artisti di fama internazionale, attratti anche loro dal magnetismo del lago Maggiore, dove scelgono di vivere. Julius Bissier si stabilisce in modo definitivo ad Ascona a partire dal 1961 e fino alla sua morte, nel 1965.

Al confine meridionale delle Alpi

Pittore del metafisico, attratto dalla ricerca spirituale, dal buddismo zen, Bissier è al centro di una mostra antologica curata dal Museo cantonale d’arte, ma che si inserisce in un percorso più complesso che ha visto coinvolti il Museo di Bochum (Germania) e il Liner Museum di Appenzello.

“La mostra di Bisser – spiega il direttore del Museo cantonale Marco Franciolli – si inserisce nel filone volto a privilegiare la divulgazione del lavoro di quegli artisti stranieri attivi, in periodi diversi, in Ticino. Un territorio, quello al confine meridionale delle Alpi, fortemente influenzato dallo scambio culturale tra nord e sud”.

Le avanguardie storiche hanno infatti avuto molti punti di contatto con il Ticino, tanto con la regione di Lugano quanto con quella di Locarno e Ascona. Le collezioni permanenti del museo ospitano opere di Paul Klee, Jawlensky, Werefkin, Schlemmer, Richter, Bissier, Arp, Max Bill, Beuys o, tra i giovani, di Niele Toroni, che offrono la possibilità di cogliere le varie sfaccettature dell’evoluzione artistica moderna e contemporanea tra figurazione e astrazione.

In Ticino alcuni musei sono nati proprio dalle donazioni delle opere degli artisti che hanno scelto il sud delle Alpi come luogo di elezione. La Pinacoteca di Casa Rusca a Locarno, per esempio, sorge grazie al lascito di Jean Arp e della seconda moglie Marguerite Hagenbach. Mentre Marianne Werefkin, l’amazzone del Cavaliere Azzurro, ha lasciato le sue opere al Museo di Ascona.

Spiritualità come mondo, non come provincia

Nel caso di Julius Bissier, il legame con il Ticino è ulteriormente rafforzato dalla presenza ad Ascona dell’Archivio Bissier, diretto dal nipote dell’artista, Pedro Riz à Porta, presente alla presentazione dell’esposizione. “Mio nonno – ricorda Riz à Porta – lavorava senza tregua, senza sosta. Non si fidava del successo, per cui si sentiva obbligato a ripensare sempre tutto. Instancabilmente”.

Nella mostra emerge chiaramente come l’opera dell’artista tedesco abbia attraversato, in oltre 50 anni di attività, varie fasi formali, contraddistinte tuttavia da un tratto comune, una spiritualità in continua evoluzione, che ne ha profondamente segnato tutta la produzione artistica.

Julius Bissier, fanno notare gli organizzatori, appartiene ad una generazione di artisti la cui vita e, conseguentemente le opere, furono segnate da gravi eventi politici. “I drammi del primo conflitto mondiale – sottolinea Marco Franciolli – condussero molti artisti a ricercare nell’arte valori eterni, recuperandone la dimensione metafisica”.

“Un atteggiamento che in Bissier – continua il direttore del museo – si manifesta relativizzando il mezzo espressivo a favore dell’idea”. Tutto il suo percorso è segnato dalla volontà artistica di integrare la dimensione spirituale nella realtà terrena, “nella convinzione profonda che all’arte spetti il compito di rendere visibile l’indicibile”.

Nel passaggio del testo critico di Arnold Stadler, proposto nel catalogo che accompagna la mostra, viene messa in rilievo la condizione esistenziale dell’artista: la spiritualità come mondo, non come provincia. “Se penso a Bissier – scrive il critico – penso sempre alla parola spiritualità. E in questo stato d’animo dovrebbe avvenire anche la contemplazione dei suoi quadri. (…) Bissier era un uomo devoto, e devoto è colui per il quale esiste il sacro”.

La calligrafia come percorso metafisico

Secondo la critica quella di Bissier è un’arte della sottrazione, che partendo da un’immagine enigmatica giunge a un simbolismo essenziale. Un’arte, un linguaggio, una forma di comunicazione in cui convergono l’interesse per i mistici tedeschi, per le idee neoplatoniche e per le credenze orientali.

Lo studio della calligrafia è parte integrante dell’opera di Julius Bissier, che fa propria la gestualità intrinseca alla cultura orientale. “Le caratteristiche pennellate calligrafiche, che nella loro riduzione corrispondono all’estetica del Buddismo Zen, inaugurano – sottolineano gli organizzatori – una speciale forma contemplativa della percezione artistica”.

Bissier riesce a creare miniature a tempera e acquarello molto intense, caratterizzate da una forma di levità che suggerisce la dimensione dello spirito. Sono opere che, al tempo stesso, sommano gioia, vitalità serenità. Oggetti quotidiani, simboli, segni e scritte si trasformano in geroglifici che sembrano così alludere ad un altro mondo.

Il massimo sviluppo di questa sua poetica si manifesta negli anni del dopoguerra, quando l’artista sceglie di vivere in Ticino, dove nella tranquillità del paesaggio del lago Maggiore, egli trova una dimora confacente alla sua ricerca celeste.

Scrive ancora Arnold Stadler: “Bissier ha davanti a sé il mondo. Ma ha anche un altro mondo dentro di sé: solo così il quadro potrà uscire. Un quadro mostra o rivela o trasmette sempre contemporaneamente le due cose: quello che c’è da vedere e quello che ha visto l’artista, a volte per noi, che altrimenti non l’avremmo visto”.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Il Museo Cantonale d’Arte a Lugano presenta, dal 14 marzo al 14 giugno, una mostra monografica dedicata al pittore Julius Bissier.

La rassegna comprende oltre 120 opere di Bissier, provenienti dalla Kunstsammlung Nordrhein-Westfallen di Düsseldorf, dall’Archivio Bissier di Ascona e da collezioni private.

La mostra è accompagnata dal catalogo Julius Bissier. Pittore del metafisico, Hatje Cantz, Ostfildern, 2008. Contributi di Reinhard Buskies, Hans Günter Golinski, Pedro Riz à Porta, Roland Scotti, Arnold Stadler. 220 pagine. In italiano e tedesco.

Julius Bissier nasce a Friburgo in Brisgovia il 3 dicembre 1893. La sua prima personale si tiene presso il Kunstverein di Friburgo nel 1920. Tra il 1922 e il 1925, pratica una pittura vicino al realismo della nuova oggettività tedesca. Dal 1926 in poi nascono i primi disegni a china eseguiti con il pennello.

Nel 1930, durante un soggiorno a Parigi, conosce Costantin Brancusi che lo avvicina ad un’idea di astrazione formale e spirituale. Nel 1934 un incendio allo studio distrugge molte delle opere fino a quel momento create.

Tra il 1935 e il 1937 compie diversi viaggi in Italia che o portano a Milano, Roma, Ravenna, Assisi e in Toscana. Nel 1956 si reca per la prima volta in Ticino e dall’autunno del 1957 vi soggiorna annualmente, dove stringe amicizia con Hans Arp che vive a Locarno.

Nel 1958 viene organizzata la prima sua grande retrospettiva itinerante in musei tedeschi ed è inoltre invitato ad esporre alla XXIX Biennale veneziana.

Nel 1961 si trasferisce definitivamente in Ticino, ad Ascona dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, fino alla morte il 18 giugno 1965.

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