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Lo splendore ignoto dell’arte celtica

L'elmo di Agris, un casco da parata in ferro e bronzo, dorato e ornato di coralli. Musée d'Angoulême

Il Museo storico di Berna presenta fino a metà ottobre un'eccezionale selezione di capolavori celtici provenienti da tutta Europa. Per la prima volta, la civiltà dei Celti è presentata attraverso le sue opere d'arte.

Dopo la mostra a Venezia nel 1991, un grande evento che aveva permesso di scoprire la ricchezza culturale dei Celti, l’esposizione al Museo storico di Berna, la prima nel suo genere nell’area di lingua tedesca, mette al centro dell’attenzione la produzione artistica di una civiltà che ha segnato a fondo la storia d’Europa.

«Si tratta di una bella esposizione, che mostra stupendi oggetti artistici», riconosce senza finta modestia il vicedirettore del Museo storico di Berna Felix Müller. In effetti, non gli si può dare torto. L’esposizione rievoca un millennio e mezzo di storia continentale, dal 700 a.C. al 700 d.C., con 450 capolavori di rara bellezza.

Il Tutankhamon celtico

Nelle sale dell’esposizione, allestite con cura particolare per la scenografia e con un sapiente impiego delle nuove tecnologie, si possono ammirare magnifici gioielli finemente lavorati, sculture dall’aura misteriosa ed esotica, vasellame decorato con figure di animali favolosi, elmi dalle laboriose decorazioni e molto altro ancora.

Fra gli oggetti esposti spicca, in una delle prime sale, il tesoro funerario della sepoltura principesca di Hochdorf, risalente al VI secolo a.C.. Alla sua scoperta nel 1978, nelle vicinanze di Stoccarda, si era parlato di «Tutankhamon celtico», perché la tomba, come quella del celebre faraone, non era stata saccheggiata.

Il tesoro, che oltre ai gioielli del principe comprende anche un carro decorato e varie suppellettili, ha lasciato per la prima volta la Germania grazie alla collaborazione con il Museo regionale del Württemberg, che ospiterà la mostra bernese nel 2012, nell’ambito di una più grande esposizione dedicata ai Celti.

Dal Württemberg arrivano anche la statua del «guerriero di Hirschlanden», risalente al 530 a.C., la più antica statua di grandi dimensioni trovata a nord delle Alpi, e gli oggetti rinvenuti nella tomba di Kleinaspergle, la cui provenienza etrusca e greca testimonia le ampie relazioni commerciali dei Celti.

Prestiti da mezza Europa

Oltre ai reperti presenti nella ricca collezione del Museo storico bernese, molti altri pezzi esposti a Berna provengono dai musei di mezza Europa. Per esempio lo stupendo elmo di Agris, ricoperto d’oro (IV sec. a.C.), scelto dai curatori per il manifesto della mostra, conservato di norma ad Angoulême, in Francia, e l’elmo trovato a Canosa di Puglia insieme a una corazza greca e oggi parte della collezione degli Staatliche Museen di Berlino.

O ancora una maschera per pony del 200 a.C., il più importante reperto di origine celtica trovato in Scozia; le ceramiche provenienti da Clermont-Ferrand, decorate con curiosissime figure animali; una tromba da guerra scoperta recentemente a Tintignac, nella Francia occidentale, e il celebre busto in oro di Marco Aurelio rinvenuto ad Avenches (canton Vaud), opera di epoca romana ma realizzata da un artista di origini celtiche.

Chiude la mostra un evangelario proveniente dalla biblioteca del monastero di San Gallo (750 d.C.), il Codex 51, un capolavoro della miniatura irlandese in cui motivi celtici, germanici e cristiani si fondono per creare uno stile nuovo.

Ornamenti, reinterpretazione e astrazione

Gli oggetti esposti al Museo storico di Berna permettono di apprezzare soprattutto la qualità ornamentale dell’arte celtica e la sua capacità di trarre ispirazione dai manufatti di altre culture senza tradire il proprio spirito. «Gli artisti celti riprendono per esempio motivi decorativi floreali greci, ma li trasformano completamente, facendone dei motivi ornamentali astratti», osserva Felix Müller.

D’altro canto l’esperto di archeologia celtica invita a guardare sempre con attenzione i manufatti di origine celtica: «Quello che a prima vista sembra un motivo decorativo si rivela talvolta essere un volto o una figura zoomorfa. L’arte celtica è piena di sorprese, di animali favolosi, di finissime decorazioni. E questo la rende affascinante».

Davanti a una serie di bellissimi bracciali di vetro policromo, risalenti al 200 a.C. e trovati nei dintorni di Berna, Felix Müller non può nascondere la sua profonda ammirazione per gli artigiani che li fabbricarono: «Oggi, che io sappia, nessuno è più in grado di fare qualcosa del genere».

Andrea Tognina, swissinfo.ch

La mostra «L’arte dei celti – dal 700 a.C. al 700 d.C.» al Museo storico di Berna rimarrà aperta fino al 18 ottobre 2009. Il museo può essere visitato dal martedì al venerdì dalle 10 alle 20 e durante il fine settimana dalle 10 alle 17.

Nel giardino del museo è stata ricostruita un’officina celtica per la lavorazione del metallo, aperta martedì, mercoledì e domenica dalle 13 alle 17. Nell’officina si tenterà di ricostruire con gli strumenti dell’epoca il divano di bronzo su cui giaceva la salma del principe di Hochdorf.

Il catalogo della mostra, ricco di illustrazioni e di informazioni sull’arte celtica, è disponibile in tedesco, francese e inglese.

Citati per la prima volta dallo storico greco Erodoto attorno al 450 a.C., i Celti occupavano in origine un’area compresa tra l’alto Reno e le sorgenti del Danubio, tra la Germania meridionale, la Francia orientale e la Svizzera settentrionale.

Attorno all’VIII-VII sec. a.C. raggiunsero le coste atlantiche dell’attuale Francia e la penisola iberica. Più tardi raggiunsero la Germania nord-occidentale, le isole britanniche, la Boemia, l’Ungheria, l’Austria e l’Italia centro-settentrionale.

Nel IV-III sec. a.C. la lingua e la cultura celtica erano dominanti in Europa. Se le popolazioni celtiche costituivano un’unità dal punto di vista culturale, mancavano tuttavia completamente di coesione dal punto di vista politico. Questo le rese particolarmente vulnerabili alla pressione di Germani a est e dei Romani da sud.

Nell’Europa occidentale i Celti furono completamente latinizzati, nelle isole britanniche e in Ungheria presero il sopravvento elementi germanici. Una parziale ripresa della cultura celtica si ebbe nelle isole britanniche tra il VI e il X sec. d.C., grazie alle missioni dei monaci irlandesi che avevano integrato l’eredità celtica con nuovi elementi di matrice cristiana.

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