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L’uguaglianza al museo dovrà aspettare

un uomo trasporta un quadro su un carrello
Pochi musei in Svizzera hanno seguito l'esempio dei musei all'estero che hanno adattato le loro collezioni permanenti per meglio rappresentare i generi e i percorsi migratori. Keystone / Peter Klaunzer

Due anni fa, la nostra indagine inedita aveva quantificato per la prima volta le disuguaglianze impressionanti in materia di visibilità delle artiste donne nei musei d'arte svizzeri. Da allora le cose non sono cambiate molto.

Se decidete di visitare uno dei principali musei svizzeri, in questi giorni potete ammirare le opere di August Gaul al Museo d’arte di Berna, Adolf Wölfli al Centro Paul Klee e Gerhard Richter al Museo d’arte di Zurigo.

Per ammirare le opere di artiste donne, il posto giusto è invece il Museo d’arte di Basilea. Dopo Sophie Taeuber-Arp, il Kunstmuseum espone ora Kara Walker, che in autunno cederà il posto a Camille Pissarro, Tacita Dean e Ruth Buchanan.

Tra i sette maggiori musei d’arte in Svizzera che avevamo considerato nella nostra indagine rappresentativa del 2019, quello di Basilea è l’unico ad aver presentato un programma egualitario negli ultimi due anni, con sette mostre personali di donne e undici di uomini – due delle quali collettive.

Le artiste donne in programma

Museo d’arte di Lucerna: 

Vivian Suter – Retrospettiva (6.11.2021-13.2.2022)

MCBA Losanna:

  • Sandrine Pelletier – The Crystal Jaw (18.6.-29.8.2021)
  • Aloïse Corbaz – La folie papivore (22.10.2021-23.1.2022)

Museo d’arte di Basilea: 

Kara Walker – A Black Hole Is Everything a Star Longs to Be (5.6-26.9.2021)

Museo di belle arti di Argovia: 

Sammlung im Fokus: Sophie Taeuber-Arp in unbekannten Fotografien (27.3-24.10.2021)

Museo d’arte di San Gallo

  • Martina Morger – Lèche Vitrines (17.9.2021-6.3.2022)
  • Marie Lund (30.10.2021-27.3.2022)

Muzeum Susch: 

Laura Grisi – The Measuring of Time (5.6.-5.12.2021)

Museo d’arte di Soletta: 

Kathrin Sonntag – ichduersiewirihrsie (19.6-12.9.2021)

Museo di belle arti di Le Locle:

  • Mauren Brodbeck – Anima (8.5-26.9.2021)
  • Anastasia Samoylova – Grand Canyons (8.5-26.9.2021)
  • Ester Vonplon – Flügelschlag (8.5-26.9.2021)

Museo d’arte contemporanea di Zurigo: 

Lorenza Longhi – Minuet of Manners (12.6-5.9.2021)

Museo Haus Konstruktiv di Zurigo:

Dora Maurer (10.6-12.9.2021)

Museo Villa dei Cedri di Bellinzona:

Aoi Huber Kono – Acqueforti, acrilici, arazzi (29.7-5.9.2021)

Durante la nostra indagine, diversi musei avevano spiegato la sottorappresentazione delle donne nelle loro collezioni e mostre storiche con la mancanza di tempo che sarebbe stato necessario per trovare queste artiste, spesso messe in ombra dai loro padri e mariti.

Tuttavia, la pausa forzata dettata dalla pandemia non ha contribuito alla causa. Le istituzioni museali hanno concentrato i loro sforzi nel mantenere un legame con il pubblico, proponendo visite virtuali su YouTube o interazioni con il personale del museo sulle reti sociali.

Piccoli passi per le donne

Dopo la nostra indagine, c’è stato qualche progresso: le istituzioni e gli attori del settore hanno affrontato la questione, è stato lanciato il dibattito e la pressione pubblica nei confronti dei musei d’arte è aumentata. Tuttavia, i cambiamenti concreti sono stati piuttosto modesti: la programmazione tutta al femminile del Museo di belle arti di Le Locle nel 2019 è stata un’eccezione.

A Zurigo, un collettivo di artisti anonimi ha iniziato a denunciare la discriminazione nei confronti delle artiste donne, sia nei media che nelle gallerie d’arte. Un’attenzione particolare è rivolta agli ambiti in cui viene speso il denaro pubblico, come l’acquisizione di opere per lo spazio pubblico della città o per il nuovo edificio del Museo d’arte di Zurigo.

Invece delle maschere da gorilla, questo collettivo – la cui azione ricorda le famose Guerrilla Girls che lanciarono questo movimento di protesta negli anni ’80 negli Stati Uniti – ha optato per la creazione di un personaggio fittizio dal nome altamente simbolico, Hulda Zwingli, che utilizza le reti sociali per pubblicare gli interrogativi sollevati durante le sue passeggiate lungo la Bahnhofstrasse o la Europaallee, due famose strade di Zurigo.

Nella Svizzera francese, la storica dell’arte Marie Bagi ha creato l’associazione Espace Artistes Femmes per accrescere il riconoscimento delle artiste donne. Per il momento accessibile virtualmente, lo spazio diventerà reale a novembre a Losanna.

“Ora che c’è una certa pressione, ci sono più mostre personali e richieste per avere delle donne a capo dei musei”, dice Chus Martinez, direttrice dell’istituto d’arte presso l’Università di scienze applicate della Svizzera nord-occidentale. “Ma questo può cambiare: quando le persone si sentono meno osservate, possono tornare sui loro passi. Questa non dovrebbe essere solo una tendenza, la società dovrebbe esigere dei cambiamenti duraturi. Le quote sono secondo me fondamentali, finché queste scelte non diventeranno naturali”.

Altri sviluppi
A man looking at art by Miriam Cahn at the Art Basel in Hongkong in 2014

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L’arte delle donne trova poco spazio nei musei

Questo contenuto è stato pubblicato al I musei d’arte svizzeri mostrano molto più spesso le opere degli uomini: solo il 26% degli artisti esposti tra il 2008 e il 2018 erano donne.

Di più L’arte delle donne trova poco spazio nei musei

La promozione della parità di genere nel settore culturale è stata anche inserita nel Messaggio concernente la promozione della cultura per il periodo 2021-2024 adottato dal Consiglio federale all’inizio del 2020. Il primo passo è quello di ottenere dati statistici approfonditi: uno studio preliminare commissionato da Pro Helvetia ha recentemente confermato che le disuguaglianze non sono confinate tra le mura dei musei. La fondazione svizzera per la cultura ha anche lanciato i laboratori Start Diversity per promuovere tra le altre cose la parità di genere in seno alle istituzioni.

Per il momento, il finanziamento che l’Ufficio federale della cultura (UFC) assegna ai musei non prevede una “clausola di uguaglianza”. “L’UFC non emette linee guida supplementari sulla rappresentanza di genere per questi contributi a musei terzi. Tuttavia, si tratta di un elemento da valutare in futuro sul quale [l’UFC] ritornerà quando disporrà dei dati summenzionati che gli permetteranno di capire meglio la realtà delle istituzioni museali”, spiega Isabelle Chassot, direttrice dell’UFC.

L’esempio internazionale

La visibilità delle artiste donne è una questione affrontata anche in altri Paesi. In Canada, il Museo di belle arti ha creato due posizioni a favore della diversità. In Spagna, il museo nazionale El Prado ha rivisitato la sua collezione per mostrare più opere di artiste donne. Tuttavia, sono ancora in grande minoranza (13 contro 130 uomini). Nel 2020, il Museo d’arte di Baltimora ha acquistato solo opere di donne.

Dopo 14 anni di ricerche, restauri e mostre, l’ONG Advancing Women Artists, creata nel 2009 a Firenze, ha posto fine alla sua attività. Dal 2007, ha identificato 2’000 opere trovate nei depositi dei musei italiani. In Francia, Camille Morineau, ex curatrice del Centro Pompidou, ha fondato nel 2014 AWARE, un’associazione il cui scopo è rendere visibili le artiste donne del XIX e XX secolo producendo dei contenuti gratuiti sulle loro opere.

Cambio di prospettiva

Presto non sarà più possibile giocare la carta dell’invisibilità. Si ritornerà a parlare di qualità? “Dobbiamo adattare i nostri occhi e i nostri sensi a nuove qualità. Non dobbiamo replicare ciò che l’uomo bianco pensa sia di qualità, ma spetta all’uomo bianco capire quali sono le nostre qualità”, ribatte Chus Martinez. “Possiamo dire ‘queste donne non hanno le qualità che cerchiamo’ o possiamo dire ‘quest’uomo non ha capito i valori e le qualità che offriamo’.”

Il fatto che diverse istituzioni museali siano oggi dirette da donne – la nomina più recente è quella di Ann Demeester al Museo d’arte di Zurigo – è un buon segno, ma non risolve il problema, sostiene la professoressa.

“Possono introdurre i cambiamenti che vogliono oppure si sentono cooptati da strutture che non accetteranno mai questi cambiamenti? Non si tratta solo di sostituire gli uomini e di nominare delle donne in posizioni specifiche, questo è solo l’inizio. Bisogna anche prestare attenzione ai processi decisionali del consiglio di amministrazione”.

Nella galleria seguente trovate i ritratti di 25 donne che sono alla guida di musei svizzeri:

Traduzione dal francese: Luigi Jorio

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