The Swiss voice in the world since 1935

Sì, Vienna!

L’accogliente Vienna, il leggendario caffé Hawelka. AFP

«A Vienna alcune certezze elvetiche finiscono nel campo dell’impossibile», scrive Christoph Braendle. La si può amare o odiare, ma la città non lascia indifferenti. Lo scrittore e uomo di teatro svizzero vive nella capitale austriaca dal 1987.

A lungo, molto a lungo sono riuscito a resistere. Sono andato a Vienna ventitré anni fa, ma non per incontrare degli svizzeri. Così, non ho quasi conosciuto dei connazionali. Cosa nemmeno tanto difficile.

Prima di tutto non ce ne sono molti, forse alcune migliaia in tutta l’Austria, poi si nascondono, si camuffano bene. Non si fanno notare nemmeno linguisticamente, in ogni caso non a Vienna, visto che i viennesi non hanno orecchio per i dialetti.

Immergersi in un Paese straniero, adattarsi, sì, quasi dissolversi nell’altro, funziona splendidamente, anche se si conservano le tipiche caratteristiche elvetiche.

Ovunque compatrioti mascherati

E guarda un po‘! Vengo contattato da una casa editrice austriaca che mi chiede di curare la pubblicazione di un libro collettivo sugli svizzeri in Austria. Come un pescatore getto le mie reti e mi accorgo con sorpresa che sono ovunque, i miei connazionali, e che i loro racconti confermano tutti i cliché. E ciò mi obbliga a interrogarmi su cosa sia un cliché.

Secondo la definizione, si tratta di una rappresentazione tramandata o di uno schema mentale ben rodato, un modo di dire trito e ritrito o di un’espressione coniata in precedenza oppure di un’immagine troppo utilizzata. Ciò significa che un cliché è uno stereotipo linguistico, adottato senza una convinzione individuale.

Mi è parso strano notare che un buon numero di persone molto diverse, con alle spalle una permanenza a Vienna più o meno lunga, piuttosto indipendenti professionalmente, giungono a risultati sbalorditivamente simili, che suonano come motivi conduttori di una differenziazione culturale.

Uno di questi leitmotiv descrive ciò che io definirei la versatilità linguistica dei viennesi – tutta viennese visto che questa caratteristica svanisce più andiamo verso est. Questa versatilità può essere associata anche a un rapporto problematico con la realtà oppure alla pigrizia mentale, alla mancanza di capacità analitica.

Illusione e realtà

Personalmente, ho fatto questa esperienza. Ho trascorso i primi sette anni a Vienna come in una specie di estasi. Trovavo le persone incredibilmente gentili, premurose e affettuose. Ho avuto la sensazione di venire considerato come uno straniero gentile e affabile, a cui avrebbero concesso senza remore la nazionalità austriaca.

Dopo sette anni, questa immagine idilliaca è stata annientata nel momento in cui mi sono accorto che ero invece giudicato – a mia insaputa – egocentrico, poco affabile e burbero. Mai prima di allora avevo vissuto un contrasto tanto grande tra illusione e realtà.

Questa è una delle ragioni per cui certe certezze elvetiche finiscono nel campo dell’impossibile a Vienna, come – per esempio – le dispute amichevoli, in cui si dice schiettamente ciò che si pensa dell’interlocutore, discussioni incentrate su un solo argomento invece di “small talk”.

Così, anche se pare incredibile, nel corso dei miei ventitré anni a Vienna non ho quasi mai assistito a un confronto oggettivo, onesto e acceso. Qui si appartiene a una cerchia di persone e se ne condividono le opinioni oppure si fa parte del nemico e, nel migliore dei casi, non si merita d’essere ignorati.

Urbanesimo sorprendente

Tuttavia, anche noi stranieri soccombiamo allo sport viennese per eccellenza, quello dedicato alle lamentele, alle critiche e ai brontolii. Spesso, siamo noi a ricordare che Vienna è un biotopo sorprendentemente ricco, dal quale nessuno è pronto a separarsi.

Tutti lodano le molte qualità della città, di cui fanno parte la sicurezza, il confort e il facile orientamento, che riesce – a volte – veramente a sorprendere.

In questi giorni, nelle mie vicinanze, si inaugurerà la nuova casa di Jean Nouvel. Ho seguito dal primo colpo di piccone tutte le fasi di costruzione. Questa torre scura, imponente e larga, cresciuta di sbieco dal terreno, mi pare una creazione architettonica riuscita, grazie anche agli affreschi di Pipilotti Rist, che ricordano con la loro schietta monumentalità quelli della Cappella Sistina.

Sì, Vienna! Conservatrice e ancorata alla tradizione e tuttavia, a volte, moderna e fresca. La si può amare e odiare, ma la città non lascia indifferenti.

È nato a Berna nel 1953.

Ha studiato durante alcuni semestri giurisprudenza a Zurigo e ha fatto lunghi viaggi in Europa e Asia.

Tra il 1979 e il 1982 ha vissuto come scrittore e giornalista negli Stati uniti e in Messico. Nel 1987 si è trasferito a Vienna.

Ha scritto romanzi, saggi, reportage e pezzi teatrali. È fondatore e direttore del Wiener Salon Theater.

Reportagen aus der Mitte der Welt. Verlag Bibliothek der Provinz, Vienna 2010

Der Meermacher. Verlag Bibliothek der Provinz, Weitra e Vienna 2008

Der Unterschied zwischen einem Engel. Picus-Verlag, Vienna 2000

Jede Menge Kafka. Prager Metamorphosen. Verlag Christian Brandstätter, Vienna 1994

Die Wiener. Literaturverlag Droschl, Graz 1992


Marrakesch, Madrid oder das böse Herz, Turingia 2008

Shakespeare III, Vienna1996

Henkers Mahl, Zugo 1995

Shakespeares Faust, Vienna 1995

Shakespeares Vögel, Vienna 1994

Hasenfuss, Vienna 1990

Prometheus am Kreuz, Hambourg 1986

(traduzione dal tedesco, Luca Beti)

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR