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Un de Chirico tutto svizzero

Giorgio de Chirico, Autoritratto come pittore, 1924 © 2008, ProLitteris, Zürich

A 75 anni dall'ultima esposizione svizzera di Giorgio de Chirico, il Kunstmuseum di Winterthur apre nuovamente le porte alla sua opera dedicandogli un'ampia retrospettiva.

La mostra – che comprende circa 60 dipinti, 20 disegni e una scelta dei principali lavori grafici degli anni 20 e 30 – è allestita con opere provenienti unicamente da collezioni svizzere.


Era dal 1933 che Giorgio de Chirico non veniva presentato in Svizzera in un’ampia rassegna museale, ma come ricorda Dieter Schwarz direttore del Kunstmuseum di Winterthur, “la mostra del Kusthaus di Zurigo del ’33 non era una retrospettiva. A quell’epoca de Chirico aveva 45 anni, era ancora un artista molto attivo e quella mostra era fatta per vendere. Invece la nostra no, la nostra è una mostra classica.”

Se da un lato effettivamente la mostra di Winterthur può essere definita a ragione ‘classica’ dall’altro l’essere costituita esclusivamente da opere provenienti da collezioni svizzere, private e pubbliche, la rende unica.

Varietà tra i collezionisti svizzeri

“Una mostra così è possibile solo in Svizzera”, ci dice lo storico dell’arte Gerd Roos, noto come uno dei più autorevoli conoscitori dell’opera di de Chirico e responsabile insieme a Dieter Schwarz dell’esposizione di Winterthur.

“E ciò perché i collezionisti svizzeri hanno raccolto tutto il de Chirico – e il primo de Chirico meglio che in tutti gli altri paesi, salvo il Museum of Modern Art. In altri paesi ci sono altri punti di riferimento, in Italia per esempio c’è tanto barocco, però quasi niente della vera metafisica e in Germania abbiamo poca metafisica e niente del tardo de Chirico.”

Il numero e la varietà di quadri di de Chirico presenti nelle collezioni svizzere sono riusciti a stupire gli stessi organizzatori. “È stata una sorpresa per noi – ci dice Dieter Schwarz – perché non sapevamo che qui in Svizzera ci fossero tante opere. Ma durante la nostra ricerca abbiamo trovato che, dagli inizi di de Chirico fino alla fine, le opere erano così tante da permetterci di dare un panorama perfetto, quasi completo dell’opera del maestro.”

Le fasi stilistiche del maestro

Nato a Volos, in Grecia, nel 1888 e morto a Roma nel 1978, Giorgio de Chirico è forse l’artista italiano che più ha rinnovato il linguaggio visivo del 20° secolo. Filo conduttore di tutta la sua ricerca artistica, la frase da lui stesso formulata “Bisogna dipingere ciò che non si vede”.

La sua pittura metafisica – un’arte molto poetica, piena di metafore e simbolismi complessi, capace di indurre incredibili emozioni – si è sviluppata soprattutto tra il 1909 e il 1918, ma l’opera di de Chirico è segnata da continui e improvvisi cambiamenti di stile.

Nel 1919 introduce una figurazione di tipo classico mentre tra il 1925 e il 1926 riprende in forme nuove lo stile metafisico. Il 1930 è caratterizzato da un interesse per il naturalismo, interrotto tuttavia da intermezzi di pittura d’invenzione, mentre tra il 1938 e il 1940 vi è la svolta barocca. Infine, nel 1966-68, il ritorno senile alla neometafisica.

Una luce speciale sul periodo metafisico

Le opere presentate al Kunstmuseum di Winterthur partono dal 1909 e arrivano fino al 1971, illustrando effettivamente un po’ tutte le tappe che hanno caratterizzato la pittura di de Chirico.

Particolarmente ricca di sorprese è la sala che raccoglie il periodo metafisico del primo decennio del secolo in cui de Chirico scoprì la muta poesia delle piazze e delle torri, architetture dell’invisibile e dell’infinito. Tra le tele si può ammirare anche “L’énigme d’un après-midi d’automne” (1909), prima opera metafisica in assoluto, che tra l’altro non veniva esposta dal 1923.

Accanto ad essa “L’énigme dell’arrivée et de l’après-midi” (1911-12) e nella stessa sala, “Le plasir du poète” (1912) dove si vedono per la prima volta le famose arcate con punti di fuga complessi, un soggetto che ritroviamo in moltissime opere successive.

“Ognuno di questi 3 quadri si è già visto separatamente ma ritrovarli riuniti insieme in una mostra è una cosa che ci fa capire moltissimo del primo de Chirico, perché essi rappresentano le tappe fondamentali di quei 3-4 anni”, sottolinea Gerd Roos.

I successi parigini e i ritratti

Molto spazio viene dato anche alle opere degli anni 20, che hanno procurato a de Chirico un grande successo a Parigi. In queste tele permeate di nostalgia del classico, ritroviamo i principali soggetti a cui si dedicò l’artista in quel periodo: mobili, interni, manichini archeologi, cavalli, gladiatori e trofei.

Un altro quadro centrale, citato a modello dallo stesso de Chirico nel suo “Piccolo trattato di tecnica pittorica”, è “Autoritratto come pittore” (1924), nel quale l’artista si dipinge con tavolozza e pennello in mano, assumendo la posa di un maestro dell’antichità.

Oltre a quest’importante tela, sono presentati altri 4 autoritratti realizzati in epoche diverse. Il confronto tra le pose assunte da de Chirico permette di cogliere in modo chiarissimo non solo le tappe delle trasformazioni stilistiche ma anche la riflessione che l’artista fece sulla propria immagine.

“La mostra – conclude con soddisfazione Dieter Schwarz – non dà solo una scelta arbitraria di lavori ma presenta dei lavori molto scelti che consentono una visione d’insieme. E questa è una bella sorpresa anche per noi.”

swissinfo, Paola Beltrame, Winterthur

La retrospettiva dedicata a Giorgio de Chirico in corso al Kunstmuseum di Winterthur, rimarrà aperta fino al 23 novembre.

Nel 2009 (aprile – agosto) la mostra sarà presentata a Bonn, alla Kunst-und Austellungshalle. Da settembre 2009 fino a gennaio 2010 sarà ospitata dal MART, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.

Con la pittura metafisica – di cui è considerato l’inventore e il maggior esponente – Giorgio de Chirico intendeva rappresentare ciò che va oltre l’apparenza fisica della realtà che ci circonda.

Convinto dell’inesistenza di una verità unica e certo che ogni oggetto o forma che vediamo è legata alle associazioni e ai ricordi che esse suscitano in ognuno di noi, de Chirico rompe i nessi logici e di relazione esistenti tra le immagini, crea associazioni tra elementi diversi, gettando le basi di un nuova possibilità di espressione, fondato non sull’apparenza dell’oggetto ma sulle sue possibilità di significato.

In questo modo la pittura di de Chirico, come la grande poesia, mostra che il mistero dell’inafferrabile può essere colto dentro le cose fisiche, nella “tranquilla e insensata bellezza della materia”.

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